A chi non tollera il mio orgoglio per un figlio con lo sguardo stralunato
Ieri dopo poche ore che girava il trailer di “Tommy e gli altri” subito qualcuno ha lanciato l’anatema da genitore indignato, senza nemmeno porsi il problema di cosa io dicessi nel film…
“ma cosa vuol dire che l’autistico è una persona che al massimo può dedicare agli altri uno sguardo stralunato??????? ohooooo ma non vi vergognate di dare in questa maniera assolutistica? un messaggio cosi discriminatorio nei confronti di migliaia di persone autistiche???? ma stiamo scherzando??? non è che siccome gianluca nicoletti dice questo voi lo date come un messaggio assoluto come se lo avesse detto il piu grande esperto… ma non scherziamo!!! vi rendete conto della gravità della cosa di tanti ragazzi e adulti autistici fantastici, belli, reali che ci regalano un sacco di cose???? realissime e intelligentissime? ma non scherziamo con questi messaggi discriminatori e stigmatizzanti per migliia di persone autistiche reali e per le loro famiglie!!!!”
Tutta questa veemente chiamata alle armi per una sola frase che non contiene nulla di discriminatorio o offensivo “sguardo stralunato”. Il poeta ha uno sguardo stralunato, il sognatore, l’innamorato, il veggente hanno sguardi stralunati. L’etimologia è: trans + luginare = stra + lunare (nel senso di muovere il lume cioè l’occhio) da cui poi deriva stralunato che è participio. L’espressione ha sempre comunque l’idea di uno con la testa per aria… Gli etimologisti affermano che stralunare indichi “chi fantastica andando col cervello nel mondo della luna” o anche nella peggiore delle circostanze “chi continua a muovere l’occhio forsennatamente” indica quindi un certo grado di distrazione e allontanamento dalla ragione, che ci sta esiste e ha diritto di essere rappresentato. Sappia il genitore indignato che io amo lo sguardo stralunato, lo trovo un fantastico punto di vista. Non è meno degno di esistenza di uno sguardo vivace, attento, arguto.
Poi mi sarà permesso parlare di mio figlio come lo vedo io tutto il giorno? E’ possibile che chi non ha figli che gli “regalano cose intelligentissime” abbia diritto di rappresentare anche quelli a cui nessuno concede diritto di esistere proprio perchè poco reali e poco intelligenti secondo gli standard correnti?
Una delle ragioni per cui esistono in Italia “autistici invisibili” è proprio la loro sovrapposizione costante nell’ immaginario generale di figure socialmente accettabili che compiono gesta straordinarie. Nessuno sottovaluta i problemi che queste persone possano avere nelle loro vite, pur parlando, pur essendo inteligentissime, pur lavorando, pur avendo famiglie, figli riconoscimento sociale.
Nel mio film ne ho incontrati di questi ragazzi e ragazze simpatici, coscienti e talentuosi. Hanno parlato e raccontato il loro disagio che è immenso. Aspettate di vedere il film prima di stracciarvi le vesti e vi accorgerete che è stata rappresentato in sintesi un ventaglio molto realistico di quante possano essere le declinazioni della neurodiversità che vengono classificate in una stessa famiglia e definite in una radicale sintesi “Autistici”.
Caro signore se ne faccia una ragione che per il mondo è considerato autistico suo figlio intelligente e vivace, quanto il mio tontarello e stralunato. Non sono un grande esperto di autismo, e nemmeno mi interessa di esserlo, i soli esperti che conosco sono quell’esiguo drappello di neuropsichiatri e ricercatori che in Italia studiano e osservano ogni forma di autismo con rigore e rispetto per la scienza. Gli altri sono chiacchieroni che passano le giornate a smanettare in Internet o a indire tavole rotonde.
Caro signore indignato nessuno mette a repentaglio la buona fama degli autistici prodigiosi stia sereno, consenta a chiunque abbia un figlio autistico meno dotato di superpoteri di raccontare quello che è il suo punto di vista personale. Il mio film non ha intenti “assolutistici” è il racconto di un padre che assieme al figlio si è preso la briga di andare a cercare anche “gli altri” e per quanto possibile di raccontarli nella più onesta delle maniere. Mi sembra che invece il punto di vista di chi lancia crociate su una parola presa da un trailer di un film di settanta minuti sia piuttosto concentrato a difendere l’universo intangibile della propria perfetta progenie.