Anche Diogene era autistico?
La Sindrome di Diogene è un disturbo acquisito del comportamento, più frequente nell’anziano, ma che può interessare tutte le età, caratterizzata da trascuratezza della persona e della casa con tendenza ad accumulare ogni sorta di oggetto. Senza andare necessariamente nella patologia, ognuno di noi può raccontare di un parente che “collezionava” le cose meno ovvie e, apparentemente, senza utilità.
La sindrome fa riferimento al filosofo Diogene di Sinope (IV secolo a. C.) che l’iconografia raffigura dentro una botte come consapevole scelta di vita. La stranezza del suo comportamento ha indotto alcuni studiosi a valutare la possibilità che fosse affetto da disturbi dello spettro autistico. L’ipotesi non è del tutto peregrina considerando il fatto che la patologia può interessare giovani affetti da schizofrenia e psicosi ossessivo-compulsiva. Si parla anche di una possibile eziologia organica dal momento che può associarsi a ritardo cognitivo.
Le persone affette dalla Sindrome di Diogene si caratterizzano per il totale isolamento sociale e la mancanza di igiene e cura personale che le porta a vestirsi in maniera non adeguata alle condizioni atmosferiche. I nostri figli neuro diversi hanno spesso bisogno di essere assistiti nel vestire. Io stessa preparo ciò che Benedetta indosserà lasciando a lei la libertà di decidere i colori e gli abbinamenti. Da poco più di un anno ha la capacità di affermare con sicurezza se ha freddo o caldo. Prima era capace di stare nuda in camera, con la finestra aperta, in pieno inverno.
Non possiamo negare che le storie di barbonismo domestico e sociale ci abbiano fatto riflettere sul futuro dei nostri figli. Tuttora l’autismo dell’adulto è considerato una patologia prettamente psichiatrica, inserito nelle psicosi gravi, verso il quale si continuano a usare farmaci per controllare un comportamento che, il più delle volte, ha solo bisogno di una comunicazione congrua ed efficace.
La psichiatria odierna, con l’eccezione di alcuni casi illuminati, è ancora costretta alla gestione delle emergenze con l’uso indiscriminato dei farmaci senza aver mai attivato percorsi diagnostico-terapeutici idonei. L’autismo adulto non solo non esiste, ma sono pochissimi gli psichiatri che vi si dedicano con coscienza. Se di fronte a un comportamento-problema o problematico si reagisce minacciando o, addirittura, eseguendo un Tso senza analizzare e capire cosa ha causato quel comportamento, la conseguenza non può essere che il fallimento della medicina asservita all’assistenza sociale.
Gabriella La Rovere