L'8 marzo qualcuno si è ricordato della violenza sessuale sulle donne disabili?
Una donna disabile è doppiamente esposta al rischio di violenza sessuale rispetto ad ogni altra donna. E’ passata la celebrazione pubblica dell’ 8 marzo, ma non si sono sentite voci ufficiali richiamare l’attenzione su questo vergognoso aspetto della violenza di genere. E’ invece il tema di un’inchiesta pubblicata ieri sul numero di marzo del mensile SuperAbile Inail curata da Antonella Patete.
Gli ultimi dati Istat disponibili (2014) dicono che quasi una donna su tre ha subito violenza fisica o sessuale almeno una volta nella vita, ma la percentuale sale al 70% in presenza di qualche tipo di disabilità. E le cose non vanno meglio quando si tratta di stupro o tentato stupro, un’esperienza che ha provato il 10% delle donne disabili italiane (contro il 4,7% delle donne in generale).
Per noi ne aveva scritto Gabriella La Rovere già il 30 novembre 2015:
La violenza contro le donne disabili mentali è “indicibile”per tutti?
Rosalba Taddeini, psicologa è oggi tra le massime esperte sul fenomeno della violenza contro le donne disabili in Italia. “Dalla nostra esperienza sappiamo che quando una donna ha una disabilità fisica, sensoriale o cognitiva è più esposta al rischio di subire violenza e la sua vulnerabilità aumenta in condizioni di emarginazione, esclusione, segregazione e dipendenza”. Lei e le altre operatrici dell’associazione “Differenza donna” sono state tra le prime a riconoscere una particolare specificità quando si tratta di donne disabili. “Negli anni abbiamo cominciato a insospettirci e a chiederci perché un fenomeno tanto diffuso emergesse così difficilmente tra le donne con una disabilità”. Questa riflessione è stata solo il primo passo di un lungo lavoro di analisi e autoanalisi, che in cinque anni ha dato i suoi frutti. Non solo numerosi convegni e altri momenti di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, ma anche la cosiddetta “presa in carico” di 62 donne, provenienti dalle esperienze più svariate: maltrattamenti e violenze subiti tra le mura domestiche, nei parchi pubblici e in case di accoglienza, tra cui spiccano alcune situazioni di induzione alla prostituzione coatta e un caso di matrimonio forzato.
“In Italia le donne disabili sono circa un milione e 700 mila, il 3,7% della popolazione totale – spiega la psicologa -. Ma nella nostra esperienza il dato risulta sottostimato: il 20% delle donne con disabilità intellettiva, motoria e sensoriale che abbiamo accolto nel nostro centro antiviolenza non aveva fatto nessun percorso di riconoscimento della propria condizione. Questo ci porta a sostenere che, soprattutto rispetto ai deficit cognitivi, esiste un sommerso non segnalato neppure durante il percorso scolastico e, se segnalato, non viene riconosciuto dalle famiglie”.
Oggi oltre due donne su tre di quelle che approdano allo sportello sulle discriminazioni multiple di “Differenza donna” hanno un deficit intellettivo, una su quattro ha una disabilità fisica e una piccola fetta ha entrambi i tipi di problemi. Oltre il 65% arriva attraverso i servizi sociali e sanitari territoriali, il 30% vive in una struttura riabilitativa e più di nove su dieci hanno attivato un percorso legale contro chi gli ha inflitto violenza. E tra gli obiettivi raggiunti vi è anche la segnalazione e la conseguente chiusura, da parte delle forze dell’ordine, di una casa famiglia, dove una ragazza subiva maltrattamenti. (fonte Redattore Sociale)
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