L’ometto del parcheggino di via Cadore a Cremona
A Cremona in via Cadore è in atto una guerra privata contro un’associazione che si occupa di integrazione di disabili, attraverso la pratica del Baskin, una forma di basket inclusivo. Alcune settimane fa era apparso un biglietto sul cartello del cantiere di realizzazione della nuova sede: “E quindi? Una marea di handicappati qui, in via Cadore, che magari prendono pure i parcheggi riservati. Avete sbagliato via”. Domenica il misterioso odiatore si è rifatto vivo con un biglietto ancora più bellicoso: “Non è questione di handicap, è una questione di parcheggi” si legge sul foglio, scritto a mano. “Ve lo siete fatti fare il parcheggino riservato, rubandolo a noi residenti. Avete dichiarato guerra, e guerra sia”. Ci sembra di vederlo questo “umarell” livoroso che teme di perdere spazi di parcheggio per la propria auto d’epoca, che terrà pulita come nuova lavandola, solo la domenica appunto…, alle fontanelle pubbliche. È lo stesso che lascia cartelli d’insulti condominiali, lo stesso che non vede oltre i confini del proprio misero senso di possesso, lo stesso che vorrebbe chiudere, delimitare, sigillare quelli che pensa essere i propri e esclusivi spazi vitali. Lo stesso che finge di non sapere che quel parcheggio potrebbe tornargli utile quando l’età e gli acciacchi, acuiti dalla sua cattiveria, lo potrebbero mettere tra i possibili utenti di uno stallo con le strisce gialle. (Guarda il video LA STAMPA )
IL COMMENTO DI GABRIELLA LA ROVERE
Ieri i giornali hanno riportato l’ennesimo caso di prepotenza, cinismo, strafottenza e noncuranza dei bisogni delle categorie più fragili. Il parcheggio destinato ai disabili sembra essere l’oggetto del desiderio di quelle persone sempre di corsa, con un contaminuti acceso nella testa a scandire lo scorrere del tempo.
Si calcola che più di un miliardo di persone nel mondo sia disabile e con tale termine si intende non solo una disabilità motoria o cognitiva, ma tutte quelle situazioni che, per età o malattia, riducono la possibilità di godere a pieno della vita quotidiana. Nessuno di noi si può sentire immune dal passare ad uno stato di parziale o totale dipendenza dagli altri, dal diventare estraneo alla norma collettiva.
Ciò che brutalmente emergeva dall’episodio riportato nella cronaca era la totale mancanza di rispetto, la violenza becera esercitata per il possesso di una macchina potente a garantirne la supremazia. In quel parcheggio rivendicato con sgassate di motore si è calpestato il rispetto, parola che la società sta lentamente dimenticando. Rispetto che significa riconoscere l’altro da noi come persona e quindi con gli stessi diritti.
E nuovamente irrompe il concetto di società inclusiva che a fatica viene accolto. Su quali basi si deve fondare? Charles Gardou parla di cinque assiomi, cinque punti assolutamente imprescindibili:
- Nessuno ha l’esclusività del patrimonio sociale e umano
- L’esclusività della norma non appartiene a nessuno e la diversità siamo tutti noi
- Non c’è vita minuscola o maiuscola
- Vivere senza esistere è la più crudele delle esclusioni
- Ogni essere umano è nato per l’equità e la libertà
Credo che mai come in questo periodo sia difficile per noi genitori affrontare e superare gli ostacoli che ci vengono posti, uno dopo l’altro, senza darci il tempo di respirare, di recuperare le forze. Siamo spesso messi di fronte a scelte istituzionali discutibili che riducono sempre più la possibilità per noi e i nostri figli di avere una vita dignitosa e partecipativa. La logica di tali comportamenti politici poggia sulla incoerenza della nostra risposta, sia per la stanchezza che per una tendenza a rimanere isolati, racchiusi in un dolore che si autoalimenta, abituati a sopportare tutto per cultura cristiana.
Riportare il rispetto all’interno della vita sociale ha bisogno dell’educazione, che sicuramente trova nella scuola il suo luogo principe, ma all’esercizio della quale siamo tutti chiamati.
Gabriella La Rovere