Il simbolo dell’anti-scienza nel vecchio telefono della Bonaccorti
In questi sgoccioli di 2018 si affaccia una polemichina trattata dai media come una notiziola bassa che al massimo interessa le pagine di costume. Si tratta di uno spot televisivo che era trasmesso sui canali Rai e che pubblicizzava “Obbiettivo risarcimento”. In sintesi uno studio legale specializzato in risarcimenti da danni sanitari che pubblicizza il proprio servizio. Il sindacato dei Medici Italiani SMI ha ottenuto che la Rai ritirasse lo spot che altro non farebbe che aumentare il senso di sfiducia verso la classe medica e la medicina in generale, che spesso porta a casi di aggressione fisica da parte di familiari di pazienti. Spot che tra le altre cose colpevolizzerebbe i medici ignorando la più recente normativa che attribuisce responsabilità multifattoriali ai danni sanitari ai pazienti (vedi comunicato del sindacato medici).
Tutto questo comunque fa fare una pessima figura al Servizio Pubblico, spesso in odore di disattenzione verso la cultura scientifica, la Rai ancora ancora si arrocca dietro all’icona del formidabile novantenne di Piero Angela e del bravissimo figliolo, conserva felici oasi nei programmi di Iacona e qualche altro collega, ma nella sua espressione pop è ancora faticoso trovare ambiti in cui la scienza medica venga difesa dalle sue più attuali mistificazioni. Anzi guaritori e taumaturgi di ogni tipo hanno spesso spazi e ospitate nei contenitori più popolari.
IL TELEFONO SUBLIMINALE
Nello specifico però lo spot della Bonaccorti, nel goffo proporlo e poi ritirarlo in tutta fretta, rischierà di diventare ugualmente una bandiera della “libertà di scelta” . C’è da scommettere che Enrica diventerà una nuova paladina della guerra alla “Medicina ufficiale” (quella dei cattivi e prezzolati per intendersi).
L’Italia è un paese anagraficamente avanzato. I pazienti di conseguenza sono per lo più anziani. Più patologie sì hanno più aumenta la peecentuale di insuccesso su alcune di queste. La causa la intenta il parente giovane, ma deve convincere papà /mamma a firmare il ricorso. Qui entra in gioco l’Enrica: volto conosciuto, rassicurante, che fa trasmissioni utili alla radio, che ricordiamo per lo spettacolo con il telefono in tv. Quel telefono, l’apparecchio che per 50 anni è stato uguale e non il “telefonino” come lo chiamano gli anziani. Non il telefono di casa di adesso, quello sul quale chiamano per dare fregature (ormai rispondono solo i vecchi). (Lucia Ghirotti)
E’ l’amara realtà espressa da uno spot che suggerisce una maniera per tentare la gioventù “con diritto di scelta” al sogno mettere in tasca un gruzzoletto facendo causa ai rappresentanti dei poteri forti e negatori della “medicina dolce-alternativa-naturale”.
Per il necessario avallo della “parte lesa” nonni e nonne lasciati davanti al televisore nell’ultimo mezzo secolo, fa leva sulla memoria catodica di quello che rimane in vita dell’ “abbonato in prima fila.” Gente tenacemente analogica che ancora ricorda quando, negli anni d’oro della genesi del talk del soffritto, Enrica rispondeva al telefono entrando nelle case degli italiani. Il messaggio subliminale del vecchio telefono grigio che appare nello spoglio arredamento dello spot anti medici ha la funzione di stimolatore “Techeté” nella memoria umarellica dell’utente medio di tv generalista che ancora ha in quell’apparecchio di plastica color tortora l’unico terminale aperto verso il resto del mondo.
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