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La scuola svizzera a Milano cambia il suo regolamento “scaccia disabili”


 BERNA. La scuola svizzera di Milano cambia regolamento dopo le polemiche degli ultimi giorni. Il direttore dell’istituto, Luca Corabi De Marchi, ha reagito oggi alle raccomandazioni dell’Ufficio federale della cultura (UFC).  A sollevare critiche era stato nei giorni scorsi un passo del regolamento approvato lo scorso 16 maggio. In esso si leggeva che siccome la scuola è impegnativa e multilingue «non è ottimale per studenti affetti da disturbi dell’apprendimento, quali: dislessia, discalculia, Adhs, sindrome di Asperger, autismo e disturbi comportamentali».
«Gli abbiamo spiegato che questo punto va troppo in là», ha detto all’ats Daniel Menna, portavoce dell’UFC. Il canton Ticino, che assieme ai Grigioni fornisce assistenza didattica all’istituto, ha accolto la notizia con soddisfazione.
«L’inclusione dei bambini che hanno bisogni specifici deve essere garantita», ha affermato Emanuele Berger, direttore della divisione della scuola e coordinatore del Dipartimento dell’educazione del canton Ticino.
Da parte sua, Luca Corabi De Marchi in una nota assicura che la scuola svizzera di Milano «accoglie tutti coloro che vogliano seguire il nostro percorso formativo a condizione che la loro conoscenza della lingua tedesca sia sufficiente».
La scuola svizzera di Milano è privata, ma riceve 1,44 milioni di franchi all’anno dalla Confederazione e per questo deve sottostare ad alcuni criteri.

“Ho appreso con soddisfazione dall’Ambasciata svizzera che la loro scuola privata di Milano ha deciso di togliere dal regolamento un articolo che era decisamente inaccettabile”. Così la Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Valeria Fedeli dopo essere stata informata del fatto che la Scuola Svizzera di via Appiani a Milano ha espunto dal proprio regolamento un articolo che avrebbe escluso l’iscrizione di alunne e alunni con disabilità cognitiva o disturbi specifici di apprendimento.

“In Italia abbiamo una legge che dal 1977 ha consentito di superare le classi differenziali perché sappiamo che le differenze sono una ricchezza, non un impedimento. E perché il nostro modello punta all’inserimento e all’inclusione, non all’esclusione di chi ha più difficoltà”. Per questo la Ministra Fedeli accoglie “con soddisfazione” la decisione presa ora dalla Scuola Svizzera.


La segnalazione che in Italia ci fosse una scuola che discriminava le persone disabili ci era arrivata tramite amici dell’Angsa. Ne abbiamo subito fatta una notizia:

SCUOLA SVIZZERA A MILANO: SCONSIGLIATA A NEURODIVERSI E DISABILI MOTORI

Nei giorni scorsi la nostra notizia è stata ripresa dai maggiori organi si stampa nazionali italiani,  a partire da quella che il sindaco Beppe Sala aveva affidato a Facebook definendo in un post la norma “inaccettabile”. Anche dell’assessore all’Istruzione di Regione Lombardia Valentina Aprea, che a TgCom24 ha detto di “condannare senza appello la scelta della Scuola Svizzera di dichiarare la contrarietà ad accogliere studentesse e studenti disabili”. Tra le ragioni della condanna, per Aprea, “l’esistenza di metodi tecnologici avanzati di accessibilità dei disabili ai progetti di apprendimento”. A poche ore dalla notizia, poi, era intervenuta anche la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli, la quale a Repubblica aveva annunciato “opportune verifiche e, nel caso ci fossero i margini, anche un’azione legale nei confronti della Scuola Svizzera”.

 

Redazione

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