La scoperta dei ricercatori inglesi: L’ansia degli autistici si vince facendoli contare i battiti cardiaci
Conoscere e sapere interpretare gli stimoli che provengono dal nostro corpo: si tratta di una terapia pionieristica per combattere l’ansia e regolare il battito cardiaco che è stata sperimentata in un primo test clinico di questo genere in Inghilterra e che apprendiamo da un articolo uscito sul The Guardian .
Il trattamento è conosciuto come interocezione (parola mista che contiene il termine interno e percezione) ed è stato effettuato su 120 soggetti autistici, con importanti problemi d’ansia.
L’esperimento è stato fatto in seguito a una ricerca decennale della professoressa Sarah Garfinkel, psicologa all’Università del Sussex, basato sulle modalità attraverso le quali cuore e cervello influenzano le emozioni e il comportamento.
Gli ultimi studi, finanziati dall’ente benefico MQ: Transforming Mental Health, ora cercano di trasformare i risultati di questo esperimento in terapia.
“L’ansia è molto comune negli autistici. Il 50% di centro soffre di ansia molto forte e difficile da capire”.
L’abilità per armonizzare l’attività degli organi interni è chiamata Interocezione e ci sono prove che questa abilità è collegata a come un individuo sia in grado di riconoscere le proprie emozioni e provare empatia verso gli altri.
Garfinkel crede che un’interocezione alterata possa spiegare il perché i soggetti autistici hanno un’esperienza del mondo differente.
Il suo lavoro ha dimostrato che i soggetti autistici hanno serie difficoltà a decifrare il proprio battito cardiaco e più sono carenti in questa abilità, maggiore è la loro ansia.
Ai 120 partecipanti al test è stato chiesto di completare 8 sessioni di training per più settimane. Durante il training il loro battito cardiaco era tracciato in un pulssimetro e veniva chiesto loro di ascoltare il proprio cuore e contare quanti battiti faceva in un certo periodo. Quando davano la risposta esatta l’esercizio si ripeteva.
Interessante la testimonianza di Becka, 41 anni, di Brighton a cui è stato diagnosticato l’autismo in età adulta. “Davvero non mi ricordo un periodo della mia vita in cui sono stata ansiosa – ha detto – Qualsiasi cosa ho vissuto è sempre stata sovrastata dalla mia ansia”.
Becka combatte contro un disturbo sensoriale, dice che il mondo a volte lo percepisce come qualcosa “d’intenso, rumoroso, veloce e doloroso” e ciò contribuisce a crearle sensazioni di stress e ansia. A forza di focalizzarsi sul suo cuore e sul respiro ha imparato a gestire l’ansia e ha avuto quindi giovamenti dal training. “E bene sintonizzarsi sul battito del cuore – ha detto – “Non mi importa più se c’è confusione fuori o dentro, se posso concentrarmi su quello”.
Garfinkel da uno studio su autismo e empatia ha rilevato “un grafico che dimostrava come la reazione fisica alla vista di qualcuno in preda al dolore sia nei soggetti autistici in realtà più elevata. Ciò dimostra che in loro la reazione fisica al dolore negli altri sia maggiore di quanto si è portati a credere”.
Questa scoperta sembra confutare l’idea generale che gli autistici “manchino di empatia” ha spiegato la dottoressa. “I primissimi resoconti sull’autismo, infatti, si collegavano all’idea che gli autistici siano carenti di empatia. Per me questo non è affatto vero”.
Tuttavia gli autistici possono sentirsi disconnessi dalle loro stesse emozioni e sforzarsi di comprendere quello che gli altri provano. “Mi sono domandata se hanno questa risposta fisica elevata, se c’è qualcosa di alterato nella loro interocezione, nella loro capacità di percepire e utilizzare questi segnali”.
Un’ipotesi è che nei soggetti autistici le reazioni empatiche si manifestino a un livello cerebrale rapido e istintivo, rappresentato da cambiamenti nel battito cardiaco. Tuttavia il cervello potrebbe essere poco adatto all’ interpretazione di questi segnali e di conseguenza questi continui e inspiegabili aumenti della frequenza cardiaca potrebbero dare ai soggetti autistici la sensazione di essere minacciati ed essere causa della loro ansia.
Garfinkel spera che nuovi studi possano fornire ulteriori indizi per comprendere se tali ipotesi tutt’ora in fase d’indagine attiva sia corretta oppure no. Ai partecipanti sarà scansionato il cervello prima e dopo il training per osservare se ci sono dei cambiamenti nell’area cerebrale chiamata insula che rileva l’attività cardiaca legata a stati emozionali.
Test fai-da-te per la consapevolezza della propria interocezione
1) Trova un posto tranquillo.
2) Imposta il timer per un minuto.
3) Chiudi gli occhi e cerca di concentrarti sul tuo battito cardiaco. Quando sei pronto, fai partire il timer, e cerca di contare il tuo battito cardiaco per un minuto.
4) Ripeti l’esercizio ma questa volta senti le tue pulsazioni per prendere un’accurata lettura della tua frequenza cardiaca.
Consiglio: se hai difficoltà di sintonizzarti sul tuo battito cardiaco, prova a correre su e giù per le scale o fare qualche salto fino a che il tuo cuore comincia a battere forte e cerca di rimanere così finché non ritorna normale.