Esprimere idee su un fatto tragico che riguarda ogni famiglia di disabile è sciacallaggio?
Vi pregherei di leggere con attenzione quanto qui è stato scritto sulla madre che ha ucciso i figli disabili per poi sparasi, lo trovate a questo link. Su questo pezzo mi è stato dato dello sciacallo, (mai successo in 35 anni di mestiere) o di volermi fare pubblicità spicciola (non vendo nulla pubblicità di che?) ora ditemi se esiste traccia di accuse e discriminazioni dirette al territorio in cui si è prodotto.
E’ la mia una riflessione generale, del caso ho appena accennato le circostanze e per questo allegato la fonte ANSA, proprio perchè lo ritenevo di portata universale. Da anni sottolineo una ricorrenza di scenario ogni volta che si verifica un episodio del genere. Di omicidio-suicidio di genitori di disabili ne ho parlato ogni volta che ne ho letto la notizia, continuerò a parlarne come tragedia assoluta e specifica, da non confondere con un caso di cronaca nera. Ho dedicato al tema interi capitoli dei miei libri e scritto vari articoli.
NOI PADRI DI AUTISTICI POTENZIALI ASSASSINI DEI NOSTRI FRAGILI FIGLIOLI
La mia riflessione anche in questo caso mi sembra sempre e comunque lecita. Non mi era mai capitato come questa volta una reazione come quella che qui sotto riporto, ho provato ad argomentare, ma è stato impossibile, l’unico problema di chi mi dava dello sciacallo era che qualcuno potesse pensare che la colpa del fatto fosse attribuibile alle associazioni o istituzioni sarde. Cosa che tra l’altro, ho mai detto e mai pensato. Ecco le reazioni:
Nicoletti ma non ha nemmeno una piccola remora nel pronunciare sentenze in una vicenda così tragica? Ne sa qualcosa di quale fosse la situazione familiare? Del tipo di assistenza e sostegno istituzionale del quale godevano? Del quadro familiare e delle vicende private? Ma non è preferibile un cauto e rispettoso silenzio? È sciacallaggio il suo Nicoletti e troppo ne sto vedendo intorno a questa vicenda.
Ho letto. Ho trovato offensivo il titolo (sono sarda e mamma di due bambini autistici e al fucile non ci ho mai pensato), ho trovato inopportuno il contenuto. Il fatto che lei sia un giornalista non la solleva dalla necessità di verificare prima di affermare, semmai il contrario. E non mi dilungo, sempre per rispetto alle persone coinvolte.
Lei non sa Nicoletti, che la Sardegna spende 140 milioni all’anno per finanziare quasi 40 mila progetti personalizzati per persone con grave disabilità, a gestione diretta o indiretta. Non sa che esistono progetti per i gravissimi allettati che permettono la permanenza nel nucleo familiare di persone che starebbero altrimenti in una rianimazione. Se ne esce che la Sardegna spende molti soldi riferendosi a quel centro fantasma – e inutile – per l’autismo. Nicoletti lei è semplicemente ignorante, non sa ma parla. Poi, se vuole, continui a difendersi con inutile qualunquismo.
Signor Nicoletti lei parla senza sapere , ignora cosa sia la realtà sarda, ignora che il più forte movimento di disabili e loro famiglie raggruppa più di cinquanta associazioni del settore e noi ne facciamo parte. Ignora che abbiamo più informazioni di lei per quanto riguarda l’accaduto e ne parliamo con rispetto e cognizione. Lei no, si butta su un fatto drammatico in modo qualunquistico e offensivo verso una comunità per farsi un po’ di pubblicità spicciola.
Potrei anche fare finta di nulla, sono post su Facebook infine, ma la cosa per cui non mi do pace è che dei genitori con problemi simili ai miei, di fronte a una tragedia di questa portata su cui comunque tutti hanno scritto, mi diano lezioni di deontologia perchè avrei dovuto dire che comunque questa famiglia viveva in un’isola felice per i disabili e quindi se è accaduto non è certo colpa delle istituzioni locali, tanto meno delle 50 associazioni che si sono indignate e dell’intero territorio che si è offeso….Tutto questo in realtà è privo di ogni fondamento per la semplice ragione che mai ho scritto che fosse un problema locale.
