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La Asl non passa anche l’amore? La normale storia atipica di Yuri Tuci

Milano, 16 giugno 2019, Fabbrica del Vapore. Elisa Beth Bonarda, improvvisandosi critica teatrale, va in missione “Per noi autistici” a far due chiacchiere con Yuri Tuci, co-autore e interprete della performance “Out is me – una normale storia atipica” uno spettacolo di Lorenzo Clemente, Francesco Gori e Yuri Tuci, regia di Francesco Gori, produzione Casazoo. Yuri Tuci, attore, 35 anni, autistico ad alto funzionamento di Prato, racconta per noi a Beth del suo spettacolo e di tante altre cose di cui fa molto comodo a tutti non sentir parlare.

 

Lettera di Elisa a Gianluca

Come volevasi dimostrare, Gianluca, è stato un pugno allo stomaco, un calcio nel culo. Lo spettacolo. L’incontro con Yuri e il suo (grande) papà. Tutto quanto.

Ma partirei da un breve scambio di battute con il protagonista, avuto davanti ad una birra sarda non filtrata, a fine spettacolo, per farti inquadrare il personaggio.

“Qual è il tuo punto di forza?”Gli chiedo io.

“La memoria. Già a cinque anni leggevo una pagina e la ripetevo tutta d’un fiato. La memoria da elefante mi ha salvato.”

“E le tue difficoltà?”

“La dieta. Il portafoglio bucato. E faccio ancora fatica a organizzare le azioni quotidiane. Per quelle purtroppo ho la memoria del pesce rosso, devo segnarmi tutto o mi perdo”.

“Sei stato diagnosticato a 18 mesi, molto piccolo, mi raccontava prima tuo padre. Ma a che età ti sei accorto davvero di essere autistico?” 

“Con l’adolescenza. Diciamo.. tra l’adolescenza e i 18 anni”.

“E come è stato? Cosa si prova? Sai, te lo chiedo perchè penso a mio figlio che adesso ha 7 anni, a cosa proverà da grande, quando prenderà coscienza di tutto, e a come dovrei dirgli certe cose..”

“Difficile, doloroso. Perchè avrei voluto fare esattamente quello che facevano gli altri. Prendere la patente e comprarmi un’auto. Rimorchiare ragazze. Ho provato rabbia, difficile da contentere.”

“Cosa desideri? Cosa ti manca? Cosa vuoi fare da grande?”

“Voglio amore. Spesso mi sento solo. Non piango mai in pubblico, però ogni tanto capita quando sono solo, ascoltando alcune canzoni. Voglio trovare una fidanzata, ma attenzione: niente gelosia ossessiva e niente figli sia chiaro! Mi è capitato di innamorarmi, sai? L’amore è meglio degli psicofarmaci. Quando mi innamoro non mi sento più autistico.”

“Peccato che la Asl non passi anche l’amore, vero?”

Yuri sorride alla mia battuta scema e trinca la sua meritata birretta. Non ci crederete, ma anche gli autistici pare che abbiano una gran voglia di.. vabbè lasciamo perdere, che poi veniamo censurati..

Il primo incontro con la paura. L’autolesionismo e l’autoerotismo. Le fughe da casa. Le sostanze psicotrope. Un tentato suicidio. Nel corso di “Out is me” emerge un racconto a tratti spietato, senza fronzoli, ma anche potentemente autoironico, onirico e strampalato. Si piange, ci si diverte, di certo si esce un po’ ammaccati.

“Purtroppo o per fortuna non sono portato al suicidio, come al nuoto” recita Yuri, in un passaggio che fa ridere e tremare insieme.

Ricordo che un regista di un laboratorio di drammaturgia all’Università ci disse che a teatro “deve succedere qualcosa“, come in amore: altrimenti non è teatro, altrimenti non è amore, se quando esci da lì sei esattamente uguale a prima, senza che nulla si sia “spostato” di un centimetro. Bene, posso dirvi che in “Out of me” succedono tante cose che ti spostano (comprese le luci, le musiche e le varie proiezioni di scena) e Yuri è davvero bravo, molto più centrato di tanti “attoroni” consumati e a volte un po’ patetici. Perché è vero, autentico. O forse recita sul palco esattamente come nella vita reale, senza soluzione di continuità. Chi può dirlo? E alla fine chissenefrega: lui stesso dice di convivere internamente con una doppia natura, “una doppia faccia“.

“Ti emozioni prima di entrare in scena? Hai paura del pubblico?”

“Io il pubblico lo domino! Ahahaha!” Con risata diabolica sul finale.

Ad andare a vedere questo spettacolo mi hanno mosso due grandi amori: quello per il teatro, che ho sempre avuto, e (soprattutto) quello per il mio bambino. Da mamma di autistico piccolo, infatti, ero proprio curiosa di andare a vedere con i miei occhi, toccare con mano, come diventano gli autistici da grandi e cosa (alcuni di loro) possono riuscire a combinare. Anche un po’ impaurita. Lo ammetto, dopo l’esibizione l’ho interrogato come si fa con un guru, un oracolo, mossa dalla strana sensazione che mi avrebbe potuto rivelare qualche mistero insondabile anche su mio figlio. E alcune risposte che Yuri mi ha dato, sintetiche e apodittiche, in effetti sarebbero potute arrivare dalla Pizia di Delfi o da qualche santone indiano.

“Come mi dovrò comportare con Giacomo quando sarà grande? Meglio parlagli chiaro o lasciare che si accorga da solo di sue eventuali difficoltà?”Gli chiedo.

“Meglio sempre sapere. Dare un nome alle cose. Almeno sai per cosa incazzarti, no?”

Non fa una piega.

Sai, a volte mi chiedo se sia giusto insistere perché un autistico resti al passo con la normalità, a scuola, nello sport, o sia soltanto un esercizio frustrante.. Lo incalzo.

Ma chi in fondo è davvero normale? Sarai mica normale te, ma ti sei vista?

Come dargli torto.

Insomma Gianluca, bisogna farlo conoscere questo ragazzo e il suo spettacolo è da vedere. Facciamo girare la voce. In mezzo a tanta roba moscia, finalmente un po’ di luce. Anzi: buio e luce; buio e luce. Come le lampadine fulminate che Yuri non riesce a sopportare, quasi al pari delle storie che finiscono.

Un bacio.

Beth

 


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OUT IS ME video promo from Casa Zoo on Vimeo.

Regia: Francesco Gori
Sceneggiatura: Lorenzo Clemente, Yuri Tuci e Francesco Gori.
Luci: Elena Vastano
Musiche: Claudio Brambilla, Marco Biagioli

Grafiche e video: Lorenzo Clemente
Produzione: Casazoo
Foto: Mirko Lisella



elisabethbonarda

ELISA BETH BONARDA

Nome di fantasia, foto farlocca. Per esigenze professionali collabora “per noi autistici” con uno pseudonimo. Si proclama esperta in supercazzola e poco altro. E’ mamma di Mr. G, bimbo autistico di cui solo da pochi mesi ha ottenuto una diagnosi seria e per cui si sta impegnando, anima e corpo, in un programma ABA che deve necessariamente  seguire senza chequesto comprometta il suo lavoro. Una sedicente medichessa per autistici, in verità, in passato le aveva consigliato di stare più a casa con il figlio…Così magari sarebbe guarito. Elisa Beth le ha fatto una pernacchia… 

 

Redazione

La redazione di "Per Noi Autistici" è costituita da contributori volontari che a vario titolo hanno competenza e personale esperienza delle tematiche che qui desiderano approfondire.

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