Gli assistenti scolastici dei bimbi disabili al Comune di Roma: Basta schiavitù, cancellate le cooperative
AEC capitolini sul piede di guerra. Si ribellano alle cooperative sociali che li gestiscono per conto del Comune, nelle quali una volta entravano come soci ma ora, de facto, sono stati trasformati in dipendenti malpagati, sfruttati, anzi stritolati in un ingranaggio infernale fatto di spostamenti arbitrari da un capo all’altro della città, ore di lavoro che saltano e non vengono reimpiegate altrove, poche garanzie, totale precarietà. Stiamo parlando di persone che hanno il compito di occuparsi dei nostri figli disabili quando sono a scuola. Per noi genitori accipicchia se sono importanti! Quindi è giusto sapere che non se la passano bene perché, così tutto questo è un disservizio e a pagarne le conseguenze sono anche i nostri pargoli.
Finora abbiamo visto la preziosa figura dell’AEC nelle scuole romane, quello che una volta si chiamava l’Assistente Educativo Comunale, da vent’anni però la parola Comunale è stata cambiata con Culturale, come una sorta di angelo custode del proprio figlio/a durante l’attività scolastica, in aula e fuori, complementare all’insegnante di sostegno ovviamente con mansioni non didattiche ma piuttosto un medium che aiuta l’inclusione del bambino “diverso” con il resto della classe, in totale collaborazione con gli altri insegnanti. Una ruolo chiave e di grande responsabilità che, in un mondo perfetto, dovrebbe essere affidato a personale competente, formato, sensibile, empatico, fortemente motivato e soprattutto corroborato da una serenità di continuità e tranquillità (anche economica) lavorativa.
La realtà nelle scuole è totalmente diversa e, tra mille problemi c’è anche il bubbone degli AEC capitolini che non ce la fanno più per il carico di lavoro e la precarietà, sono esacerbati, esasperati e vogliono cambiare tutto. Intanto si è costituito spontaneamente, potremmo dire dal basso, il Comitato Romano AEC che in poco tempo ha raccolto ben 12mila firme per far mettere ai voti all’assemblea capitolina una delibera di iniziativa popolare (ne bastano 5mila di firme affinché questo possa succedere) che “rivoluzioni” completamente il servizio degli AEC scolastici. In poche parole gli AEC chiedono di tornare ad essere dipendenti comunali a tutti gli effetti e di non dover più dipendere dalle cooperative sociali alle quali il Campidoglio, da anni ormai, ha dato la gestione dei servizi sociali. Ne abbiamo parlato con Germano Monti che è il portavoce del Comitato degli AEC.
Insomma voi chiedete al Comune di cancellare le cooperative sociali, in pratica tornare al passato…
“Noi chiediamo al Comune di riprendersi la responsabilità di un servizio pubblico come quello degli AEC invece di farlo continuare a gestire a privati. Vogliamo che tra noi e il Comune che, poi, ci paga lo stipendio non ci sia più l’intermediazione delle Cooperative che ci trattano come carne da cannone. I nostri diritti? C’è un regolamento comunale del 2017 che fatica a decollare. Facciamo qualche esempio: tra le nostre mansioni c’è anche quella di accompagnare il bambino alla mensa insieme ai compagni di classe, assisterlo al pasto, aiutarlo nelle difficoltà. Gli insegnanti ce lo chiedono e si sentono più sicuri con la nostra presenza a mensa. C’è un problema però: mentre tutti pranzano noi non possiamo farlo, perché ci hanno tolto come categoria professionale dalle convenzioni con le ditte gestori mensa. Il problema è: chi paga il pasto degli AEC? Non possiamo neanche mangiare un panino portato da casa perché il regolamento della mensa non lo prevede. Allora o siamo alla mercé del buon cuore della cuoca che ci pensa sottobanco a darci un piatto oppure, per non angosciare l’insegnante, andare comunque a mensa facendo uno strappo alle regole che vietano l’accesso alla mensa a persone che non mangiano lì. Un’altra questione è quella dell’igiene personale e l’accompagnamento al bagno dei bambini che spetta ai collaboratori scolastici ATA. Spesso e volentieri siamo noi a farlo in totale disprezzo del regolamento. Se ci facciamo male durante la sosta in bagno non siamo coperti dall’assicurazione. E ancora…quando manca l’insegnante di sostegno spesso siamo noi a sostituirlo perché di supplenti non se ne parla. Una situazione tipica e quella del sostegno che ha la 104 e ha diritto ad alcune assenze che ovviamente siamo noi a coprire.”
Perché non vi sentite tutelati dalle cooperative?
Il sistema di assegnazione delle scuole tramite bandi che ormai sono diventati annuali genera precarietà e insicurezza del futuro. Tanti di noi sono costretti a cambiare annualmente cooperativa perché rimangono a spasso. Ci pagano a ore. Se un bambino si assenta da scuola ci rimandano a casa pure a noi e non ci pagano. Poi adesso è diventata obbligatoria, giustamente, la formazione professionale. Sono corsi spesso organizzati dalle cooperative stesse. Ce le dobbiamo pagare per conto nostro. L’equivalente di uno stipendio mensile. Non va bene! Dovrebbero essere inseriti nel monte ore di lavoro e quindi pagati come succede negli altri posti di lavoro. Considerato anche che molti nuovi e vecchi AEC, a Roma sono circa 3000, sono anche laureati, molti in psicologia. Insomma è deprimente!”
Cosa pensate dovrebbe fare il Comune?
“La creazione di un’Istituzione con fine socio-culturale di proprietà del Comune, come può essere ad esempio Roma Biblioteche con selezioni di personale più flessibili che garantiscano come privilegio gli anni di anzianità. Senza cooperative ci sarebbe una razionalizzazione di spese che potrebbe contribuire a darci più stabilità economica”.
Vai alla pagina Facebook del Comitato Romano AEC