I genitori eheretisti che curano l’autismo con il digiuno e il succo di limone
Talvolta ritornano. Purtroppo i birbaccioni sono sempre in agguato pronti a stringere nelle loro spire genitori provati psicologicamente da una diagnosi non facile da digerire. L’autismo fa paura, è inutile che ci giriamo intorno. I social hanno permesso la condivisione delle frustrazioni, del dolore, del senso di impotenza, della fatica quotidiana, della condanna a vita. Niente più ristorante, vacanze, cinema, teatro, shopping, il semplice dolce far niente.
È normale non accettare una situazione così drammatica e attaccarsi a ogni minimo appiglio sia per disconoscere la possibilità che il figlio sia nello spettro, sia per provare la cura miracolosa che lo guarirà..
Dopo decine di articoli di denuncia su questo sito, non immaginavo che mi sarei imbattuta in genitori ehretisti, seguaci di un’idea alimentare totalmente scellerata, per non dire pericolosa per la salute, in grado di liberare il proprio figlio dall’autismo, così come si farebbe con un clistere.
Tutto risale ad Arnold Ehret (1866 – 1922), professore di disegno (!) che formulò la dieta senza muco in grado di guarire da malattie incurabili. Questo regime alimentare si basa sull’uso del digiuno, di frutta, di verdura e succo di limone, utili per rimuovere il cosiddetto muco dal corpo, ossia la somma di umori collosi causa di intossicazioni.
Non credo che Ehret avesse pensato all’autismo. E qui entrano in scena i birbaccioni, spesso sedicenti nutrizionisti o medici alternativi, con attestati a corsi falsi in università inverosimili, messi in bella mostra sulle pareti della sala d’aspetto, che usano la fragilità di alcuni genitori per arricchire la proprie tasche. Non importa se il ragazzo autistico peggiora progressivamente nel comportamento, c’è sempre la risposta pronta. “È normale tutto questo perché significa che si sta depurando!”
Nessuno si preoccupa dell’eccessiva magrezza, al limite della cachessia e indigna il disinteresse dei servizi sociali che dovrebbero vegliare proprio si questo tipo di abusi. Certe situazioni non devono essere taciute, siamo responsabili del danno che viene perpetrato con dolo a carico della categorie fragili. Non possiamo permetterci di dire “Non mi riguarda!” perché siamo tutti chiamati, per coscienza civile oltre che cristiana, a vigilare sulla salute e la felicità di queste persone.
Gabriella La Rovere