I centri di formazione professionale a rischio chiusura. Docenti e alunni disabili in piazza
Chiara Dall’Osso è la mamma di una ragazza autistica di 22 anni che frequenta il centro di formazione professionale del Comune di Roma Simonetta Tosi. Ci scrive una lettera nella quale esprime preoccupazione perché il centro è a rischio chiusura: ” Il personale docente della struttura formativa e degli altri centri della Capitale faranno una manifestazione oggi in Campidoglio. Non si conosce il futuro di questi centri, che a Roma attualmente si occupano di 1200 allievi di cui 255 con percorso formativo individualizzato (cioè disabili… anzi diversamente abili..). E gli altri allievi sono in obbligo formativo (leggi: minorenni che non sono andati più a scuola nonostante l’obbligo..). Se possibile diffondete, è l’ennesimo vuoto che circonda i disabili e le loro famiglie”. Grazie Chiara Dall’Osso
In effetti oggi pomeriggio le scuole d’Arte e dei Mestieri e i Centri di Formazione professionale hanno inscenato un presidio sulle scale del Campidoglio. Gli insegnanti lavorano con contratti precari e occasionali e ora che la Riforma del Lavoro del 2015 impone altre tipologie contrattuali di fatto non possono più insegnare. Come ha sottolineato la mamma solo nei nove centri di formazione professionali romani – dal Cfp Teresa Gullace al Simonetta Tosi, quest’ultimo per disabili, sfrattato a gennaio da Testaccio e in una sede provvisoria a Garbatella con ore di studio dimezzate – sono iscritti circa mille ragazzi, dei quali oltre 250 con handicap. In piazza a protestare anche genitori e studenti. “Da anni sono stati fatti contratti precari e occasionali di vario genere – spiega il coordinamento dei docenti – da cococo a cocopro, a partita Iva, a progetto, con cartellino, sempre più “fantasiosi”, nonostante i compiti che erano chiamati a svolgere fossero “da dipendente” e i compensi arrivassero con mesi e mesi di ritardo”. Situazione che oggi comporta che “il 90% dei circa 160 corsi in programma continua a restare senza docenti”, aggiungono. Nonostante il rischio, però, “Roma Capitale promuove online i propri corsi – sottolineano – e ha riscosso dagli allievi le tasse di iscrizione, tutto senza aver fatto parola di questa oggettiva difficoltà nell’attuarli”. E’ triste sentire queste cose anche perché i centri professionali sono l’ultima speranza per creare le basi di un futuro sereno per tanti ragazzi decisamente più sfortunati dei coetanei che frequentano la scuola. Sono coloro che rientrano nelle cosiddette categorie svantaggiate. E poi ci sono i disabili meno problematici tra cui anche tanti autistici lievi che vogliono e possono apprendere una professione ed entrare nel mondo del lavoro. “Tra i pesanti problemi in cui versano questi istituti – nelle scuole di arti e mestieri si parla di 80 docenti a contratto, rispetto a 13 di ruolo – non emerge mai quanto siano precari e male organizzati gli insegnamenti forniti ai ragazzi per aiutarli a imparare un mestiere e trovare un lavoro” dicono i diretti interessati. A questo punto c’è poco tempo per una soluzione legale per i contratti. Ma nessuno in Campidoglio ha intenzione di provvedere forse perché distratti da altre beghe. I docenti si sentono “dimenticati”e ora sperano in una proroga del Governo. A farne le spese ovviamente sono i più deboli.