Pensare Ribelle

“Fermate il mondo voglio scendere”: l’inferno quotidiano degli autistici

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“Too much Information” ovvero una valanga di input che risuonano come pugni nello stomaco, parole che sembrano macigni, rumori spacca timpani, domande e richieste ossessive e oppressive che ti sfarfallano nello stomaco e ti soffocano la mente, occhi e sguardi famelici che cercano il tuo sguardo sfuggente e perso nel vuoto. Tutti gli ingredienti di un incubo, di quelli terribili che ti fanno svegliare con il cuore in gola, concentrati in un video-spot che evidenzia le sfide quotidiane che tanti bambini autistici sono costretti ad affrontare.

Il video è stato pubblicato durante l’Autism Awareness Month dall’organizzazione inglese “The National Autistic Society” con il titolo “Make it stop” e fa parte della campagna dell’organizzazione “Too Much Information”, che aveva cercato di sensibilizzare il pubblico con un video simile anche nel 2016.


La protagonista è una ragazza di 12 anni di nome Holly che ha l’autismo. Mentre va in giro in un giorno qualunque, molte (apparentemente) semplici interazioni ed esperienze sensoriali le sopraffanno la mente.

“Sono autistica, e qualche volta mi vengono date troppe informazioni,” spiega Holly con una voce fuori campo. Il video è molto efficace a far comprendere le sensazioni che la bambina prova. “E’ come se il mio cervello fosse troppo affollato, sul punto di esplodere. Ma prendendosi un minuto in più, si può dare ad una persona autistica come me il tempo di cui ha bisogno. Comprendendo l’autismo e la persona si possono cambiare le cose”. Il mondo va troppo veloce, non è per gli autistici. Il silenzio abolito e in una sorta di horror vacui gli spazi sono inzeppati di parole, suoni, rumori, iperattività.

“Se solo una persona vede il video e ci sarà maggiore comprensione delle persone autistiche, sarò felice”, ha spiegato di Holly. “A volte mi sento davvero sconvolta dal fatto che la gente non capisce l’autismo. Ma spero che questa campagna contribuirà a migliorarne la comprensione e far sentire altre persone autistiche più accettate.”

 

 

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