Sabrina Paravicini, le ricordiamo che noi autistici per niente gentili abbiamo un nome…
Gentile Sabrina Paravicini devo farle una domanda: perché nel suo libro “Io ragiono con il cuore” descrive in quasi un intero capitolo il film “Tommy e gli altri” senza nemmeno nominarlo? Non cita il titolo, gli autori, i nomi dei protagonisti di cui ampiamente parla. Non è certo una scelta editoriale perché in quel libro cita chiunque abbia solamente lambito, anche fuggevolmente, la gloriosa creazione del suo film sul lato gentile dell’autismo “Be Kind”. Al contrario, paradossalmente, pur raccontando le vicende della maggior parte dei ragazzi protagonisti del “nostro” viaggio nel lato problematico dell’autismo, evita con puntiglio di dare anche solo un minimo riferimento di contesto rispetto alle storie di cui parla. Proprio come fossimo clandestini senza nome. Lei è del mestiere, come lo sono io…Sa bene che è una scorrettezza, lei ha tutta la libertà di criticare o prendere le distanze ma fingere che un’opera di cui parla non abbia titolo autori e protagonisti no…
Di me poi scrive: “l’autore del film si immagina uno scenario apocalittico: il suo adorato figliolo rinchiuso da qualche parte, e gli vengono rasati i capelli , capelli dove lui ha lasciato tante lacrime e tante carezze.” Sarà che di natura sono sospettoso, ma sembra quasi che a lei sorprenda questo pensiero “apocalittico”, le suoni tanto come un’esagerazione, qualcosa che non appartiene al mondo che lei conosce. Come pure si meraviglia di tutto quello che racconto, madri disperate, genitori confusi, ragazzi oppositivi. Cara Sabrina guardi che l’autismo è anche questo…Soprattutto questo. E’ sofferenza, angustia, solitudine, rimpianto…Lei ragiona con il cuore e ha tanti begli amici carini, la posso anche capire, ma noi, ogni tanto ci sentiamo circondati da gente di merda. Detto questo non cambieremmo mai i nostri figli con altri più pulitini e politically correct.
Seguo nella lettura dove alla perplessità del suo ragazzo che le domanda se anche lui potrebbe finire così lei, risponde:“certo che no amore, io ci sarò sempre tu sarai sempre con me!”
E’ suo sacrosanto diritto ad avere tutte le certezze possibili e augurabili, ma sa che veramente non è gentile che nella sua visione “felice” dell’autismo, mezza pagina dopo, il suo Nino le dica: “Mamma ho visto cose orribili sull’autismo in quel documentario, persone che non parlano, che dondolavano, che saltavano, che gridavano” – e aggiunge: “Io sono guarito, non sono più autistico.” …”Si tesoro, le risponde lei- credo che tu abbia superato l’autismo…”
Lei scrive anche che proprio dalla visone del nostro film nasce l’interrogarsi di suo figlio sulla sindrome, non mi sembra cosa da poco cara Sabrina, ma proprio per questo come mai i “cervelli ribelli” che dall’autismo non “guariranno” mai meritano l’anonimato? La scomunica ci tocca solo perché abbiamo fatto vedere i mostri spaventosi che l’hanno messa in crisi?
Lei ha fatto il suo film sull’autismo e lecitamente ha parlato del suo punto di vista, ma perché il nostro lo guarda con quell’arietta schifatella da signora di Roma nord che si è accorta di aver pestato la cacca di un cagnolino? (Siamo anche vicini di casa, lo sappia…)
Soprattutto perché parla di noi autistici brutti e cattivi facendo finta che non abbiamo un nome? Ne cita a centinaia di nomi nel suo libro, da tutte le tate e maestre possibili a scrittori, musicisti, politici, registi, amici di famiglia, colleghi.
C’è posto per Emma Bonino, Samantha Cristoforetti, Roberto Saviano, lo sponsor Gucci…Ci sono tutti…
Ma solo gli autistici sfigati, che saremmo noi, sono descritti ma non citati, come fossimo qualcosa di indicibile.
Concordo che non c’entriamo un piffero con la sua idea di “Un viaggio gentile all’interno della diversità” però se ci usa per riempire pagine almeno ci dia la dignità di avere un nome.
Le ricordo che il film “Tommy e gli altri” è stato prodotto senza chiedere un soldo di denaro pubblico ma solo attraverso un crowdfunding di familiari di autistici e i loro amici. Non è stato presentato a nessun Festiva Internazionale perché è stato distribuito immediatamente da Sky Arte e Sky Cinema, successivamente da Paramount tv. E’ stato al centro di una campagna di diffusione della cultura sulla neurodiversità sostenuta dal MIUR e da Sky, lo hanno visto migliaia di studenti di licei da tutta Italia. L’abbiamo prodotto per far riflettere quel film Sabrina, non per far vedere al mondo quanto siamo arguti e teneroni.
Il film che lei si fa scrupolo persino di citare, pur parlandone, non ha nulla di gentile perché a noi non interessa ingentilire un dilemma che non ci fa dormire la notte, sappiamo di non essere immortali e dei nostri autistici per niente “carini” non sappiamo davvero quale sarà il destino.
Sabrina riesce a non essere “apocalittica” come me? Sono felice per lei, evidentemente già sa che al suo Nino ci penserà Saviano.