Per il prof che definisce "disgraziate zavorre" i suoi studenti con difficoltà
Un insegnante scrive un post su Facebook per lamentarsi dei troppi studenti con problemi nelle scuole, li definisce precisamente: zavorre e poveri disgraziati. Dopo poco cancella il suo profilo, ma la mamma di un bambino autistico ha il tempo di recuperarlo e condividerlo. Mentre aumentano fenomeni di esclusione e di violenza a scuola, si prova a chiedere a questo professore di tornare alla luce e confrontarsi con i ragazzi e con i genitori che, con una intollerabile superbia, ha offeso.
“Questa storia di fare le classi con alunni con problemi DSA BES CIP CIOP PAF PUF SALCAZ ESTIQUATS più ragazzini MALEDUCATI mi ha francamente stufato. Che si facciano scuole dedicate per questi disgraziati e che si lasci gli altri liberi di apprendere senza ZAVORRE. La situazione è arrivata quasi al limite. Scuola italiana allo sbando!!! Ed ora datemi del razzista fascista… FUCK”
Il democratico post è comparso per un breve periodo di tempo nel profilo di Francesco Pinetti che poi, forte delle sue convizioni, pronto, come da sue stesse conclusioni, a prendersi gli epiteti adeguati alle sue considerazioni, ha fatto sparire persino il suo profilo. Non è sfuggito però all’occhio attento della mamma di un bambino autistico, Antonietta Lettera che, da madre di una delle zavorre da lui richiamate, è riuscita a salvare il post, chiedendo di condividere per sensibilizzare sull’esistenza di chi crede di poter diffondere il proprio credo superbo e razzista senza pagarne le conseguenze.
Il fine dicitore, affezionato alle onomatopee, contro le classi inclusive senza “DSA BES CIP CIOP…”, sostenitore, suo malgrado, delle scuole specializzate per i poveri disgraziati, si scopre essere proprio un insegnante. Un rappresentante dell’istituzione più importante per educare i bambini e i ragazzi alla conoscenza, la condivisione e il rispetto dell’altro.
Dalla foto e dal nome si può risalire all’identità di un jazzista al quale evidentemente la lingua universale della musica che riesce ad unire oltre qualsiasi differenza, non è servita per superare lo “stress” di dover insegnare e seguire anche quei ragazzi con problemi che preferisce non conoscere e racchiudere in sigle offensive.
Il problema della scuola italiana per il prof Pinetti sono le zavorre degli alunni con difficoltà di apprendimento e concentrazione: è colpa loro se si è allo sbando.
Considerando che non è possibile rispondere tra i commenti di un profilo rimosso, ci permettiamo di farlo da qui, da dove raccogliamo storie brutte di studenti autistici allontanati, rinchiusi, dimenticati e qualche buona novella di progetti di inclusione a scuola.
Poche parole per esprimere un concetto semplice.
Caro prof lei è semplicemente un ignorante e si ha quasi compasssione per lei, perchè non sa quanto potrebbe ottenere proprio da quelle zavorre; non sa quale strumento prezioso sia la sua musica per alleggerire le ore scolastiche, unendo i ragazzi con problemi a quelli che ne hanno meno. Non sa quanto sia difficile per coloro che sono marcati da quelle odiose sigle che lei ripete a ritornello, trovarsi, sin da piccoli, in un mondo di persone come lei che non impiegano tempo e sensibilità per superare l’etichetta e provare a dialogare con loro, anzi li vorrebbe nascondere. Non sa cosa significhi per un genitore leggere le parole che ha scritto un insegnante a cui tentano, con timore e rispetto, di affidare i propri figli, consapevoli delle difficoltà. Non sa quale responsabilità, anche per le poche ore curriculari a lei assegnate, avrebbe nell’insegnare, oltre ad uno spartito, quanto sia fondamentale suonare, cantare, ascoltare insieme proprio per ridare un senso a quella scuola che lei vede allo sbando. Non sa che se si è arrivati a questa situazione è anche per colpa di rappresentanti poco sensibili come è lei.
Si spera che la sua cancellazione dai social sia un ravvedimento, che abbia capito di aver esagerato, magari preso dall’esasperazione di una giornata più pesante. Potrebbero aver usato il suo profilo altri, allora saremmo noi a chiederle scusa.
Caro prof, torni online, chiarisca, e se è stato proprio lei a scrivere e quindi a pensare ciò che ha scritto:
chieda scusa a quei meravigliosi studenti che sono in classe, con o senza sigle distintive, con o senza difficoltà, ma mai disgraziate zavorre; chieda scusa ai loro genitori e ai tanti colleghi che ogni giorno provano a fare seriamente e con passione il proprio lavoro con tutti, senza distinzioni.