Pensare Ribelle

Tommy e io testimonial novax? Può accadere di peggio quando l’ideologia si nutre di antiche paure…

Oggi mi fanno notare in molti che una foto mia e di mio figlio Tommy è stata inserita in una gallery di altre immagini di propaganda novax. Mi fa quasi sorridere che Tommy possa diventare assieme a me testimonial di “danno vaccinale”, grazie a un signore appassionato di scie chimiche e armi segrete che mi inserisce nel suo pamphlet urlato nel tutto maiuscolo.

OGGI COME IERI,STO’ PENSANDO A TUTTE QUELLE MIGLIAIA DI FANCIULLI DEVASTATI IRRIMEDIABILMENTE A VITA DA QUEL LIQUIDO GIALLOGNOLO,INQUINATO DA METALLI PESANTI ED ALTRE SOSTANZE TOSSICHE,CHE ASSOLUTAMENTE NON DOVREBBERO ESSERE PRESENTI IN QUEL “LIQUIDO” INIETTATO SENZA SCRUPOLI NEI LORO CORPI.. GENITORI SE VERAMENTE VOLETE BENE AI VOSTRI FIGLIOLETTI,PRIMA DI FAR “BUCARE” INFORMATEVI SERIAMENTE DAI MEDICI FUORI DAL CORO.. RICORDATEVI CHE I VACCINI COLPISCONO NEL TEMPO… A DISTANZA DI ANNI! BUONA FORTUNA.

Nemmeno perdo tempo a sottolineare  l’abuso infame della nostra immagine inserita in un contesto a me antitetico, con un accostamento del tutto idiota per chi mi conosce, mi legge e mi ascolta. Nemmeno mi affatico  a controbattere, insultare, fare i distinguo su questo messaggio per poveretti. Ho da tempo deciso di abbandonare ogni battaglia su questo tema che è uscito dai binari della razionalità. Oggi il paese è (all’apparenza) diviso sul tema dei vaccini come se fosse un discrimine ideologico, una “visione della vita” che segnala l’appartenenza a l’una o l’altra delle fazioni che vedo più distintamente fronteggiarsi. Su questo si che vorrei ancora dire qualcosa.

Parrebbe che  “il nuovo” si contrapponga a “il vecchio” schierandosi a favore o contro quella che per il resto del mondo è una banale misura sanitaria.

Lo intuisco oggi leggendo l’intervista sul Corriere al Ministro Grillo, a cui viene formulata una domanda in cui si qualificano come “I presidenti delle regioni rosse” coloro che istituzionalmente difendono l’obbligo vaccinale. Quasi che rivendicare il prevalere dell’evidenza scientifica sia questione di appartenenza “ai rossi”, un linguaggio che sarebbe stato considerato vecchio già negli anni 70. Cosa ha a che fare con la contemporaneità?

Io non sono mai stato “rosso” in vita mia, anzi è stato in passato più facile che sia stato accusato di appartenere alla destra estrema. Ora mi ritro a dovermi difendere quasi ogni giorno dall’essere “buonista” o  “comunista” “radical chic” “sessantottino” . C’è del folle in questa deriva., quasi sia avvenuto un capovolgimento radicale nella percezione del pensiero.

Leggo le dichiarazioni sui vaccini di colleghi che da sempre sono stati apertamente su posizioni ideologiche conservatrici: mi sembra di capire da loro che quello che oggi classificano come  il portavoce più detestabile del pensiero “anti rinnovamento”, premesso che il rinnovatore oggi è quello che una volta era  considerato il  reazionario, nella percezione comune si sia incarnato nell’immunologo Roberto Burioni, che è diventato nella social vulgata il baluardo di un’ideologia che non si rassegna a essere stata sconfitta dal voto degli italiani, anche se lui difende solo quel poco o tanto che compete la sua formazione scientifica.

Non ho molto da aggiungere, ma solo per chiarire come io la pensi al signore che ostenta Tommy e me nella sua gallery di nefandezze vorrei ricordargli che 20 anni fa Tommy nemmeno fu vaccinato, è venuto autistico lo stesso, come pure autistico è stato diagnosticato suo padre.

Siccome non mi pare il tipo che legga libri, per tentare ancora di suggerirgli una ragione antica alle  paure contemporanee  di cui si fa portatore , provo qui sotto a condensare quello che ho più ampiamente scritto nel mio ultimo libro “Io figlio di mio figlio” riguardo a quanto sta accadendo sul tema dei vaccini.  (Capitoli XIII e XIV).

