Pensare Ribelle
Quando una donna “cervello ribelle” si guarda allo specchio
Sono soddisfazioni…Riporto qui la storia personale di una lettrice di “Io figlio di mio figlio” , che raccontandomela mi restituisce merito alla fatica di averlo scritto. E’ quello un libro su cui avevo molto investito emotivamente, ma che ha lasciato il tempo che ha trovato. Molti mi hanno detto che è troppo difficile, altri troppo personale, altri ancora che parla troppo poco di Tommy e troppo di me e loro si aspettavano il seguito degli altri due.
Sapevo di aver scritto un libro non semplice da elaborare e soprattutto zeppo di troppi stimoli differenti per essere considerato a tema unitario e riassumibile in poche parole. Parlo della mia infanzia…E chi se ne frega direte! Parlo della mia vicenda professionale…Doppio chi se ne frega! Metto in appendice la diagnosi del mio essere Asperger…Triplo chi se ne frega, che sarà mai siamo abituati a confessioni ben più torbide e intriganti! Aggiungo qualche riflessione sull’ossessione dei vaccini, sulla contemporaneità,con richiami storici ….Sai che barba!!! Azzardo una teoria sull’autismo come laboratorio della prossima tappa evolutiva dell’umanità, accenno al baculum che ci siamo persi, azzardando che ci perderemo anche un bel cascame di sovrastrutture emotive come fossero la coda o i denti del giudizio…Siamo già a Super Quark e tutti hanno cambiato canale per seguire Giacobbo e la Grande Piramide.
Questa lettrice mi conferma semplicemente che esiste, oltre me, una categoria ben classificabile di “cervelli ribelli” di cui ho stilato persino il manifesto…
MANIFESTO DEI CERVELLI RIBELLI
Potrebbe essere un decalogo condiviso da chiunque voglia riconoscersi in comportamenti e modi di sentire che nulla hanno di patologico, ma sono i segnali di una diversa maniera di percepire se stessi e il mondo circostante. Siamo tutte persone che conducono vite “normali” ma con grande fatica a compensare il dislivello percettivo tra noi e le persone che ci circondano. Siamo classificati comunque in diverse maniere di cui i termini più delicati sono “mezzi matti”, “spostati”, “insensibili”, “incostanti”, “narcisisti”, “autocentrati”. O nella sintesi più cruda: “stronzi presuntuosi”. Il nostro difetto è dare l’impressione di poter serenamente fare a meno dei sentimenti, delle strategie socializzanti, della pesantezza degli obblighi sociali, delle liturgie collettive, dei sorrisi compiacenti, degli abbracci soffocanti, dei legami strangolanti.
Parto dal riflesso, da quell’immagine aliena che mi appare ogni volta che mi specchio…
…per risalire alle origini di un mistero che solo adesso sembra finalmente rivelarsi.
Ciò che racconterò è parte di me, qualcosa descritto a cuore aperto, senza filtri, e senza secondi fini.. solo per il desiderio di condividere un’esperienza, qualcosa di positivo che è emerso grazie al suo libro.
Nel mio armadio vi sono:
– 7 paia di jeans (stesso modello, stesso colore);
– una ventina di golfini (stesso modello, ma differente colore);
– un indefinito numero di top, da indossare sotto il golfino (stesso modello, ma differente colore);
– una decina di abiti dal taglio semplice (stesso modello, ma differente colore)
– poche altre cose in più, e naturalmente scarpe tutte dello stesso modello ma di diverso colore..
Tutto quanto listato sopra è rigorosamente in tessuto di COTONE, poiché detesto la lana e tanto più le fibre sintetiche.
Vesto in ugual modo sia d’estate che d’inverno, l’unica differenza consiste nel numero di strati.. l’inverno italiano ahimè obbliga a doversi riparare dal freddo.
Ho 43 anni e vivo per conto mio, sola, da 25. Sono una maniaca dell’ordine e della pulizia. Quando esco di casa devo lasciare sempre tutto a posto.. l’idea che ci sia disordine mi mette ansia, e non mi consentirebbe di trascorrere serenamente il tempo in ufficio, in vacanza, o semplicemente lontana dalle mie mura.
Lavorare non mi è mai pesato, anzi.. Spesso considero una manna dal cielo gli impegni che l’attuale privilegiata posizione mi procura, e che mi costringono a declinare eventuali inviti per occasioni più o meno mondane.
Col senno di poi, forse è proprio per evitare la vita sociale, che nel passato, sin dall’adolescenza, iniziai a cercare di occupare il tempo libero lavorando (baby sitter, cameriera, hostess di fiera, ecc ecc ecc..),
Non sono mai stata capace di intrattenere relazioni interpersonali a lungo termine (né amicizie, né fidanzati). Ho una forte repulsione per la banalità e per le masse… Mentre invece coltivo una passione sfrenata per il cervello delle persone.. Quando conosco o inciampo in qualcuno interessante e cerebralmente molto attivo impazzisco, lo avvolgo a bozzolo, e cerco di carpirne ogni sfumatura…. salvo poi gettarlo via, non appena si siano esaurite tutte le sue cartucce buone.
Sono un’osservatrice ossessivo-compulsiva. Scandaglio ogni dettaglio delle persone che mi circondano, dal comportamento alla gestualità, dal modo di vestire al tono di voce, alle parole che usano.
