Benedetta musicista del massaggio sonoro
Ieri mattina un gruppo di ragazzi autistici romani è venuto al Centro Atlas per conoscere e sperimentare le attività che vengono svolte. Benedetta lo frequenta da quasi un anno. L’incontro con Simone Donnari, arte terapeuta responsabile del centro, è avvenuto grazie a un’amica ma era nell’aria, doveva capitare. Cercando in rete esperienze educative che usassero la tecnologia, Simone si era imbattuto nel libro “Hello Harry! Hi Benny!” rimanendone colpito. Stesso stupore in me quando lui ha evitato di parlare di terapia mentre mi illustrava tutti i sistemi usati per stabilire la relazione.
Mai come in questo periodo abbondano i santoni delle cure alternative per l’autismo, così come sono sempre più accesi, quasi al limite delle offese punibili per legge, i toni tra genitori di ragazzi autistici. Penso che la colpa vada ricercata in quel “disturbi dello spettro autistico” che dice tutto e niente, che ingloba in un grande calderone persone geniali, incapaci di badare a loro stessi e di avere relazioni sociali e giù a scalare fino al ritardo mentale rave con mancanza di parola e i classici atteggiamenti oppositivi. A questi si aggiungono spesso erroneamente anche i ragazzi con disturbi specifici dell’apprendimento. In questo bailamme è comprensibile non sentirsi rappresentati da iniziative delle singole associazioni, mentre non è accettabile il dileggio sistematico che spreca tempo prezioso, tolto ai nostri figli.
Benedetta ha atteso l’arrivo di Tommy & gli altri intrattenendo i volontari del centro Atlas parlando in varie lingue (l’ultima in ordine di tempo è l’ebraico!), cantando e raccontando di sé, del recente intervento, del suo coraggio e di come si senta più bella. E finalmente il gruppo è arrivato. I ragazzi elettrizzati e allo stesso tempo spaesati per la novità, le mamme sorridenti perché allontanarsi dalla routine, anche se per poco, è sempre una boccata di aria fresca.
Ogni ragazzo autistico ha avuto accanto un tutor, ragazzi e ragazze che seguono la scuola di arteterapia “La Cittadella di Assisi” come completamento al percorso accademico in psicologia o scienze dell’educazione. Per loro è un’esperienza realmente formativa e per i ragazzi autistici è la sicurezza di avere qualcuno con il quale interagire sia nel bene che nel male. E i momenti di crisi ci sono stati innescati dalla stimolazione sensoriale, dalla gioia di vedersi proiettati su uno schermo, di poter essere artefici con il movimento del corpo di disegni astratti molto colorati, di poter interpretare il proprio personaggio preferito. Nonostante le tante abilità conquistate anche Benedetta ha cavalcato l’onda crescente della rabbia e della frustrazione per poi trovare il suo punto di calma. Talvolta la crisi si innesca in risposta a imprevisti, più spesso quando il suo narcisismo non trova sufficiente soddisfacimento. Ieri sono capitate entrambe le situazioni. Essere più grandi vuol dire la risoluzione della crisi in un tempo minore grazie al ragionamento, alla messa in atto di comportamenti acquisiti, già esperiti, vuol dire controllare gli impulsi distruttivi, dare meno sfogo alle lacrime, trovare un’efficace alternativa. Nel caso specifico Benedetta ha brillantemente vestito i panni del tutor, della persona che accoglie gli ospiti, perciò ha prima effettuato il massaggio sonoro ad ognuno di loro e poi li ha rallegrati cantando due canzoni romane.
BENEDETTA ESEGUE IL MASSAGGIO SONORO SU TOMMY
Prendersi cura dell’altro, anche se per poco tempo, è un altro elemento che sottolinea la crescita della persona autistica che guarda al di fuori di sé e entra in relazione. La logica del dono vi può trovare espressione proprio perché si parla di persona.