Allego anche un corredo iconografico a testimonianza di quanto sul martirologio dei bambini si sia già precedentemente appoggiata ogni ideologia possibile.


Sui vaccini scoppierà una guerra civile?

La nostra storia patria ancora non ha fatto serenamente i conti con quello che accadde tra italiani i mesi dell’eclissi finale del fascismo. Non fu bello, anzi fu atroce,  ma oggi a parte i reduci è materia scolastica e di commemorazione in date particolari. Poi ci fu qualcosa di simile, anche se imparagonabile per il coinvolgimento del paese e la quantità di sangue versato. Erano gli anni di piombo, in cui ancora una volta si respirava l’ aria di guerra porta a porta. L’ideologia contrapponeva l’estremismo di destra con quello di sinistra, per anni fu il pane quotidiano di una generazione di giovani, che si affrontava in piazza manifestando, facendo politica come esercizio totalizzante della propria giornata, parlando leggendo ma anche sprangandosi, accoltellandosi, sparandosi addosso. Qualcuno fece anche stragi.  Poi per decenni non ci fu più nulla.

A metà degli anni 90 in Italia iniziammo a scoprire la rete, cominciammo a capire che qualcosa non tornava tra la nostra vita reale e l’ottimismo che vedevamo rappresentato in tv. Lambimmo qualche guerra, ma la chiamavamo missione di pace e se ne accorsero in pochi, cominciammo anche noi a sentire la crisi, la politica divenne un talk show ininterrotto. I leader si tiravano le torte in faccia sul palcoscenico del Bagaglino, sembravano tutti simpatici e alla mano, anche quelli che ci stavano sul cazzo, per questo sembrava tramontata l’idea che qualcuno sarebbe di nuovo potuto venire ad aspettarci sotto casa, nessun sintomo nell’aria che assomigliasse a quella rabbia irrazionale di cui le folle si alimentano, quando basta un modo di pensare, un modo di essere, una religione, l’appartenenza geografica per far scatenare la voglia di uccidere.

Qualcuno potrà giudicare sicuramente questo mio brevissimo excursus nella storia patria lacunoso e forse sommario, ma credetemi la mutevole percezione dell’ odio sociale è riassunta nella sua  reale gradualità. Almeno questo è il mio punto di vista.

Arriviamo quindi al paradosso dell’esatto momento storico in cui sto scrivendo. E’ percepibile la crisi di ogni ideologia nella contrapposizione manichea della “gente” con “la casta”, sicuramente la reazione di sfiducia vero competenze e istituzioni  ha basi concrete che in parte la giustifichino, ma la sintesi percepibile dai più passa in flussi emotivi riassumibili in formule standard, fatte di slogan, principi assoluti, parole chiave che diventano acceleratori d’indignazione attraverso i social network.

Partecipare significa mettere il proprio segnale d’identificazione individuale a un pensiero preso in corsa ed espresso attraverso un link a una notizia, una dichiarazione di persona pubblica,  una foto, o fotomontaggio. La marcatura al volo di stereotipi che s’ingigantiscono a mano a mano che riescono a essere contenitori di conformità indiscriminata.

In tutto questo è scoppiato l’emergere prepotente di un orgoglio diffuso di esistenza certificata unicamente dal proprio accodarsi a un confuso esercito di “risvegliati”, in grado di sovvertire ogni rapporto di potere, leadership consolidata, principio di autorità, unicamente in nome di un diritto della gente ad esprimere la propria volontà.

Il vaccino è diventato l’elemento scatenante di un movimento di opinione, il termine mi sembra addirittura improprio in questo caso, che vede nella vaccinazione dei figli una specie di preludio a una sistematica strage degli innocenti. Ora non gliene è mai importato nulla all’italiano medio dei vaccini, non ha mai considerato un problema farsi vaccinare, al massimo l’antivaccinismo è stata una di quelle tendenze vagamente salutiste un po’ new age.

Poi su tutto questo arriva l’autismo. Non certo come capacità di comprendere la neurodiversità, ma piuttosto come esito di un “errore vaccinale”.