Odio la luce, il giorno e talvolta anche il sole, poiché mi inquietano. Di solito inizio a calmarmi verso le 17-18, quando la giornata volge al termine. Amo l’oscurità e silenzio. Di notte adoro lavorare, pensare, leggere, gioire, mangiare, ascoltare musica… cose che al mio cervello sembra impossibile fare di giorno,
All’inizio del 4° anno delle scuole superiori, per motivi che non sto qui a raccontare, mi sono ritrovata completamente esclusa da qualsivoglia interazione con gli altri compagni di classe.
Dopo ben due anni di totale isolamento, i professori mi presentarono alla commissione di maturità con un giudizio che recitava più o meno quanto segue: “L’allieva negli ultimi due anni si è isolata dal resto della classe, ma proprio questo allontanamento dal gruppo l’ha portata a raggiungere risultati estremamente brillanti in tutte le discipline.”
Non ho mai misurato il mio Q.I. ma direi che sia nella norma. Mi sono diplomata e poi laureata in architettura dedicando allo studio un tempo quasi insignificante. (A dire il vero io sognavo di diventare psicologa, ma in casa tale facoltà era percepita quasi peggio del DAMS 🙂 )
Successivamente ho costruito una carriera professionale di cui andar fieri, sebbene in settore completamente differente… e forse anche questa non è che l’ennesima testimonianza di una certa flessibilità intellettiva.
Per ben 23 anni, tra i 12 e i 35, sono stata prigioniera di due bruttissime bestie, che si chiamano Anoressia e Bulimia, ma sulle quali alla fine ho vinto io, e le lascio immaginare con quale gioia e soddisfazione.
Quando parlo con qualcuno fisso sempre nel vuoto e difficilmente riesco a guardare negli occhi l’interlocutore. Anni fa mi chiesero il perché di questo atteggiamento ed io risposi così: “Guardo nel vuoto perché mentre parlo devo vedere il pensiero che sto costruendo e devo capire se ‘sta in piedi’ oppure no.”.
Tutta una vita a cercare di capire il perché della storia di cui sopra (di cui ho fatto una super sintesi)..
Perché io mi ritrovi ogni giorno a dover recitare un ruolo che non mi appartiene, ma che purtroppo devo, per confondermi tra i normali, per lavorare, per sopravvivere?
E allora… Sarà stata colpa dei continui trasferimenti in età infantile, a causa del lavoro dei genitori, che mi hanno fatta crescere senza radici e senza legami… oppure sono strana a causa dei disordini alimentari.. e allora giù a cercare il motivo del perché tali disordini proprio a me.. oppure sono strana perché fa figo… oppure chi lo sa… e poi sarà per tutto questo che ho attirato e continuo ad attirare per lo più persone stravaganti (e qui mi riferisco alle relazioni personali e amorose)
Tutta una vita a cercare di capire perché e poi un giorno capita tra le mani un volume che riesce a farti fare pace con te stessa…
E la sensazione che si prova è indescrivibile. É come se mi fossi tolta un macigno dallo stomaco.
Quasi quasi ho smesso con le domande.. e sto prendendo coscienza, con serenità, che non sono sbagliata.. che non mi devo sentire in colpa per come sono.. Se sono trasparente e senza filtri, è perché il mio DNA mi vuole così.. e non ha senso andare contro natura.
Però non potevo tenere tutta questa scoperta e questa incontenibile euforia solo per me, e allora ho immediatamente chiesto a mia madre di leggere appena possibile “Figlio di mio figlio”.
Premetto che ho una madre stupenda, la quale da tempo mi chiama la sua Alphacentaurina, in quanto ritiene che io provenga da un altro pianeta e che non sia terrestre… perché talvolta è troppo anche per chi, come lei, mi ha generato ed è abituato alle mie stranezze.
É lei che scherzandoci su, un giorno mi disse “Tu sei Asperger”.. ed io lì per lì le risi in faccia, sino a che, Asperger o no, nel libro qualche riscontro c’è stato e non ha lasciato indifferente nessuna delle due.
Iniziò la lettura appena glielo chiesi, e più lei leggeva e più le chiedevo: “Allora? Che mi dici? Cosa te ne pare?” E lei candidamente rispondeva “Non ho bisogno di leggere per sapere, io questo già lo vivo quotidianamente con te.”
Ma il dramma non tardò a rivelarsi.. E così quando giunse alla parte in cui lei accenna alle sue origini e a un particolare trascorso familiare.. a quel punto le è stato impossibile trattenere le lacrime.. e capire che sua figlia, probabilmente, non è solo il risultato di un particolare DNA, ma la combinazione tra un dato patrimonio genetico e un preciso contesto familiare.
E a questo punto mi verrebbe da urlare Eureka… perché dopo decenni di polvere nascosta sotto il tappeto, finalmente c’è stata la volontà di affrontare, scrostare, scavare, capire e riportare la luce su affreschi di vita quotidiana da troppo tempo sepolti. Come se al “lume della ragione” tutto si facesse più semplice.. e gli attriti derivanti da incomprensibili incomprensioni non apparissero più come altissime cime da scalare con fatica..
Perché in fondo, quando si conosce la causa di un problema, è più semplice trovarne la soluzione.
Grazie per aver condiviso il suo essere Asperger, grazie per questa preziosa testimonianza.
Alice
PS: in una bellissima intervista a Soul, Umberto Galimberti dichiarava la grande importanza che rivestono i libri (soprattutto i grandi classici) nell’educare le persone ai sentimenti.. e come di questa educazione oggi si senta fortemente la mancanza (data la carenza di buoni lettori). Vorrei affiancare ai grandi classici i testi come il suo, che diventano bussole imprescindibili in questa epoca moderna e bizzarra, nella quale ormai si naviga per lo più a vista, e non sappiamo più chi siamo.