2 aprile 2018…E ancora riappare la “comunicazione facilitata” dei superautistici
Ancora qualcuno considera la “comunicazione facilitata” una delle possibili alternative ai trattamenti evidence based per l’autismo. Se in un quotidiano solitamente scrupoloso nella verifica di quello che riporta come “Il Fatto Quotidiano”, nello speciale per il due aprile c’è un intero paragrafo dedicato a facilitati e facilitatori, la responsabilità principale è della nostra comunità scientifica che non si esprime in maniera chiara e inequivocabile ogni volta che viene proposta questa pratica medianica, nelle scuole e nei centri che si occupano di autistici.
Dottori speciali e comunicazione facilitata
Capisco che sia difficile per chi scrive di autismo in maniera saltuaria riuscire a distinguere cosa sia giusto e cosa illusorio, in un mondo così sfumato e ambiguo come quello che avvolge teorie e terapie su autismi e autistici. Sarei veramente grato ai colleghi che hanno occasione di trattare storie di autistici di stare attenti a gestire i così detti “miracolati”, quelli cioè che grazie alla mediazione di una tastiera riescono a produrre pensieri articolati e prodigiosi, quando nella loro realtà individuale hanno difficoltà a scrivere il proprio nome.
Il danno irrimediabile è che molti familiari, leggendo le storie dei superautistici facilitati possano distrarsi dai trattamenti veramente efficaci per i loro ragazzi, perdano soldi e tempo prezioso a inseguire quel piccolo genio prigioniero che gli fanno credere sia chiuso nella segreta cella interiore del figlio.
L’autismo va accettato e non si deve sperare in resurrezioni miracolose, lauree prodigiose, genialità inespresse. L’autistico facilitato senza la protesi umana del suo medium-facilitatore non produce altro che quello che è capace di produrre. Dobbiamo valorizzarlo e stimolarlo per quello che è, non pensiamo che sia altro e diverso da un ragazzo autistico, con i suoi problemi, le sue fragilità le sue indubbie potenzialità.
I colleghi che avessero desiderio di parlare di storie di autistici facilitati tengano presente che nella Linea guida 21 dell’ISS, il documento più attendibile dal punto di vista scientifico sull’autismo che sia stato prodotto in Italia, questo si scrive della comunicazione facilitata. Il resto è pura fantasia.
La raccomandazione della Linea Guida 21 sulla CF recita testualmente (pagina 64): “Si raccomanda di non utilizzare la comunicazione facilitata come mezzo per comunicare con bambini e adolescenti con disturbi dello spettro autistico”.
La stessa Linea Guida giustifica la drastica raccomandazione dicendo che
“non ci sono dati per sostenere che i soggetti con autismo ricevono un aiuto nella comunicazione, ma che ci sono invece dati che comprovano che la comunicazione è prodotta dal facilitatore. Proprio in considerazione delle implicazioni etiche sollevate da questi risultatirispetto all’integrità e alla dignità dei bambini e adolescenti con autismo, l’American Psychological Association ha approvato una risoluzione contraria all’utilizzo della comunicazione facilitata”.
Il problema per quegli operatori sanitari che continuano a proporre la CF incuranti della raccomandazione della Linea Guida 21, nasce dal fatto che le linee guida vanno seguite per legge.
L’articolo 3 della Legge Balduzzi infatti recita che
“L’esercente la professione sanitaria che nello svolgimento della propria attività si attiene a linee guida e buone pratiche accreditate dalla comunità scientifica non risponde penalmente per colpa lieve. In tali casi resta comunque fermo l’obbligo di cui all’articolo 2043 del codice civile. Il giudice, anche nella determinazione del risarcimento del danno, tiene debitamente conto della condotta di cui al primo periodo”.
Lo spirito della legge è quello di calmierare le denunce penali nei confronti degli operatori sanitari depenalizzando gli errori meno gravi (colpe lievi) eleggendo le linee guida come strumento imprescindibile per una buona prassi. Notare bene che stiamo parlando di atti compiuti da operatori sanitari che portano a conseguenze lievi per i pazienti che comunque vanno risarcite dal punto di vista amministrativo.
Detto questo, la circostanza in cui un operatore sanitario si permette di prescrivere un intervento (di fatto vietato dalle linee guida di riferimento) che non solo nega l’accesso del paziente a terapie efficaci ma addirittura lede la sua integrità e la sua dignità sconfina di certo nella colpa grave e quindi nel penale.
Se parliamo poi di educatori che non sono operatori sanitari e quindi non hanno alcun titolo per somministrare in maniera autonoma terapie regolamentate da linee guida di riferimento, possiamo solo immaginare le conseguenze derivanti da una denuncia da parte dei genitori a seguito di un intervento di CF.
Alla luce di quanto descritto sopra, è possibile fornire alle famiglie tutti gli strumenti per capire che ciò che viene proposto o imposto loro riguardo alla CF è sbagliato ed è perseguibile penalmente. Senza contare l’opera meritoria compiuta nel fermare persone che, consciamente o no, procurano danni gravissimi.
Si legga anche la spiegazione molto dettagliata di David Vagni che spiega perchè la comunicazione facilitata non funzioni.
Si legga anche questo dossier di Fabio Fogarolo: Comunicazione-Facilitata-dossier 2014
Qui una rassegna di tutte le volte che abbiamo trattato questo tema: COMUNICAZIONE FACILITATA