Per Benedetta è stata una giornata intensa, rivedere Tommy le ha riportato alla mente la festa dei 18 anni quando ha suonato con il complesso “The Falls” e si è divertita con Mirko Dettori. L’ha ripetuto talmente tante volte che credo sia una richiesta, non così tanto velata, di poterla replicare!
e si era imbattuto nel libro “Hello Harry! Hi Benny!” rimanendone colpito. Stesso stupore in me quando lui ha evitato di parlare di terapia mentre mi illustrava tutti i sistemi usati per stabilire la relazione.
Mai come in questo periodo abbondano i santoni delle cure alternative per l’autismo, così come sono sempre più accesi, quasi al limite delle offese punibili per legge, i toni tra genitori di ragazzi autistici. Penso che la colpa vada ricercata in quel “disturbi dello spettro autistico” che dice tutto e niente, che ingloba in un grande calderone persone geniali, incapaci di badare a loro stessi e di avere relazioni sociali e giù a scalare fino al ritardo mentale rave con mancanza di parola e i classici atteggiamenti oppositivi. A questi si aggiungono spesso erroneamente anche i ragazzi con disturbi specifici dell’apprendimento. In questo bailamme è comprensibile non sentirsi rappresentati da iniziative delle singole associazioni, mentre non è accettabile il dileggio sistematico che spreca tempo prezioso, tolto ai nostri figli.
Benedetta ha atteso l’arrivo di Tommy & gli altri intrattenendo i volontari del centro Atlas parlando in varie lingue (l’ultima in ordine di tempo è l’ebraico!), cantando e raccontando di sé, del recente intervento, del suo coraggio e di come si senta più bella. E finalmente il gruppo è arrivato. I ragazzi elettrizzati e allo stesso tempo spaesati per la novità, le mamme sorridenti perché allontanarsi dalla routine, anche se per poco, è sempre una boccata di aria fresca.
Ogni ragazzo autistico ha avuto accanto un tutor, ragazzi e ragazze che seguono la scuola di arteterapia “La Cittadella di Assisi” come completamento al percorso accademico in psicologia o scienze dell’educazione. Per loro è un’esperienza realmente formativa e per i ragazzi autistici è la sicurezza di avere qualcuno con il quale interagire sia nel bene che nel male. E i momenti di crisi ci sono stati innescati dalla stimolazione sensoriale, dalla gioia di vedersi proiettati su uno schermo, di poter essere artefici con il movimento del corpo di disegni astratti molto colorati, di poter interpretare il proprio personaggio preferito. Nonostante le tante abilità conquistate anche Benedetta ha cavalcato l’onda crescente della rabbia e della frustrazione per poi trovare il suo punto di calma. Talvolta la crisi si innesca in risposta a imprevisti, più spesso quando il suo narcisismo non trova sufficiente soddisfacimento. Ieri sono capitate entrambe le situazioni. Essere più grandi vuol dire la risoluzione della crisi in un tempo minore grazie al ragionamento, alla messa in atto di comportamenti acquisiti, già esperiti, vuol dire controllare gli impulsi distruttivi, dare meno sfogo alle lacrime, trovare un’efficace alternativa. Nel caso specifico Benedetta ha brillantemente vestito i panni del tutor, della persona che accoglie gli ospiti, perciò ha prima effettuato il massaggio sonoro ad ognuno di loro e poi li ha rallegrati cantando due canzoni romane.
Prendersi cura dell’altro, anche se per poco tempo, è un altro elemento che sottolinea la crescita della persona autistica che guarda al di fuori di sé e entra in relazione. La logica del dono vi può trovare espressione proprio perché si parla di persona.
Per Benedetta è stata una giornata intensa, rivedere Tommy le ha riportato alla mente la festa dei 18 anni quando ha suonato con il complesso “The Falls” e si è divertita con Mirko Dettori. L’ha ripetuto talmente tante volte che credo sia una richiesta, non così tanto velata, di poterla replicare!
Gabriella La Rovere
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