Ai genitori di autistici, insegnanti, politici e ministri: andate a vedere "Life, animated"
Ai genitori con figli autistici, ai fratelli e sorelle di autistici, agli insegnanti di sostegno e ai curricolari, agli assessori comunali, provinciali, regionali che si occupano di sociale, ai dirigenti Asl, ai ministri e presidenti regionali e a tutti coloro che sono sensibili ai problemi della disabilità consiglio vivamente di andare a vedere il film “Life, animated”.
Confesso che all’inizio avevo qualche perplessità su questo film. Temevo la solita menata sugli autistici dotati di poteri soprannaturali, supereroi, genialoidi, einsteiniani che molto poco hanno da spartire con il nostro pane quotidiano. E, ahimè, ero convinta che con Owen Suskind ci avrebbero scodellato un nuovo Rain Man della cinematografia americana. Mi sono ricreduta e apprezzo questo film perché, a mio avviso, ci illumina su alcuni aspetti che gran parte di noi genitori di teppautistici abbiamo vissuto ma dei quali non abbiamo capito la grande verità nascosta.
L’AUTISMO ARRIVA ALL’IMPROVVISO QUANDO OWEN HA TRE ANNI
L’autismo di Owen si è manifestato quando lui aveva tre anni. Un fulmine a ciel sereno per i poveri genitori che non capivano cosa sta succedendo al loro piccolo che all’ improvviso si era appannato e chiuso dentro un’invisibile corazza. Regrediva, regrediva sempre di più, le parole una volta scandite con sicurezza diventavano balbettii incomprensibili, non giocava più con il suo papà a Peter Pan che combatte Capitano Uncino.
Impietosi i filmini dell’epoca testimoniano il prima e il dopo. Uno strazio e un pugno nello stomaco per tutti.
IL MONDO DISNEY E’ LO SPECCHIO DELLA REALTA’
Poi c’è la scoperta dei film di Walt Disney che Owen guarda e riguarda con la testa quasi incollata alla tivu. Una scena a noi tutti familiare. Sugli scaffali della libreria collezioni intere di cassette dei movie Disney. Anche questa mania conosciamo bene.
A un certo punto il colpo di scena: i genitori si accorgono che il bambino impara a memoria tutti i dialoghi dei film Disney. Non è uno dei superpoteri di cui sopra. Tanti bambini autistici imparano a memoria le battute dei film e quelli che non parlano (come mio figlio da piccolino) mimano le scene alla perfezione anticipando durante la visione quello che sta per succedere.
Il film continua tra testimonianze dei genitori e del fratello, memorie visive e dove non ci sono un alter ego di Owen sotto forma di cartone animato che racconta il suo mondo.
Tante volte ci siamo chiesti perché i nostri teppautistici siano terribilmente attratti dai film di Disney e ancora adesso che sono giovani adulti continuano a vederli. Grazie a Owen ora sappiamo il perché. Il mondo di Disney è il mondo perfetto ma soprattutto quello che l’autistico riconosce come vero. Ciò che succede a Bambi, ad Aladdin e alla Sirenetta a volte succede anche nella Second Life (che in questo caso è il mondo dei normodotati). E quando capita l’autistico capisce e si apre a quel mondo parallelo e per tanti versi incomprensibile.
LA SCOPERTA DELL’AMORE E DEL DOLORE
Così Owen mentre diventa grande si apre sempre di più alla realtà che lo circonda e lo fa attraverso i personaggi Disney. E quindi riesce perfino a provare amore per una ragazza e tanto dolore quando lei lo lascia. E poi sempre più consapevole di sè e della sua identità, a 23 anni lascia la famiglia e va a vivere da solo in una sorta di condominio protetto.
C’è una frase che Owen dice e non potrà sfuggire a nessuno: “Non è vero che gli autistici vogliono stare da soli. Vogliono stare insieme agli altri”. Questa è la chiave di tutto il film. Owen come un oracolo parla a nome dei suoi simili che non possono farlo e attraverso la sua esperienza ci fa capire quello che si deve fare per rendere felici gli autistici. Amara constatazione: quello che qui da noi si trova per loro non va per niente bene.
PRENDIAMO ESEMPIO
L’America di Owen non è il paese delle meraviglie. Eppure tutto quello che si vede nel film esiste, pietra su pietra. Owen ha potuto così raggiungere i suoi obiettivi, tutto quello che si era proposto. Addirittura ha anche un lavoro che gli calza a pennello. Distribuisce biglietti al cinema.
Ci piacerebbe che anche per i nostri figli ci fosse un futuro del genere ad aspettarli. Ma per ora davanti a loro c’è solo nebbia, il nulla.