"Se finora ho taciuto ora basta, per tutelare mio figlio e la nostra dignità." Parla il papà di Rovigo.
Abbiamo seguito, sin dal giorno successivo allo sfratto, la storia del piccolo David, bambino autistico di 4 anni e dei suoi genitori messi in mezzo alla strada a Rovigo in una delle mattine più fredde dell’inverno che stiamo vivendo. Ci siamo sorpresi da subito dell’assenza di una soluzione di emergenza per loro e soprattutto delle risposte da parte del comune che si è trincerato dietro ostacoli burocratici rispetto alle possibilità, doverose, di una amministrazione di sostenere una famiglia in difficoltà. Ci ha stupito anche l’eccessiva discrezione dei protagonisti che hanno denunciato le condizioni di disattenzione e indigenza nelle quali sono stati costretti a vivere in questi mesi, solo al momento dell’epilogo drammatico, senza nemmeno infierire troppo nei confronti di chi ha fatto veramente molto poco per aiutarli. Oggi però Carlo, il papà di David, deluso dal protrarsi del silenzio del sindaco e delle altre autorità comunali, sconvolto dai modi con cui stanno continuando a trattare soprattutto suo figlio, ha deciso di parlare e di farlo attraverso ogni mezzo: dai giornali, alle radio e in televisione ( oggi pomeriggio sarà a La 7 e domani forse su Rai 1). Lo vuole fare anche per ringraziare le centinaia di persone che invece, privatamente, stanno offrendo case e sostegno. Non accetterà nulla perchè sa che può e vuole farcela da solo, ma ribadisce che è assurdo e inaccettabile che niente, nemmeno una telefonata, sia stata fatta da chi avrebbe invece dovuto.
Comincia da noi con uno sfogo che non chiede nulla, ma accende un faro sulle ipocrisie e sulla superficialità quotidiana con cui viene gestita la politica anche quella di prossimità che dovrebbe avere a cuore la sorte di tutti i cittadini, soprattutto dei bambini, speciali e non.
“Sono passati tre giorni da quando ci hanno buttato fuori di casa, dal sindaco non è arrivata nemmeno una telefonata, solo un comunicato stampa attraverso facebook in cui si ribadiva la necessità che presentassi un documento per accedere alle case parcheggio.” Carlo Baratella è stanco, ma ancora di più arrabbiato, da tanti mesi ha cercato di evitare a sua moglie e a suo figlio il trauma di essere senza un tetto. Lo ha fatto con dignità, chiedendo alla proprietaria di casa solo una proroga di un mese, il tempo di ricevere la sua prima busta paga dopo un anno di disoccupazione e al Comune un alloggio temporaneo, non una casa popolare, per poter riprendere ed avere le possibilità di pagarsi, da solo, una sistemazione definitiva per i suoi cari.
“Da oltre un anno vivevamo in una casa in condizioni pessime, piena di muffa alle pareti e con la caldaia rotta, al freddo, avevo chiesto alla proprietaria che abita nel nostro stesso palazzo e che possiede diversi appartamenti e non solo in città, ma non è stata mai sollecita così come lo è stata nel buttarci fuori. Se fosse stato un pensionato che aveva una casa in affitto come investimento avrei capito, ma qui si tratta di una persona che ha aziende anche in altre parti del mondo, non riesco a spiegarmi perchè non ci ha aiutato e perchè anzi si è accanita. Sono stato poi diverse volte al comune, mai ricevuto dal sindaco o dal suo vice, ma da un funzionario che si è limitato a chiedermi documenti su documenti per poter accedere alla graduatoria per gli alloggi parcheggio. Manca solo quello che attesti l’inagibilità del rudere che ho in un piccolo comune, andrò a farmi fare e timbrare anche questo nei prossimi giorni, ma non avrei mai creduto che nell’attesa mi mettessero in queste condizioni, senza nemmeno una telefonata.”
Carlo non vuole una casa popolare, in questo periodo ha visto situazioni di famiglie che versano in condizioni che lui definisce “realmente drammatiche” rispetto alla sua e non vuole chiedere ciò che non gli spetta, anzi non vede l’ora di liberarsi dalla dipendenza da chi comunque finora per la sua famiglia non ha fatto nulla. Un solo pensiero ora lo assilla, il benessere del suo bambino messo a dura prova.
“David ha avuto la fortuna di trovare nella sua scuola che è l’unico appiglio che ci tiene legati a Rovigo, due insegnanti di sostegno eccezionali che gli hanno permesso di fare grandi progressi. Ora purtroppo in questi giorni non potrà frequentare perchè nell’emergenza siamo venuti da mia sorella a Ferrara, anche per non aggiungere altri traumi a nostro figlio che conosce la casa della zia e ha famigliarità con gli ambienti. Se però questo periodo risulterà dannoso e porterà ad una regressione io andrò in tribunale. I medici che lo seguono sono già sconvolti e provati dal fatto che la loro parola, i diversi certificati che attestavano le condizioni di David siano stati trattati praticamente come carta straccia. E pensare che la convenzione internazionale dei diritti dei bambini autistici prevede il diritto alla casa per loro!”
Carlo non vuole passare avanti a nessuno, non ha cercato scorciatoie attraverso lo stato di suo figlio, ma non può accettare che non ci sia stata la minima attenzione alle sue condizioni.
“Nessun bambino, nè speciale, nè normale, deve rimanere senza un tetto, al freddo. In questi mesi ho visto situazioni di famiglie a cui è stata tolta la dignità. A chi non ha più nulla dicono che la casa non c’è, di tornare dopo mesi, punto, senza una parola in più, una soluzione alternativa, una speranza. Io ho chiesto di assegnarmi una delle tante case sfitte del comune che ci sono, avrei chiesto aiuto ad amici per sistemarmela da solo, ma niente. Lunedì nessuno dell’amministrazione si è presentato insieme all’ufficiale giudiziario, è stato il Prefetto a chiamare il sindaco e gli uffici, ha telefonato anche a Zaia che sembra sia interessato alle sorti degli autistici nel Veneto. Il sindaco non mi ha mai chiamato, nemmeno ora, si è limitato a farmi madare il comunicato stampa attraverso facebook.”
Se le istituzioni sono state assenti, non è mancata la solidarietà dei singoli cittadini che, proprio attraverso facebook ha,nno offerto case e aiuto economico alla famiglia.
“Io ringrazio tutti: da Aprilia a Reggio Emilia, ci hanno messo a disposizione un alloggio. Incontrerò soprattutto il proprietario della provincia di Rovigo che ci vuole donare la sua casa, ma non accetterò, perchè voglio farcela da solo e perchè sono le istituzioni che devono occuparsi di noi. Io non vedo l’ora di uscire da questa situazione e liberarmi di questa necessità: accetterò tutti i lavoretti, da magazziniere a pizzaiolo, ma fino a quando non ce la farò, il Comune deve soprattutto mettere mio figlio nelle condizioni di riprendere la scuola e le sue terapie che svolge qui a Rovigo. Io ho carte e risposte per ogni loro ipocrita dichiarazione, non è una minaccia ma una difesa che presenterò per me e per tutte le famiglie che stanno peggio di noi e nessuno sta aiutando. Per questo ho accettato le interviste e andrò in televisione. La dignità non si tocca e nemmeno la salute dei bambini.”