L’Art Brut in versione donna incanta Vienna. E le opere “neurodiverse” fanno tendenza e tirano sul mercato
L’Art Brut nella meravigliosa e affascinante Vienna è una forma d’arte assolutamente seria. La Capitale dell’Austria, carica di storia e bellezza non è rimasta congelata agli splendori asburgici ma è una città culturalmente viva, curiosa, giovane, aperta alla contemporaneità, alla sperimentazione, alle nuove tendenze. L’art brut (o grezza, termine inventato nel 1945 da Jean Dubuffet per indicare opere d’arte realizzate da persone creative ricoverate negli ospedali psichiatrici) che oggi significa espressione creative e artistica della neurodiversità, degli outsider, degli anomali, fa parte, da tempo della tradizione artistica austriaca. Anche in questo caso la patria di Sissi è stata all’avanguardia. Basti pensare alla collezione della clinica psichiatrica di Heidelberg, avviata nel 1919 dal medico e storico Hans Prinzhorn che vanta oggi più di cinque mila opere. E poi la clinica psichiatrica Maria Gugging, fondata nel 1889 e chiusa nel 2007 che proponeva atelier artistici per i pazienti. Oggi la clinica è sede del Museo Gugging.
A Vienna in questi giorni è possibile visitare una mostra di Art Brut al femminile ospitata nella celeberrima e sontuosa sede della Bank Kunstforum Wien. Esposte 315 opere di donne che hanno preso parte all’ Art Brut dal 1860 ad oggi. Qualche notizia per far capire l’importanza di questo luogo di esposizione. La Banca Austria Kunstforum è il luogo prediletto dagli amanti dell’arte soprattutto moderna e contemporanea, un pò come la Tate londinese. Ogni anno circa 250.000 visitatori per le mostre temporanee: una cosa unica nel mondo. I principali musei del mondo espongono qui le loro opere, come anche i collezionisti privati. Sono passate di qui opere di Van Gogh, Miro, Kandisky Chagall, Warhol Lichtenstein ecc. Dal 2000 vengono allestite anche mostre di artisti contemporanei.
In realtà l’Art Brut, negli ultimi anni, ha guadagnato un grande interesse, anche perché non è più confinata nella sfera degli ospedali psichiatrici ma abbraccia artisti di varie anomalie, i “lupi solitari”, i disabili fisici. Le barriere tra l’Art Brut e La cosiddetta “arte alta” sono cadute, c’è un interesse generale del mercato dell’arte, una considerazione “vera” e non dettata da pietismi e atti di compassione per questi artisti eccentrici finora nascosti o emarginati ma ora stanno uscendo alla luce del sole. E l’Art Brut è sempre più al centro dell’attenzione del mondo internazionale dell’arte. Le curatrici della mostra viennese Ingried Brugger e Hannah Rieger hanno deciso di non pubblicare le biografie delle artiste a fianco delle loro opere. Si tratta spesso di vite tragiche, di isolamento, come nel caso di Ida Maly, che frequentò l’Accademia di arti applicate di Vienna. Venne poi internata in un ospedale psichiatrico dove continua la sua produzione artistica fino al 1941, quando è vittima del programma nazista di eutanasia.
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