Cosa è accaduto in concreto il 2 aprile per il Casale delle Arti e dei Mestieri
In questi giorni sto ricevendo prevalentemente due tipi di telefonate o messaggi; alla prima categoria appartengono le persone che mi chiedono: “allora ve l’hanno dato il Casale? Avete vinto la vostra battaglia?”, dell’altra invece fanno parte genitori disperati che mi chiedono di poter annettere i loro figli al progetto. Questi ultimi sono davvero tanti e davvero leggo nelle loro parole il senso di chi chiede un estremo favore.
Voglio qui rispondere a entrambe le richieste: non abbiamo avuto alcun casale in concessione, in uso, in prestito, in regalo o in affitto. La nostra battaglia di anni per recuperare alla collettività un bellissimo casale abbandonato al degrado in una zona centrale di Roma non ha ancora avuto alcun esito. Quello che è accaduto il 2 aprile con solenne partecipazione della Sindaca Virgina Raggi e del Ministro Marco Bussetti non ha di concreto mosso di una virgola il “mistero” che circonda tuttora il Casale Gomenizza. Per quello che ne sappiamo è ancora abbandonato e occupato da senza tetto come testimoniammo a novembre 2018.
La novità è che il progetto chiamato “Casale delle arti e dei mestieri” che è stato da noi pensato e scritto ora è iniziato sperimentalmente in due Istituti Tecnici Agrari romani, per la precisione il Giuseppe Garibaldi e l’Emilio Sereni. Il capofila della sperimentazione è il MIUR, i partner oltre alla Onlus Insettopia da me rappresentata, sono l’ Università di Tor Vergata, che con i suoi neuropsichiatri e psicologi specializzati in autismo ha la direzione scientifica e ci aiuterà a creare un modello replicabile della sperimentazione.
Il Comune di Roma e Città Metropolitana partecipano al progetto fornendo supporto in servizi. Ognuna di queste parti è legata alle altre da protocolli d’intesa specifici sulle attività del progetto. La sperimentazione, almeno fino alla fine di questo anno scolastico, è limitata agli studenti delle due scuole.Per le specifiche sul progetto rimando a un articolo precedente.
Io comunque sono ottimista, anche se per me è una circostanza eccezionale esserlo. Sono consapevole che un primo importante passo è stato fatto, abbiamo coinvolto istituzioni importanti a condividere quella che all’inizio sembrava solo un’idea utopica. Ancora di più abbiamo a disposizione del progetto delle professionalità e dei mezzi di prim’ordine sia dal punto di di vista agro-alimentare sia imprenditoriale, sia clinico abilitativo. Parlo del personale delle due scuole, nei clinici dell’Università e dei tecnici del Comune. Da parte mia e della factory “Cervelli Ribelli” mi sembra di aver dato abbastanza prove in passato di sapere quale sia la maniera migliore di costruire un brand efficace e di comunicarlo nella migliore delle maniere.
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Il lavoro per noi inizia ora. I tagli del nastro e i discorsi augurali fanno parte del passato. Adesso dobbiamo costruire passo dopo passo un percorso solido e replicabile per i nostri ragazzi. Non abbiamo tantissimo tempo e non è assolutamente facile rendere concreto qualcosa di cui ancora non esistono esempi già consolidati. Siamo pionieri e ne siamo consapevoli, ancora in Italia non si era mai visto un impegno istituzionale concreto così articolato e ponderoso su un’idea folle come la nostra, folle ma meravigliosa.
Lo scopo è di creare il modello, farne un format replicabile in altre realtà, poi chiaramente continueremo a batterci per avere spazi anche al di fuori delle scuole, nessuno dei nostri ragazzi resterà per tutta la vita in quei due istituti, si daranno il cambio con altri ragazzi e per loro dovremo costruire nuove realtà nel tessuto cittadino, il Casale Gomenizza a Roma potrebbe essere una di quelle, ma spero che potranno essercene tante altre in tutta Italia. Magari se qualche altro genitore avesse voglia di tirarsi su le maniche invece di guardare da dietro l’angolo, mormorare e aspettare, faremmo ancora prima e faticheremo meno.
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