Legge del Dopo di Noi: la Regione Lazio pronta a partire con il bando da 12 milioni di euro
Arrivato il momento di fare il punto sull’attuazione nella Regione Lazio della legge 112/2016 “Disposizioni in materia di assistenza ai disabili gravi privi del sostegno famigliare”, ormai arcinota come la legge sul “dopo di noi” che prevede l’istituzione di un “Fondo nazionale per il dopo di noi” introduce sgravi fiscali per la stipula di polizze assicurative sulla vita, di trust e altri strumenti civilistici che hanno beneficiari le persone con disabilità. In pratica il “Fondo nazionale per il dopo di noi”, ripartito tra le Regioni servirà a finanziare progetti e interventi per la deistituzionalizzazione (cioè l’uscita delle persone con disabilità dalle istituzioni residenziali non a dimensione famigliare) e il sostegno alla domiciliarità. Nel 2017 sono stati stanziati 90 milioni di euro di cui 9,1 milioni di euro alla Regione Lazio.
La Regione, dopo aver compilato e inviato le schede richieste dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali per l’erogazione dei fondi e aver ricevuto la propria quota, ha approvato le linee guida per l’uso attraverso la DGR 454 del 25 luglio 2017. E’ di questi giorni la dichiarazione dell’assessore alle politiche sociali della regione Lazio, Rita Visini: “Siamo i primi a utilizzare i fondi nazionali sul ‘Dopo di noi’ che finalmente è diventata una realtà, c’è una legge dello stato, ci sono fondi nazionali ingenti. Noi siamo la prima Regione in Italia che sta per partire con 12 milioni di euro su questo tema. Il bando sarà pronto a breve”.
GLI OBIETTIVI DELLE LINEE GUIDA
attivare e potenziare programmi di intervento volti a favorire percorsi di deistituzionalizzazione e di supporto alla domiciliarità in abitazioni o gruppi-appartamento che riproducano le condizioni abitative e relazionali della casa familiare e che tengano conto anche delle migliori opportunità offerte dalle nuove tecnologie, al fine di impedire l’isolamento delle persone con disabilità grave; sono stati stanziati 5.421.276 euro per interventi come brevi periodi fuori casa, attività diurne propedeutiche al vivere autonomo, percorsi di conoscenza e valutazione delle preferenze delle persone con disabilità o percorsi di accompagnamento per i famigliari. Al termine dei percorsi si valuta l’inserimento in un percorso per l’abitare autonomo.
- realizzare, ove necessario, e comunque in via residuale, nel superiore interesse delle persone con disabilità grave, interventi per la permanenza temporanea in una soluzione abitativa extra familiare per far fronte ad eventuali situazioni di emergenza, nel rispetto della volontà delle persone con disabilità grave, ove possibile, dei loro genitori o di chi ne tutela gli interessi; a questo scopo sono stati stanziati 305.424 euro per interventi di carattere emergenziale o temporaneo nel caso in cui i genitori provvisoriamente non siano nelle condizioni di prendersi cura del figlio con disabilità prevedendo in ogni caso il rientro in famiglia. Le risorse stanziate possono esclusivamente coprire la quota sociale delle prestazioni residenziali (rimangono a carico del SSN le prestazioni sanitarie);
- realizzare interventi innovativi di residenzialità per le persone con disabilità grave volti alla creazione di soluzioni abitative di tipo familiare e di cohousing, anche sostenendo forme di mutuo aiuto tra persone con disabilità; a questo scopo sono stanziati 381.780 di euro per finanziare spese relative ai collaboratori famigliari in supporto a progetti di vita indipendente di persone con disabilità coinvolte in percorsi per l’abitare autonomo;
- sviluppare programmi di accrescimento della consapevolezza, di abilitazione e di sviluppo delle competenze per la gestione della vita quotidiana e per il raggiungimento del maggior livello di autonomia possibile delle persone con disabilità grave; a questo scopo sono stanziati 1.527.120 di euro per programmi di accompagnamento educativo e relazionale verso le nuove famiglie e le nuove case per le persone con disabilità coinvolte nei percorsi all’abitare autonomo.
CHI ACCEDE ALLE RISORSE
In base alla legge 112/2016 possono accedere alle risorse stanziate le persone con disabilità riconosciuta ai sensi della legge 104/1992, non dovuta all’invecchiamento e prive del sostegno famigliare. Sono ammesse anche le persone già inserite in servizi residenziali se questi sono di ostacolo alla loro inclusione sociale e all’attuazione del progetto personalizzato.
Su indicazione della Regione i Comuni capofila pubblicheranno un avviso pubblico mediante il quale le famiglie, i tutori legali e le persone con disabilità potranno presentare domanda per ricevere i fondi. In seguito avverrà una valutazione multidimensionale finalizzata a determinare l’accesso alle misure previste dal Fondo e determinare l’urgenza. È garantita priorità d’accesso alle persone mancanti di entrambi i genitori e prive di risorse economiche diverse dai trattamenti d’invalidità; alle persone con genitori anziani o disabili, che non sono in grado di prendersene cura o inserite in strutture residenziali lontane dalla dimensione famigliare.
La valutazione è effettuata dall’Unità Valutativa Multidisciplinare (U.V.M.) distrettuale integrata con il Servizio Sociale del distretto sociosanitario. Essa avviene secondo i criteri della valutazione multidisciplinare, definita come “una metodologia di lavoro volta ad identificare e descrivere il complesso integrato dei bisogni della persona riferiti a problemi di tipo sanitario, assistenziale, tutelare, psicologico, relazionale e socio-economico nonché a descrivere le sue potenzialità e risorse, attraverso l’utilizzo di strumenti validati dalla comunità scientifica”. Tale valutazione è integrata nell’approccio sociale dell’ICF quindi secondo le linee orientative della cura della propria persona, della mobilità, della comunicazione e delle altre attività cognitive, delle attività strumentali e relazionali per la vita quotidiana.
In base alla valutazione multidisciplinare, l’U.V.M. e il Servizio Sociale distrettuale, collaborando con i servizi sociali dell’ente locale di residenza, definiscono il progetto personalizzato, che deve comprendere gli obiettivi da raggiungere, gli interventi di tipo sociale, sanitario ed educativo, le figure professionali preposte (tra cui il case manager), i tempi di attuazione e la ripartizione dei costi tra Asl ed enti locali e l’eventuale compartecipazione dell’utente.
A fondamento e sostegno del progetto personalizzato vi è il budget di progetto, definito come “l’insieme di tutte le risorse umane, economiche, strumentali da poter utilizzare in maniera flessibile, dinamica e integrata”. L’individuazione del budget di progetto passa attraverso la mappatura di tutte le risorse economiche, professionali e di comunità che si rendono disponibili, come i servizi sociosanitari, il Terzo Settore e l’associazionismo.
Nel progetto confluirà la gestione delle dieci case famiglia per soggetti con disabilità già esistenti nel Lazio, e, in base ai soggetti privati e pubblici che sarà possibile coinvolgere, l’apertura di nuove case famiglia, con l’obiettivo finale di arrivare a una casa famiglia in ogni distretto..