Gli dei e le dee paralimpici messi a nudo da Oliviero Toscani
Quando ho visto le foto di Toscani che aveva “messo a nudo” atleti e atlete paralimpici, ho sentito irrefrenabile il bisogno di chiamare al telefono Oliviero e dirgli bravo, anche se era notte. Davvero è stata una boccata d’ossigeno vedere nel sancta sanctorum del pensiero razionale, davanti alla cattedra che fu di Galileo, un così potente sberleffo al bigottismo che, in questo particolare momento storico, pervade il pensare comune.
Una così esplosiva e allegra impudicizia riempie il cuore. Viva la faccia (e non solo) di queste ragazze e ragazzi abituati alla gloria quando son coperti delle loro armature da guerrieri post umani, gente che la folla acclama perchè li immagina centauri e centauresse in cui la tecnologia ha conquistato tutti gli spazi lasciati liberi dalla carne. Occorre essere creature mitologiche per far passar sopra chi guarda al fatto che non tutte le auree proporzioni del corpo perfetti sono osservate sotto a quelle corazze.
Invece no, grazie all’arte di Toscani ora questa diversa stirpe di potente umanità fa vedere a tutti che hanno dei corpi fatti anche per essere amati e desiderati, non solo ordigni di muscoli per macinare record se innestati di carbonio, acciaio e polimeri vari. Ho lanciato una sfida a Oliviero, gli ho detto…”vediamo se sei capace adesso di fotografare i nostri cervelli ribelli! Metti a nudo quelli se ci riesci!” Lui mi ha risposto: “E’ possibile…”. Staremo a vedere. (GN)
‘Naked’. La disabilità senza aggettivi. Oliviero Toscani e il Comitato Italiano Paralimpico in una mostra che racconta la forza dello sport
Mettere a nudo la disabilità, spezzare la tirannia dei modelli estetici dominanti, affermare che esiste anche un corpo dell’atleta paralimpico e che ciascuno di noi è unico nelle sue forme, nei suoi pensieri. Senza aggettivi. Mettere a nudo la propria anima, la propria storia e le proprie abilità in un’unica visione. Sono questi alcuni degli spunti offerti dalla mostra ‘Naked’, 36 fotografie realizzate da Oliviero Toscani – con la collaborazione di Fabrica, centro di ricerca per la comunicazione moderna, fondato dallo stesso Toscani nel 1994 – su iniziativa del Comitato Italiano Paralimpico, l’Ente pubblico che si occupa di promuovere nel Paese lo sport per persone con disabilità anche come strumento di riscatto personale e di inclusione sociale. 12 campioni paralimpici si sono messi davanti all’obiettivo di Oliviero Toscani con la voglia di raccontarsi e di dimostrare che è il momento di abbattere ogni barriera culturale e fisica, con il coraggio di essere sé stessi. Il risultato è una galleria umana che verrà esposta a Padova, nel chiostro antico di Palazzo del Bo, dal 5 al 7 novembre nell’ambito del Festival della Cultura Paralimpica.
Si tratta di ragazze e ragazzi che rappresentano l’eccellenza sportiva paralimpica del nostro Paese. Dai campioni di nuoto paralimpico Simone Barlaam e Arianna Talamona, freschi di titoli mondiali agli ultimi Mondiali di Londra, allo snowboarder toscano Jacopo Luchini, vincitore nel 2019 della Coppa del Mondo di boardercross; dal campione paralimpico di sollevamento pesi Donato Telesca (un argento fra i grandi e campione mondiale Junior con record del mondo) all’arciera plurimedagliata Eleonora Sarti (un titolo mondiale paralimpico e un argento iridato olimpico); dal pilastro della nazionale di basket in carrozzina Giulio Maria Papi, agli schermidori paralimpici Edoardo Giordan (argento mondiale) e Andreea Mogos (argento paralimpico). Nel progetto anche la campionessa di para rowing Anila Hoxha (3 titoli internazionali e 5 italiani), il portabandiera azzurro alle scorse Paralimpiadi di PyeongChang e leader della nazionale italiana di Para Ice Hockey Florian Planker (campione europeo nel 2011 e bronzo paralimpico nel 2020 nello sci alpino) e due giocatrici della nazionale italiana di sitting volley – rivelazione di quest’anno con una storica qualificazione alle Paralimpiadi di Tokyo 2020, Giulia Aringhieri e Silvia Biasi.
La mostra è composta da trittici a grandezza monumentale. Gli atleti, secondo la visione di Oliviero Toscani, vengono rappresentati in primo piano, in tenuta da competizione e senza veli. Gli atleti paralimpici si presentano al pubblico come dei giganti.
Il progetto toccherà varie città italiane e approderà in Giappone in occasione delle prossime Paralimpiadi estive.
“Il Comitato Italiano Paralimpico prosegue il suo percorso di collaborazione con le più importanti realtà culturali del Paese, con l’obiettivo di cambiare la percezione della disabilità nella nostra società. Quest’anno abbiamo l’onore di poter vantare la collaborazione di Oliviero Toscani, maestro di fotografia e di creatività che con le sue opere ha influenzato profondamente la cultura e la comunicazione italiane e internazionali. Gli abbiamo chiesto di offrirci una visione sullo sport paralimpico.
Toscani ha accettato e ha lavorato cogliendo, con grande sensibilità umana e artistica, gli aspetti più profondi del nostro mondo. I nostri campioni, con coraggio e intelligenza, hanno subito accettato questa sfida. Il risultato è una mostra meravigliosa che parla di noi, senza filtri, ma parla anche di tutte le persone, delle proprie sfide, dell’importanza di superare le difficoltà, le paure e le insicurezze”. È quanto dichiara Luca Pancalli, Presidente del Comitato Italiano Paralimpico.
“Questi ragazzi sono dei super-uomini e delle super-donne che hanno sviluppato un altro muscolo, quello del cervello e del cuore, della generosità e soprattutto del coraggio. Il muscolo del coraggio vostro è quello da dove noi dobbiamo imparare” ha dichiarato Oliviero Toscani
(dal sito del Comitato Italiano Paralimpico)
Fabrica è un centro di ricerca per la comunicazione moderna. Fondata nel 1994 da una visione di Luciano Benetton e Oliviero Toscani, ha sede a Treviso, in uno spazio di architettura magica restaurato e ampliato dall’architetto giapponese Tadao Ando. Di ispirazione rinascimentale e con un approccio che si basa sull’imparare facendo, Fabrica accoglie talenti curiosi, irrequieti, ambiziosi, generosi, testa libera e cuore in mano, che sperimentano la comunicazione contemporanea attraverso una costante contaminazione tra diverse discipline, quali fotografia, video, grafica, design, scrittura, musica e digital.
QUELLO CHE MI E’ VENUTO DI DIRE
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