L’autismo è diventato centrale nei discorsi degli italiani, ma solo per scalmanarsi contro una legge dello Stato che vuole obbligatorie le vaccinazioni. La gente scende in piazza con le magliette arancioni a proclamare “il diritto di scelta”. Il sentore che circola è quello di avvertire il mondo addormentato che è in procinto di essere lanciata una nuova campagna per giustificare la vera strage degli innocenti che sta avvenendo sotto gli occhi di tutti.

Pensavamo tutti che fosse bastato il Maestro Manzi negli anni 60 e le enciclopedie vendute a rate per farci uscire dal nostro arcaismo rurale. Così non è stato, siamo cresciuti come ignoranti, perché siamo rimasti superstiziosi e bigotti, anche se la pratica religiosa è pressochè scomparsa, almeno come elemento regolatore della vita sociale.

L’iconografia simbolica del novaxismo ha gioco facile accentuando il carattere minaccioso che ha una siringa per trasformarla in uno spauracchio. Le siringhe entrano a far parte di una narrazione che le descrive come macchine per torturare, offendere, menomare e uccidere i nostri bambini.

Inizia una nuova iconografia a supporto della neo religione Ovunque saettano siringhe che trafiggono innocenti come le frecce di S. Sebastiano e lo scopo dei potentati occulti è quello di trasformare vivaci cervelli neurotipici in detestabili masse grigie corrotte dalla piaga dell’ autismo. Quasi ci fosse un tentativo di “poteri occulti” di sottrarre alla “gente” il privilegio ella libera espressione del pensiero che si è vista regalare dai social network: “ci vogliono autistici” equivale a “ci vogliono muti”.

Ecco quindi esplodere un paradosso. La denuncia sulla poca comunicazione sull’autismo è stato il mio mantra per almeno cinque anni, ora mi trovo dover a fronteggiare un eccesso di comunicazione sull’ autismo, che sta circolando ovunque e non certo nel senso che mi auguravo.

Di autistici si parla soprattutto  come di “danneggiati da vaccino”. I cervelli ribelli su cui tanto mi sono arrovellato per raccontare la loro assenza, improvvisamente diventano un’allucinazione collettiva in quanto mostri, divenuti tali per la somministrazione di massa di farmaci mutogeni.

L’immaginario è lo stesso di “Resident Evil” la saga di video game e film in cui si preconizza una fine dell’umanità perché la multinazionale farmaceutica Umbrella Corporation si fa sfuggire un virus dai laboratori, dove preparava in realtà armi batteriologiche e faceva orribili esperimenti di ingegneria genetica. Naturalmente il mondo comincia popolarsi di zombie e mutanti come nella migliore fiction fanta horror.

Questo accostamento sembrerà fastidioso a tanti familiari che ancora vivono inconsapevoli della percezione comune che sta crescendo attorno ai loro figli, ma comincino ad abituarsi che sempre più crescerà la superstizione leggendaria che sono loro i colpevoli dell’ autismo dei figli perché li hanno vaccinati.

E’ straordinario come il ripresentarsi di un mito. C’è sempre una colpa da attribuire a chi genera il difforme, vuoi patti con qualche demone, vuoi mancanza di empatia e quindi non appartenenza alla società dei “giusti”.

La colpa dei genitori è oggi quella di essersi “assoggettati” a una pratica di Stato che ha reso i figli inabili a vita. La loro colpa è stata quella di non essersi informati, di non aver preteso di sapere cosa fosse inoculato ai propri figli, ma soprattutto implicitamente di aver accettato il perverso diktat delle Multinazionali del farmaco (viste esattamente come Umbrella Corporation) che cinicamente e per  profitto continuano a tacere sulla mostruosa mutazione che provocano in bambini inermi.


Vogliono uccidere i nostri bambini!

Di sicuro penso che il successo popolare che le campagne antivacciniste hanno suscitato in persone, come ho scritto anche apparentemente evulute, sono basate su un antichissimo pregiudizio “standard” che è sempre stato il movente basilare di ogni campagna d’odio e discriminazione: l’idea che il “nemico” attenti ai propri bambini.

 Al propagarsi di questa voce scatta un automatico consenso e un’istintiva adesione emotiva. E’ come se non si cercasse altro che il pretesto inoppugnabile per odiare chi pensiamo abbia dei privilegi di cui non sappiamo darci ragione.

L’esempio più calzante è quello della così detta “accusa del sangue” che sin dal Medioevo alimentava l’odio per gli ebrei con una leggenda che ha radice esattamente sullo stesso pregiudizio.

