L’importanza di chiamarsi Elio… Per noi Cervelli Ribelli
E’ esploso nelle cronache che parlano di autismo il coming out di Elio, che ha lanciato un accorato appello via YouTube. E’ bastato un breve video e la partecipazione a una tavola rotonda il 2 aprile perchè improvvisamente per bocca del leader degli Elio e le Sorie Tese (al secolo Stefano Belisari) finalmente sia iniziata a circolare ovunque una sintesi efficace su cosa sia realmente l’autismo e quale siano gli interventi evidence based per trattarlo.
Questo è potuto accadere perchè Elio è un personaggio celebre, un artista molto amato e per questo la sua dichiarazione di essere dentro al problema ha infinitamente più seguito di quanto possa dire qualunque esperto del settore. Il punto più importante però è che Elio stronca in maniera radicale ogni possibile fantacazzata, o piagnisteo ridondante, di cui è spesso intrisa ogni commemorazione parautistica mediaticamente sostenuta.
Sono personalmente molto fiero che Elio abbia fatto l’importante passo di uscire allo scoperto a fianco di suo figlio autistico. Da qualche anno ci sentiamo e ogni tanto vado a trovarlo nel backsage di un suo spettacolo, quando passa per Roma. Sapevo che preferiva non rendere pubblica la condizione di suo figlio, per questo mi sono ben guardato di farne mai cenno in tutto quello che dicevo e scrivevo sull’autismo. Sapevo che stava lavorando bene con il figlio, faceva ABA e si era documentato in maniera molto seria su tutte le possibili strade per affrontare il suo problema.
Indirettamente devo a Elio la chiave fondamentale del mio ultimo libro “Io figlio di mio figlio”, come scrivo infatti nell’appendice:
“La prima diagnosi del tutto informale di Asperger l’ho avuta nel luglio 2017 all’Aquila nel backstage di un concerto di Elio e le Storie Tese, dove ero andato con mio figlio Filippo e una collega appassionata di Elii; a noi si accodò anche una ragazza siciliana che conoscevo per fama e alla quale avevo spesso indirizzato dei genitori di bambini autistici perché sapevo essere molto scrupolosa. Era la dottoressa Laura Reale, medico ricercatore in neuropsichiatria infantile.”
E’ proprio così facemmo quel giorno una fuga da Roma assolata ad Aquila, io volevo salutare Elio e presentargli Laura Reale che era di passaggio a Roma, operando a Milano quella neuropsichiatra che conoscevo come molto brava e seria, poteva essere un buon contatto per lui. Filippo mio figlio maggiore si accodò, perché stranamente sfaccendato. Venne con noi anche Lucilla Vazza, una collega appassionata di Elii.
Ricordo che ci facemmo una bella chiacchierata su autismo e dintorni, nel retropalco e davanti all’abbazia di Collemaggio. Poi il concerto sarebbe stato troppo tardi e nemmeno aspettammo, avevamo già visto le prove e parlato con Elio preferimmo tornare a Roma prima che facesse buio. Nel viaggio di ritorno cominciò a venire fuori la storia che io potessi essere autistico dentro.
Otto mesi dopo Elio parla e aggiunge il suo contributo a quelli che hanno avuto la volontà di uscire allo scoperto. Anni di talk e paginoni specializzati non erano riusciti a tanto, per lo meno con tale limpida ed inequivocabile chiarezza. Ecco una sintesi dei pensieri di Elio che sono diventati parte della narrazione sull’autismo di questi giorni:
- “Ho vissuto, e vivo, la condizione di genitore di un bimbo autistico. Voglio dire chiaramente che su questo tema siamo all’età della pietra”.
- “C’è poi il problema dei ciarlatani, delle “cure” che non fanno effetto. Ricordo quando cercavamo, io e mia moglie, qualcuno che ci dicesse se nostro figlio era autistico o no: avere una diagnosi è pressoché impossibile, ti viene fatta quasi sotto banco, ma in realtà si tratta di un passaggio fondamentale, perché la diagnosi precoce va fatta.
- “Se oggi si raccolgono online 250 mila firme per salvare un cane, non possiamo fermarci a 25 mila per chiedere l’applicazione di una legge regionale sull’autismo che non lascerebbe più sole le 100 mila famiglie lombarde che ogni giorno devono affrontare questa difficoltà”.
Sono molti i personaggi “celebri” dello spettacolo, del giornalismo, della politica, dell’imprenditoria che hanno figli autistici, in giro lo si sa, ma loro fanno finta di nulla. Peccato…Basterebbe così poco e rappresenterebbe veramente tanto per il benessere generale delle famiglie e un possibile destino migliore per i nostri ( e i loro) ragazzi. Speriamo che il coraggio possa arrivare…
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