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Giulio, teppautistico di Cremona, va in settimana bianca con la scuola

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Una gita sulla neve con tutta la classe: quello che per molte famiglie di teppautistici è un sogno, si è realizzato per Giulio Pegorini, studente autistico della scuola media pubblica Anna Frank di Cremona. Raccontare la sua storia non significa presentare una favola per pochi sulle scuole inclusive, ma dimostrare che ci possono essere presidi e di docenti che credono nella ricchezza della condivisione e della convivenza. Nel buio delle aule nelle quali spesso vengono relegati gli alunni invisibili si possono accendere delle luci di progetti, di quotidianità e di gite insieme.

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“Giulio scia?” Per partecipare alla gita in montagna dell’anno scorso, a Simone, padre di Giulio, teppautistico di 12 anni di Cremona, è stata rivolta solo questa domanda. E’ bastato rispondere che, dopo un po’ di sforzi per insegnarglielo sapeva farlo, e Giulio è andato con i suoi compagni. Non è stato tre giorni come gli altri, ma vi ha partecipato per una giornata intera. Sabato 4 marzo invece è partito per tutti e cinque i giorni e quattro notti, viaggio in pullman fino a Macugnaga, confine con la Svizzera compreso.

“95 normali, 4 dei nostri, per 10 accompagnatori di cui due assistenti. Una bella impresa ma eravamo tranquilli e sapevamo che sarebbe filato tutto liscio”

Simone racconta con orgoglio l’ennesima prova superata da quel figlio che a 4 anni ancora non diceva una parola ed ora a 12, dopo terapie, sforzi e un ottimo lavoro a scuola, non la smette mai di chiacchierare. “Quando ho deciso di iscrivere Giulio qui, ho chiesto agli insegnanti e alla preside di mettersi ad un tavolo, di ascoltare e di seguire i consigli dei terapisti di mio figlio per riuscire a supportarlo nel migliore dei modi. Erano preparati a questa terapia d’urto, l’avevano affrontate solo pochi anni prima quando la nuova preside Barbara Azzali aveva chiesto loro cosa facevano per i disabili e li aveva invitati a cambiare per aprire le porte ed accoglierli. Per questo mi hanno risposto non solo di sì, mi hanno anche ringraziato. E’ una scuola che ha fatto dell’accoglienza la sua rinascita grazie alla dirigente che è riuscita ad offrire una proposta altissima per tutti.”

Dalle aule dell’Anna Frank i ragazzi autistici non escono mai prima degli altri e stanno insieme ai loro compagni per fare lezione, ma anche per condividere i laboratori. In gita quindi, non si discute nemmeno la loro presenza, semmai ci si prepara perchè tutti sappiano come gestire le difficoltà che si potrebbero creare.

“Quando deve affrontare una nuova esperienza Giulio è abituato ad avere un libretto con delle immagini descrittive per capire cosa accadrà. Ce lo ha chiesto anche per questa occasione, sempre in terza persona: “a Giulio serve il libro della montagna”. Lo abbiamo fatto ed è partito più tranquillo. Agli insegnanti che comunque lo conoscono bene, mia moglie ha dato delle indicazioni per quelle particolarità e pericoli che conosciamo solo noi genitori, ma non eravamo agitati.”

giulio-3Giulio ha dormito in camera con i suoi amici Bartolomeo e Simone, a cui i professori hanno raccomandato di guardarlo nei momenti di maggiore confusione. Si è sentito così a suo agio che una delle mattine, dopo un pic nic, ha deciso di alzarsi ed andare a farsi una sciata da solo “Per lui che è molto pauroso, è un segnale che stava bene e si sentiva al sicuro. Certo gli insegnanti lo hanno ripreso e ce lo hanno raccontato con un po’ di preoccupazione, per me è stata invece la conferma che tutto era filato liscio.”

Nessuna polemica né prima, né dopo. “Il segreto forse sta proprio in questo modo di affrontare le difficoltà adottato da un corpo docenti compatto e pronto ad aumentare le proprie conoscenze per poter far capire non solo a Giulio ma soprattutto ai suoi compagni che bisogna stare insieme, conoscersi ed aiutarsi. In una scuola che prima era grigia anche come mura, è arrivato il colore di una preside che ha fatto riverniciare tutto da una cooperativa di ex detenuti per ospitare con gioia laboratori e non chiudere la porta a nessuno. Lo so che forse la maggior parte delle scuole non è così, che ragazzi fortunati come Giulio ce ne sono pochi, ma perchè non bisogna far conoscere anche quelle preziose realtà che invece funzionano e fanno star bene gli autistici come gli altri studenti. Le persone fanno la differenza, se si trovano quelle giuste e non ci si arrende si può ottenere quello che non è un miracolo. E il bello è che c’è un ritorno anche per la scuola che riesce ad attirare finanziamenti su progetti nuovi. E i ragazzi, gli altri, i cosiddetti normali crescono in maniera diversa. Ci sono gli indifferenti, ma chi è coinvolto porta a casa, nel suo bagaglio culturale una ricchezza diversa, acquisita durante l’orario scolastico.”

Non smetteremo di raccontare tutto quello che non va e di rivendicare il diritto all’inclusione che non deve essere un’eccezione, ma forse è importante anche far sapere che in una scuola media pubblica di Cremona si applica un modello di accoglienza che rende più serene le famiglie degli alunni teppautistici e assolve al suo ruolo di palestra di vita per tutti.

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