Pensare Ribelle

Il “video feedback” aiuta i genitori a osservare i fratelli dei loro figli autistici

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Si chiama “video feedback” e, nelle intenzioni di chi l’ ha ideato, dovrebbe aiutare i genitori degli autistici a comprendere eventuali segnali d’autismo nei figli successivamente nati.  Ne parla una ricerca, in parte finanziata da Autism Speaks, che ha preso in esame iBASIS, un programma di intervento precoce che utilizza appunto il “feedback video” per aiutare i genitori a favorire lo sviluppo sociale e la comunicazione nei figli a rischio di autismo. Ogni genitore riceve a casa da sei a dodici sessioni di “feedback”, con un terapeuta che registra le interazioni tra loro e i “siblings”.

Ora, i ricercatori hanno presentato i primi risultati dell’indagine, condotta su 54 bambini, la metà dei quali è stata sottoposta al programma iBASIS. Riferisce ad Autism Speacks Jonathan Green, psichiatra infantile presso l’Università di Manchester:

I nostri risultati indicano che l’utilizzo di “video feedback ” per aiutare i genitori a comprendere e rispondere allo stile di comunicazione individuale del loro bambino durante il primo anno di vita, può influenzare l’emergere di comportamenti e sintomi correlati all’autismo

Il gruppo sottoposto ad ‘intervento ha mostrato una riduzione dei sintomi tale da portarsi a un basso rischio. Al contrario, i bambini i cui genitori non hanno ricevuto la formazione hanno continuato ad avere sintomi elevati.

Il ricercatore però si mantiene cauto: troppo presto, e soprattutto troppo piccoli i numeri, per dire che questa tecnica è capace di ridurre il rischio di autismo:

Quello che possiamo notare è una significativa diminuzione della gravità dei sintomi di autismo. Guardando al futuro, pensiamo che sia necessario uno studio che prenda in esame più di 200 fratelli ad alto rischio, per scoprire se davvero questo intervento possa fare una significativa differenza nello sviluppo di un autismo diagnosticabile.

Così  Green descrive gli obiettivi e le modalità di questo strumento, che è ancora troppo presto per definire “terapeutico”

Il nostro metodo incoraggia il genitore a “guardare e attendere” che il figlio comunichi, resistendo alla tentazione di intervenire troppo presto. A essere attenti e cercare di comprendere lo stile di comunicazione del bambino, rispondendo con gentilezza. Crediamo che questo favorisca lo sviluppo sociale, incoraggiando il bambino ad avviare interazioni sociali. Molti genitori infatti, perplessi di fronte a un un segnale sociale atipico del figlio, diventano “direttivi”, cercando di completare il tentativo comunicativo del bambino o dirigendolo verso una forma più tipica. È una cosa intuitiva da fare, e può essere utile in alcuni contesti. Non implica che questi genitori non sappiano far bene i genitori. Tuttavia, nei neonati vulnerabili, questo tipo di modalità può produrre un effetto opposto a quello desiderato: può far sì che il bambino si impegni di meno meno nel relazionarsi con il genitore.

Obiettivo principale di questo “video feedback ” è attivare quella che Green chiama una “catena di sensibilità”, tramite la registrazione e la visione di video, che riprendono la quotidianità familiare:

Il terapeuta riprende il genitore e il bambino che interagiscono a casa, nel gioco e durante altre attività quotidiane. Quindi rivede il video e ne discute con il genitore, nella successiva sessione domiciliare. Nel corso di un massimo di 12 sessioni, il terapista insegna a “guardare e attendere”, per rafforzare l’intenzione del bambino, promuovendo catene di sensibilità, condividendo emozioni e comunicazioni. La ricerca ci dimostra che il feedback video è un metodo di apprendimento estremamente efficace, con risultati migliori rispetto alle semplici istruzioni. Questo metodo incoraggia i genitori a riflettere su come rispondono nelle situazioni quotidiane. E favorisce il cambiamento.

 

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