Pensare Ribelle

Ho sempre detto quello che volevo…Prima me ne pentivo, adesso non me ne pento più!

Un’intervista su “Io figlio di mio figlio” per “Terza pagina” di Tg2000. A farmela è stata Clara Iatosti, una cara collega che conosco da più di 30 anni…

Iniziammo insieme a fare tv in un’emittente di preti. Io facevo la rassegna stampa alla mattina, lei il telegiornale. Lei continua a lavorare in una tv di preti io ho venduto l’anima a Tommy in cambio di un prolungamento di giovinezza.

Mi accorgo, ora che ritrovo quella chiacchierata on line trasformata in una rubrica del tg di Clara, di averle parlato come si parla a un’amica, senza tener conto della troupe. Alla fine sembra proprio una confessione…Che non avrà assoluzione perché non esiste pentimento! “Ho sempre detto quello che volevo…Prima me ne pentivo, adesso non me ne pento più!” 

Le amiche per la vita si ritrovano sempre prima o poi, anche senza bisogno di cercarsi, è fatale! Dei millanta colleghi e colleghe (taluni illustri e noti assai) che ho collezionato in anni e anni di professione, non sono molti quelli che hanno avuto lo stomaco di prendere in mano questo libro e farci una riflessione sopra, è fuori dai canoni della consueta marchetta incrociata. Nulla di dicibile che non provochi inquietudine di “categoria”.

Lo dico con serenità e una certa allegria, è chiaro che nulla è dovuto! Però non posso fare a meno di pensare che forse è vero che noi giornalisti siamo una grande famiglia, mi sembra per questo scontato che ancora resista l’idea che sul “matto in famiglia” sia meglio sorvolare, non sia mai che qualcuno possa mettere in dubbio l’integrità mentale dell’intera stirpe. Grazie Clara che non ti sei posta il problema. (GN)


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Redazione

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