Storie di Luca autistico in fuga
Marina Viola ci racconta nei dettagli gli episodi delle recenti fughe del figlio Luca. Chi vuole collaborare al nostro studio per un prototipo di tracciatore specifico per autistici, può raccontarci se è accaduto qualcosa di simile con suo figlio. E importante avere più dati possibili sugli allontanamenti improvvisi degli autistici. Anche se a voi sembrano particolari trascurabili, i dettagli sulle circostanze della fuga sono utili a mettere a punto uno dispositivo il più efficace possibile. Segnalateci qui attraverso questa form anonima gli episodi di cui avete avuto esperienza.
La prima volta che Luca ha preso la porta di casa e se ne è andato è stata un paio di mesi fa. Io e mio marito Dan eravamo in cucina a chiacchierare, e ad un certo punto abbiamo notato la porta di casa spalancata. Sono corsa in camera sua, e non c’era. Sono corsa in tutte le camere, e non c’era.
Non c’era. Da nessuna parte.
La sensazione di panico che mi è salita era soffocante. La bocca si è asciugata, le mani hanno cominciato a tremare. L’immagine che mi è immediatamente balzata alla testa era di lui, morto, in mezzo alla strada. Ma, malgrado questo stato di completo terrore, ho cominciato a pensare: dove potrebbe essere andato? Dan si è subito filato verso il supermercato, a quattro isolati da noi. Sarebbe stata l’opzione peggiore per noi, perché Luca avrebbe dovuto attraversare da solo la Putnam Avenue, sempre piena di macchine che corrono. Emma, mia figlia piccola, è andata verso il parco urlando LUCA! LUCA!, piangendo come una pazza. Per arrivare al Dana Park bisogna invece attraversare la Magazine street, un po’ meno frequentata ma comunque una stradona. Io non sapevo dove andare, ma come per magia mi è venuta in mente un’idea: il negozietto alla fine della strada! Luca e io ci andiamo nel pomeriggio per comprare i biscotti suoi preferiti, o il latte. Per arrivarci non bisogna attraversare niente, perché è sul nostro marciapiede. Sarebbe stato, delle tre, l’esito più facile di questo incubo.
Senza scarpe, in due secondi mi sono fiondata nel negozietto, gestito da una famiglia pakistana. Ho guardato in giro, ma non l’ho visto, e il panico è salito a livelli di ictus cerebrale. Poi invece il commesso, mi ha fatto un cenno, come a dire: “È qui!”. Luca infatti era seduto per terra davanti ai biscotti, e stava prepotentemente cercando di aprirne una scatola. “LUCA!” ho urlato, ma lui non si è neanche voltato a guardarmi. “Cookies!”, mi dice appena riesce ad aprirli.
A quel punto ho chiamato immediatamente Dan e Emma e ho dato la buona notizia.Siamo ritornati a casa tutti e due scalzi, lui bel contento con i suoi biscotti rubati (a quel punto, regalati), e io di dieci anni più vecchia.
Quella sera sono tornata nel negozietto, ho ringraziato il signore che ci lavora e gli ho dato il mio numero di telefono. Siccome parla inglese un po’ male, gli ho spiegato lentamente e scandendo bene le parole: Luca è autistico. Se viene qui da sola, telefonami.
La settimana scorsa ero in campagna da sola, a lavorare. Avevo lasciato Luca in balìa delle sorelle. Luca arriva dal centro diurno verso le quattro del pomeriggio, e Dan è sempre a casa per le sei. Le ragazze hanno fatto a turno per essere a casa con lui. Una sera che erano circa le sei, ricevo una telefonata da un numero sconosciuto, e non ho risposto. Mi ha subito richiamato, e scocciata ho detto HELLO?, pensando di dover mandare a cagare qualcuno. Invece sento solo queste parole: YOUR SON! COME! Ho chiesto chi fosse, ma non capiva. Mi è ritornato quel panico della prima volta, ma quasi subito ho capito chi era. Ho chiamato Sofia, ma mi ha risposto con un messaggino: “Sto facendo pipì!”. L’ho richiamata e richiamata e quando ha finalmente risposto le ho solo detto: LUCA È NEL NEGOZIETTO! Ho sentito il telefono cadere a terra e i passi di lei che, correndo, andava a recuperare Luca. L’ha trovato davanti ai frigoriferi del latte senza scarpe (preferisce rubare scalzo) e il suo bicchiere per il latte preferito, quello azzurro.
Tutte e due questi episodi sono finiti bene: non abbiamo dovuto chiamare la polizia per iniziare una ricerca a setaccio per Luca, non abbiamo dovuto trovare il suo corpo spiaccicato per terra. Ma se il negozietto, invece che essere alla fine della mia stradina, fosse un po’ più avanti o magari dall’altra parte della strada, le cose sarebbero andate molto peggio. Luca, come tutti gli autistici, non capisce il pericolo, ed è guidato semplicemente dalla sua voglia di biscotti o di latte.
Sono tante le cose di cui preoccuparci quando si ha un figlio autistico. Una di quelle è la facilità con cui può morire solo per un nostro momento di distrazione. Questo è un aspetto che mi tiene sveglia la notte. Perché è un attimo.
Marina Viola
http://pensierieparola.blogspo
Abbiamo bisogno che chiunque abbia provato in famiglia l’esperienza di un autistico scomparso ci racconti i dettagli di come è accaduto. E’ importante farlo compilando la form che potete trovare qui. Sarà il vostro preziosissimo contributo per aiutarci a progettare un UN PROTOTIPO di sistema di sicurezza per limitare il più possibile i rischi in circostanze simili.