Per favore, non cercate me per il dissuasore nei parcheggi per disabili di Roma che continuano a chiamare “Tommy”.
Con il dissuasore per stalli disabili marchiato “Tommy”, che oramai è molto diffuso per le vie di Roma, mio figlio Tommy non ha nulla a che fare, e tanto meno io. E’ una precisazione che mi trovo costretto a pubblicare dopo l’ennesima persona che mi cerca per congratularsi, o chiedere informazioni, o per sollecitarne la manutenzione.
Ho più volte negli ultimi due anni pregato sia verbalmente sia via mail L’ACi di Roma di non continuare a marchiare il dispositivo che stanno installando in molti municipi con il nome di mio figlio.
Avrei voluto evitare lo spiacevole equivoco che qualcuno potesse pensare che magari io abbia costruito su quell’attrezzo un mio personale business. Non ci sarebbe al limite nulla di male, ma non è così, per il dissuasore non mi è mai entrato un euro. Vorrei quindi una volta per tutte chiarire che Tommy e io con quei dispositivi non abbiamo nessun legame.
Io dall’aprile 2014 all’ottobre 2016 promossi e caldeggiai una mia idea di dotare gli stalli per disabili assegnati per concessione di un dispositivo che servisse a ricordare che l’occupazione abusiva di quel parcheggio corrispondeva a un furto. Mi sono molto dato da fare a pubblicizzare il lavoro di ricerca che tecnici di Aci Consult avevano iniziato a fare per sviluppare concretamente questa idea.
Si arrivò alla creazione di un prototipo, del tutto sperimentale, che venne posizionato in alcuni parcheggi per un periodo di test. Quando lo sperimentammo ricordo che ci fu la fila di autorità sotto casa mia per osservare e condividere quell’iniziativa. (VEDI I VIDEO DEL TEST). Il progetto raccolse anche un vasto interesse mediatico, ne parlarono a lungo giornali e telegiornali.
TUTTI GLI ARTICOLI QUI PUBBLICATI SUL DISSUASORE TOMMY
Dopo di che io non me ne sono più occupato. Il prototipo è ancora imbullonato sotto la mia macchina, ha funzionato solo per qualche settimana poi è morto. Seppi in seguito che alcuni municipi volevano allargare la sperimentazione a più larga scala e i dissuasori sarebbero stati prodotti in serie.
A quel punto chiesi di evitare ogni riferimento a me e mio figlio sui prodotti sui quali io non potevo e non volevo farmi garante dell’affidabilità in fase di esercizio. Non posso mettere la faccia su una cosa che non controllo.
Nonostante ciò continuavano a scrivermi persone, o per chiedermi informazioni sul dissuasore o per chiederne la riparazione. Continuai a pregare Aci di chiarire l’equivoco. L’ultimo riscontro che ebbi dall’Ingegner Riccardo Colicchia, che ho conosciuto come Direttore di Aci Consult, è in una mail del 5 aprile di questo anno: