I pensieri di Tommy sono come pupazzi ballerini che saltellano su sedie e tavolini
Ho sciorinato tutti i quadri di Tommy nel mio studio. Sono lì da un giorno intero e non riesco più a toglierli, eppure sono un maniaco dell’ordine, non tollero si solito nemmeno un foglietto fuori posto, come non mi piacciono i quadri appesi alle pareti. In tutta casa ne ho solo tre piccoli, di cui uno è il mio ritratto fatto da Tommy. Guardare le opere di Tommy affastellate in un ordine casuale mi fa intravedere sentieri che si aprono da una tela all’altra, lungo i quali sembrano saltellare gli ometti col cappello, la donnina ubriaca, la ballerina con gli occhiali che fa la spaccata, elefanti, pesci, cammelli e farfalle, che sembrano spuntare e rituffarsi nei campi fioriti di papaveri e girasole.
Vedo dopo anni finalmente apparire quella che era solo una sensazione che provai in quella fase primordiale del mio rapporto con Tommy; cominciavo a frequentarlo con assiduità all’esplodere della sua adolescenza e mi accorgevo che sentivo rimbalzare i rintocchi del il suo cervello ribelle dentro il mio cranio, dove ancora non mi ero preoccupato di leggere in profondo. Questo scrissi allora e solo oggi ne vedo profondo il senso:
L’autistico probabilmente vede i pensieri come oggetti concreti sparsi per la stanza, quindi diventa euforico per questo particolare affollamento del suo spazio. Provo a improvvisare… Per lui i pensieri sono come pupazzi ballerini che saltellano su sedie e tavolini; per lui i pensieri hanno il fruscio di un rubinetto aperto e allagano piano piano il pavimento. Per questo trovo Tommy spesso seduto sul letto, abbracciato ai cuscini come fossero salvagente, che teme di affogare tra i pensieri. (Una notte ho sognato che parlavi Pg.35) Sono convinto che Tommy, quando sono lontano da lui, mi veda come uno di quei pupazzetti che immagino siano i suoi pensieri. Il pupazzetto papà, che cresce a grandezza naturale solamente quando appaio concretamente. (…Pg 90)
Ho appena pubblicato su Instagram l’immagine qui sopra di Tommy in posa tra i suoi quadri, lui non si aspettava di vederli tutti assieme e si è infilato in mezzo come se conoscesse il pertugio che questi aprivano verso un mondo nascosto sotto al parquet del mio studio. Poco dopo sotto quel mio post su Instagram una donna mi scrive: Quei colori hanno un impeto che poche parole hanno, come sinestetica poi li sento proprio mandarsi suoni l’uno con l’altro. Bellissimo atelier davvero.
Chiedo di spiegarmi meglio e la signora, che pure lei dipinge, mi dettaglia: “Oddio da scrivere non é facile non mi sembra che siano solo colori o forme o “disegnini” esprimono concetti magari tutti suoi però non so come dire ci sono storie o fermo immagini di cose che probabilmente ha visto, sentito o immaginato sentendo altri parlare e che ha interpretato poi a suo modo, ma il modo di esprimersi é più comunicativo che se lo facesse con le parole, almeno per il mio modo di recepire/ascoltare, non so se riesco a spiegarmi; per quanto riguarda i suoni é più una cosa mia: io sento i suoni nei colori oppure distinguo i giorni della settimana in colori e cose del genere.”
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Spero di avere ancora tempo per occuparmi di Tommy e di poter usare questo mio tempo per dare lui strumenti solidi e duraturi per continuare a dipingere. Sto pensando di tirare i remi in barca con i progetti che vorrebbero cambiare il mondo. Ho capito che il mondo non ha nessuna voglia di essere cambiato. Mi sta passando la voglia di fare battaglie, di difendere principi e diritti. A cosa è servito fino ad ora? Pensate che il “Casale delle arti” sia stato realizzato? Pensate che il Comune di Roma dopo tagli di nastri e promesse solenni abbia fatto qualcosa di concreto? Pensate che se io oggi mancassi per Tommy ci sarebbe un un destino diverso dall’essere rinchiuso?
E’ appena uscita un’intervista su Vanity Fair dove dico più o meno questo. Subito mi arriva il messaggio della brava maestrina che, guarda caso, lavora in una cooperativa sociale intitolata a un prete...”Non si può scrivere: ” Sedato e lavato con un tubo di acqua fredda” questa è disinformazione e da Nicoletti, che ammiro e stimo, non è accettabile. Probabilmente esistono strutture simili, ma non rappresentano la maggioranza.” E ancora le anime pie che si offendono, che mostrano un’immensa coda di paglia e vorrebbero i distinguo. Non ne posso più ,sono anni che leggo sempre le stesse cose ogni volta che rivendico il diritto di Tommy a non finire in una galera senza aver commesso alcun reato.
Da oggi la mia prima preoccupazione sarà quella di aprire un atelier per Tommy, magari ci sarà posto anche per qualcuno dei suoi amici, ma da oggi lavorerò con l’idea fissa di salvargli la vita, e nulla come l’arte è un antidoto alle persone che puzzano di morto, quelli per capirci che quando parlano dei nostri ragazzi sembrano avere l’immagine del denaro sulle pupille, proprio come quando a Zio Paperone appariva il simbolo del dollaro sugli occhi, se intravedeva un buon affare.