Violenze allo Stella Maris di Fauglia: "Vogliamo vedere le immagini dei nostri figli picchiati"
Vogliono vedere con i propri occhi, anche se sanno che sarà per loro insopportabile. I genitori dei disabili, vittime di maltrattamenti da parte di alcuni educatori e operatori del centro riabilitativo della Fondazione Stella Maris a Montalto di Fauglia (nella provincia di Pisa), ascoltati in questi giorni nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Pisa, chiedono di vedere i filmati registrati dalle telecamere dei carabinieri. Nell’angoscia, spinte dalla voglia di sapere, sono quasi tutte le 40 famiglie di chi continua ad essere seguito nella struttura toscana. Il timore, nonostante siano stati sospesi i sette operatori sospettati delle violenze, è che non si arrivi fino alla verità e che si possano anche ricevere ritorsioni per le denunce fatte.
Continuare a mandare i propri figli in una residenza convenzionata con il Servizio Sanitario Nazionale ed accreditata presso il Sistema Sanitario Regionale nel quale pare ci siano prove evidenti di maltrattamenti fisici e psichici nei confronti di 23 disabili gravi, oppure interrompere percorsi intrapresi da anni, nell’incertezza di trovare alternative valide? Questo il dilemma nel quale si trovano i genitori dei 40 ospiti della struttura di Fauglia, al centro dell’indagine della Procura di Pisa, scattata questa estate, dopo la denuncia di una famiglia, fortemente insospettita da lividi e altri segni di violenza sul corpo del proprio figlio. La residenza è rinomata nella zona, tanto che il direttore della Fondazione da cui dipende ha voluto subito collaborare, incontrare i genitori e promesso anche di costituirsi parte civile nel processo contro gli operatori sospesi.
Eppure madri e padri raccontano di essersi sentiti dire: “se non siete contenti dell’assistenza che i vostri figli ricevono potete rivolgervi altrove.” Un ricatto, giocato sulla consapevolezza della difficoltà a trovare centri che siano in grado di seguire ragazzi autistici o con altre disabilità.
Allora si chiedono le prove evidenti.
“C’è il segreto delle indagini, è vero – dichiara in una intervista al Tirreno, la mamma che per prima ha denunciato – ma quei video, secondo quello che abbiamo capito, mostrano veri orrori compiuti verso persone indifese. A volte grandi e grossi ma con le reazioni di un bambino.” Pronti ad affrontare lo spettacolo più frustrante e doloroso per un genitore, per impedire che venga accolta la spiegazione che il personale dava ogni volta che si chiedevano i motivi di quei segni di violenza sui corpi dei loro figli:
“Ci dicevano che sono ragazzi aggressivi e che si picchiavano tra di loro”.
Nei filmati registrati dalle telecamere si potrebbero vedere quelle scene a cui non ci si deve e può mai abituare di donne e uomini indifesi, strattonati, picchiati, minacciati, tenuti in una condizione di disagio. Immagini che troverebbero conferma anche in alcune lettere anonime recapitate ai Carabinieri, scritte su carta intestata della Stella Maris, forse quindi provenienti dall’interno, da qualcuno che temeva di perdere il lavoro.
Non è l’unico dato a far temere che l’indagine possa allargarsi anche ad altri operatori: da quanto è emerso tra i 23 i ragazzi fatti oggetto di comportamenti illeciti, non ci sarebbe il ragazzo della famiglia che si è decisa a denunciare, pare che dopo la seconda convocazione dai carabinieri, sarebbe stato “escluso” da certe “attenzioni”.
Dubbi che aggiungono ansie e il timore di non aver voluto vedere e capire.
“Ora che sappiamo dell’indagine – ha dichiarato una mamma, sempre al Tirreno – ci vengono in mente tante situazioni. È difficile per noi esporci in prima persona. Ma quando i nostri figli entrano in quella struttura vogliamo pensare che siano al sicuro, non possiamo vivere con l’angoscia che qualcuno li maltratti.”
Sapere che ai loro ragazzi autistici venivano rivolte frasi come “Sei handicappato, fai schifo” aggiunge rabbia e impotenza.
“Vogliamo solo la verità e che gli educatori coinvolti nei maltrattamenti sui nostri figli disabili vengano allontanati per sempre da Montalto”.
Questa ora è l’unica certezza che hanno i genitori. Il rischio più temuto è che si possa chiudere la vicenda senza che emergano le responsabilità e soprattutto che le violenze si possano ripetere se non in questo centro, in un altro. “Uno degli operatori sospesi è recidivo e tutti lo sanno, ma se l’è sempre cavata con lettere di richiamo e una sospensione di pochi giorni. I dirigenti non hanno mai approfondito.”
Le famiglie si sono organizzate per affidarsi a vari legali e pensare a come costituirsi parte civile. Non vogliono che la struttura chiuda, pretendono chiarezza e vorrebbero sentire nuovamente dalla loro parte la direzione e i vertici della Fondazione: «In uno dei primi incontri con i dirigenti della Stella Maris ci era stato detto che si sarebbe costituita anche la Fondazione. Oggi ci pare che ci sia stato un passo indietro.” Mentre è la madre di uno dei disabili vittima di violenza, a ringraziare gli operatori ed educatori non coinvolti:”alcune sono persone speciali hanno modi di fare gentili. Non vogliamo generalizzare, anche se purtroppo il problema dei maltrattamenti c’è ed è grave.”