Fu alimentata per secoli la diceria che questi rapissero i bambini dei cristiani per cibarsi del loro cuore o usarne il sangue in macabri riti, come impastarlo con la farina per fare il pane azimo a Pasqua, quando in realtà lo scopo era impossessarsi dei loro averi. Come pure si diceva che gli ebrei si alleassero con i lebbrosi per sterminare i Cristiani attraverso il contagio.

Sulla così detta leggenda del sangue però la trattatistica è assai ricca, molte presunte vittime di questo culto omicida sono state portate persino alla gloria degli altari come ad esempio il piccolo Simonino di Trento. E’ probabile persino che in certi periodi la diceria avesse raggiunto una diffusione così virulenta da costringere gli stessi uomini di chiesa a produrre prove che la smentissero. Ci sono documenti in cui i Papi dichiarano di avere fatto svolgere indagini sulla questione e di avere concluso che si trattasse di accuse “falsissime”.

D’altronde se si vogliono esempi più recenti della stesso meccanismo emotivo per provocare paure collettive anche dei comunisti  era comune dire che “mangiassero i bambini”. L’unico elemento storicamente accertato è che in Russia negli anni 20 e 30 ci furono terribili carestie che portarono ad atti di cannibalismo, ma da questo si arrivò decenni dopo a manifesti di propaganda con un piccolo bambinello inerme, minacciato da una enorme e minacciosa falce e martello che spuntava da una rossa  nube di fuoco, con la scritta “Papà salvami!”.

Oppure uno scheletro gigantesco con la divisa con la stella rossa che ghermisce un lattante strappandolo dalle braccia della madre con lo slogan “Madri d’Italia il mostro rosso vuole il vostro sangue!” . Fino al più recente: “Madre salva tuo figlio dal Bolscevismo vota Democrazia Cristiana” E ancora una volta spetta alla povera donna fare scudo ai teneri bambinelli dalle orde che alle sue spalle marciano sotto il rosso vessillo.

Non vedo molta differenza nella creatività di locandine antivax che circolano in rete con un simile infante paffuto e indifeso che sta per essere trafitto da una selva di siringhe. Era stato segnalato in Veneto un manifesto ancora più macabro per sottolineare il pericolo di danno vaccinale. Una delle campagne dei no vax locali è stata incentrata nel mostrare un dramma simulato. Tutta la cartellonistica punta sulla foto di un lattante, a occhi chiusi e con la scritta “Io sono uno dei tanti bambini morti Sids”, ovvero la morte in culla, che, nei temi ricorrenti di chi si batte sul fronte anti vaccinista, sarebbe attribuibile al vaccino esavalente.

Come da più parti dimostrato però quell’immagine appartiene a un bambino che non è per niente morto, ora ha cinque anni, è del tutto vivo e pare anche vaccinato. La foto è stata acquistata online da un service che mette a disposizione materiali digitali per uso grafico pubblicitario ecc.

Ora tutto questo da me scritto meno di un anno fa mi sembra già vecchio e superato, il “Vaccino come espressione politica” è serenamente entrato nel dibattito istituzionale. Quello che un anno fa mi sembrava solamente un fenomeno di nicchia, che attribuivo al propagarsi sociale dell’analfabetismo funzionale di gruppi nati e alimentati nei social network, ora è un tema che dibattono giornalisti, uomini di governo, rappresentanti delle istituzioni.

Si discute di vaccini come se fosse un argomento su cui sia possibile confrontare le opinioni e ascoltare quello che ne pensa a proposito pinco o pallino. Voglio sperare che sia solo un tourbillon estivo, a settembre ci saranno altri problemi…Speriamo, ma come dicono i saggi delle mie fosche contrade natali: “I’atti n’en belli!” Tradotto sarebbe più o meno: “Le premesse non sono rassicuranti!”. Questa frase è attribuita, nella vulgata dell’umbria porchettara, al maiale che osserva il contadino fare la punta a un palo….



Gianluca Nicoletti

Giornalista, scrittore e voce della radio nazionale italiana. E' presidente della "Fondazione Cervelli Ribelll" attraverso cui realizza progetti legati alla neuro divergenza. E' padre di Tommy, giovane artista autistico su cui ha scritto 3 libri e realizzato due film.

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