Signora mia che pena…Pensi che a scuola ho visto un ragazzo autistico più recluso che incluso!
Una persona che non aveva mai visto un autistico a scuola scrive una lettera dove descrive la sua “scoperta”. (La lettera è stata riportata da Marialba Corona nella newsletter di Autismo33 dell’ Angsa Emilia Romagna) E’ un racconto “esemplare” perché è rappresentativo del pensiero di chiunque sia messo all’improvviso di fronte a una situazione perfettamente nella media, di come cioè uno dei nostri ragazzi trascorre la propria giornata scolastica. Chi osserva denuncia come premessa la sua ignoranza su cosa sia l’ autismo, è quindi inutile soffermarsi su frasi che potrebbero ferire chiunque di noi, frasi come “urla come un matto” o “incapace di intendere e volere” ci possono anche stare chi se ne importa…
Come pure è fatale che chi scrive pensi che la cosa migliore per quel ragazzo che fa “tanta pena” sia trovargli una sistemazione dove possa stare per sempre. Alla fine chi vede i nostri ragazzi e non ne sa nulla, pensa sempre che starebbero meglio rinchiusi in un manicomio, magari anche bello, ma sempre un posto dove non facciano pensare (o facciano pena..) non disturbino la quiete altrui, non turbino i savi con i loro comportamenti. Anche a questo siamo abituati…
Mi divertirà vedere se anche questa volta si alzerà in piedi il coro degli indignati, quelli che mi danno del pessimista e sono sempre pronti a impugnare i santini di begli esempi edificanti in quella o quell’altra scuola, dove i propri ragazzi hanno incontrato insegnanti meravigliosi. Non è glorificando le eccezioni che si può nascondere un sistema di inclusione scolastica che per i nostri ragazzi autistici fa quasi nulla. Per essere buoni diciamo che non ha ancora trovato la corretta maniera per assicurare loro un percorso dignitoso e utile al loro futuro.
Chi scrive può farci arrabbiare, ma dice con chiarezza che il re è nudo! Testimonia una realtà che tutti ben conosciamo, che ci divora ogni mattina nel profondo dell’anima, ma che mandiamo giù come una necessaria medicina amara. Sappiamo che comunque è sempre meglio che stare chiusi in casa tutte le mattine della propria giovane vita, ci accontentiamo di un rito formale di entrata, soggiorno e uscita dalle mura scolastiche perchè sappiamo che i nostri giuggioloni riescono a farsi bastare anche quel minimo sindacale per darci l’ illusione di essere felici. Ci accontentiamo, non alziamo la voce, diciamo pure grazie e speriamo che almeno le rare persone a cui riconosciamo eroico impegno e ammirevole buona volontà possano avere per il maggior tempo possibile nostro figlio in carico.
Sappiamo che quando nemmeno questa pantomima di scuola sarà per lui possibile inizieremo davvero a capire cosa sia l’ inferno quotidiano di un essere umano di cui la società non sa che farsene.
Nel caso fosse già iniziata la questua delle belle storie edificanti da portare in tv il 2 aprile, forse anche chi ha scritto questa lettera avrebbe diritto di raccontare la sua. (GN)
UN RAGAZZO CHE FA PENA…Fino a un po’ di tempo fa non sapevo neanche cosa volesse dire la parola autismo ( e mi scuso per la mia ignoranza). Poi un giorno ecco un ragazzo autistico in una scuola Che pena vedere questo ragazzo! Più di 20 anni , incapace di intendere e di volere la mattina i genitori lo accompagnano a scuola , a fare cosa non gli interessa , purchè sia parcheggiato lì per 4-5 ore e il ragazzo passa tutta la mattina a non far niente, ogni tanto infila qualche perlina , ogni tanto fa qualche incastro e ogni tanto esce fuori dalla sua aula e corre urlando come un matto (purtroppo può solo urlare perchè non può parlare,non può scrivere, e forse non può capire) ma questa aula non è l’aula dove si fa lezione insieme ad altri ragazzi è una squallida stanzetta dove il ragazzo passa le sue giornate insieme ad un altro ragazzo disabile e agli insegnanti di sostegno e/o educatori. Sul registro c’è il suo nome ma i compagni non sanno chi sia, quelli che dovrebbero essere i suoi insegnanti non sanno chi sia: che senso ha parlare di promosso , bocciato , percorso scolastico ? E che pena vedere questo insegnante di sostegno ! 18 ore a settimana a fare da sorvegliante al ragazzo mi sembra una situazione simile all’accoglienza dei profughi dietro la parola autismo si nasconde la convenienza di passare 18 ore a non fare niente , e magari le scuole dove sono presenti questi ragazzi ricevono più soldi(?) e a sentir loro sembra che questa sia la situazione migliore per il ragazzo; quella stanzetta è un luogo protetto e quindi c’è l’intenzione di tenerlo lì ancora per 3-4 anni loro dicono che quando sarà fuori dalla scuola la sua vita cambierà in peggio Questa è inclusione o reclusione ? Alla faccia della tanto sbandierata legislazione italiana sull’inclusione scolastica all’avanguardia. Possibile che in una regione cosi ricca di risorse non ci sia una sistemazione migliore ? E se questa è la sistemazione migliore perchè allora non tenerlo li per sempre?La ringrazio per la cortese attenzione. Buona giornata |