Quale è la mia colpa? Mi dispiace dirlo, ma penso che sia solo di aver riportato qui tempo fa una lettera su una bega locale che forse secondo loro avrei dovuto ignorare, esisteva su quel caso un’accesa divergenza tra associazioni riguardo all’impiego del denaro pubblico. Figuriamoci, guai a parlarne sono fatti loro!….(UNA VERGOGNA PER LA REGIONE SARDEGNA: FERMA DA ANNI LA STRUTTURA PER AUTISTICI COSTATA 3 MILIONI DI EURO)
Posso solo aggiungere che si poteva scegliere un pretesto meno meschino per esprimere divergenza di opinione. Aggiungo invece un commento sullo stesso caso che mi ha inviato Benedetta Demartis, presidentessa nazionale dell’ANGSA. La sua è una riflessione di ben più ampio respiro e visto che credo nell’utilità del confronto dialettico volentieri pubblico. (GN)
Ancora un dramma che riguarda la disabilità. Leggendo altre fonti sembra non si tratti di abbandono e solitudine. Non in questo caso. Mi torna in mente l’altro dramma successo a Novara solo un paio di anni fa. Anche in questo caso sembra ci fosse l’assistenza indiretta in denaro. Una sorella medico molto presente. Famiglia allargata e servizi sociali.
Proprio come per papà Spina credo si tratti di depressione. Quel male di vivere di cui soffre un gran numero di persone. Posso solo dire che a peggiorare il quadro, ci sono certe disabilità che mettono a dura prova l’equilibrio psichico più di altre disabilità.È un destino infame quello di chi ama perché non permette di uscire da quel “ricatto emotivo” che l’amore ci fa provare con i nostri cari più fragili.Dobbiamo noi genitori, figli o fratelli a imparare ad allontanarci un poco da loro, fare altro, parlare d’altro, per riprendere linfa vitale.Lo dobbiamo fare per “durare” più a lungo nel tempo e per concederci un poco di normalità. E per permettere ai nostri cari di vivere altre relazioni, altrettanto importanti.Certo che fuori casa ci servono altri supporti, altrimenti ci sentiremo e diventeremo indispensabili. Ma crolleremo prima, inevitabilmente.Dobbiamo costruire i supporti per il sostegno alla persona e alla famiglia.Io la vedo cosi.Benedetta Demartis
Concludo la rassegna con un ultimo pensiero di Mirella Vezza su Facebook che per me chiude la serie di tutti i commenti a questa tristissima storia. Giusto facciamo silenzio.
“Auguro di cuore a quella mamma che ha sparato ai figli disabili di non farcela. Glielo auguro di cuore, perché sono certa che è’ l’ultima cosa che vorrebbe. Perché se sopravvivesse dovrebbe convivere con il rimorso di non averli raggiunti e la cattiveria della gente. Perché dopo una vita sacrificata potrebbe essere il momento per chiudere gli occhi e riposare.Riposare la testa dai mille pensieri, riposare le mani da tutto quel prendersi cura che giorno dopo giorno ti sfinisce, riposare il cuore dal dolore di non vedere mai i tuoi figli sposati, lavorare, essere autonomi, essere normali, Riposare le gambe che tutto il santo giorno corrono s destra e a manca perché a nessuno manchi qualcosa.Riposa piccola grande mamma, riposa con i tuoi ragazzi , come si fa quando si mettono a letto da piccoli e si finisce per addormentarsi insieme. Non ti svegliare mamma, prenditi tutto il riposo e il sonno che in questa vita non ti è’ stato concesso…e che ti sia data l’opportunità di essere serena. La gente giudicherà, ma io posso immaginare quanto dolore è’ costato quello che hai fatto. Dormite ora, dormite tutti…. e tutti noi facciamo silenzio.”