Alla fine il “Casale delle arti” me lo sono comprato io…
Sono anni che cerco un luogo con quattro pareti e un tetto, per mettere in pratica un progetto che organizzi in maniera produttiva il tempo bislacco dei cervelli ribelli. L’unica istituzione a loro interessata sembra essere quella strutturata per accaparrarsi la retta che lo stato elargisce a chi si fa carico del loro stoccaggio, sempre oltre gli spazi condivisi dalla società dei mesti assennati.
Ho chiesto a chiunque avesse disponibilità di spazi pubblici non utilizzati, ho chiesto nella mia città perchè a Roma è nato mio figlio Tommy, qui è cresciuto, qui ha le sue abitudini e le sue sicurezze. Mai vorrei sradicarlo dal quartiere che conosce e che ogni mattina lo rassicura che nulla di terribile potrà accadergli.
Ho inseguito persone importanti e con cariche pubbliche di grande potere. Ho fatto campagne, scritto articoli, pubblicato libri, realizzato e diffuso un film, girato per convegni, dibattiti conferenze. Non è servito a null’altro che bruciare il mio tempo e le mie energie.
Ricordo di avere visitato beni sequestrati alle mafie, discusso su mappe di caserme dismesse, proposto ristrutturazioni di antiche voliere abbandonate tra le gabbie dello zoo.
Ho faticato fino all’impossibile per riuscire a dare un senso a un bellissimo casale al centro di Roma, che sta cadendo a pezzi, da almeno tre anni ho scritto centinaia di relazioni, discusso con sindaci, assessori, funzionari e persone in alto nelle istituzioni pubbliche. Ho messo insieme Università, Ministeri, Amministrazioni e tutto sembrava fatto per cominciare a pensare ai ragazzi come Tommy prima che l’oblio sociale li inghiottisse.
Ci hanno solo presi in giro…
Mi sono illuso che il nostro progetto potesse essere per lo meno sperimentato in delle scuole, sembrava che questa volta fossero tutti d’accordo nel fare un test per mettere a punto un modello capace di strappare un po’ di volenterosi ragazzi autistici al loro destino di scomparire dal mondo, assieme a quel diploma di maturità che qualcuno avrebbe infilato di fretta nelle loro tasche per levarseli di torno.
Ci fu una grande e solenne cerimonia d’inizio. Venne la sindaca di Roma e disse “Finalmente si fanno le cose bene!” Venne il Ministro di tutte le scuole della Repubblica e disse “Mi dii del lei!” Vennero tv e giornali a registrare il grande avvenimento: degli autistici avrebbero avuto un futuro!
Ancora una volta, come sempre è accaduto in precedenza, gli autistici, compreso Tommy, hanno ottenuto un bel NULLA!
Bene mi sono detto, ho 65 anni…Per quanto tempo ancora potrò giocare al padre indistruttibile? Mi sono fatto qualche conto in tasca e siccome ho lavorato veramente tanto per 35 anni e ho fatto una vita veramente austera, io il posto che sognavo ME LO SONO COMPRATO!
DA QUI INIZIEREMO A COSTRUIRE
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Le auto che non ho cambiato, le vacanze che non ho fatto, gli sfizi che non mi sono tolto li ho investiti in un locale di 160 mq nel Primo Municipio di Roma a un passo dalla Cupola di S. Pietro. Era quello che volevo, un posto dove realizzare il modello che ho in testa e che se replicato sono sicuro che salverebbe dall’esilio tantissimi cervelli ribelli come Tommy.
Ora non devo scendere a compromessi con nessuno, non devo mettermi d’accordo con i professionisti della reclusione, non devo compiacere quello o quell’altro a cui bisogna comunque lasciare qualcosa. Devo solo cominciare a ristrutturare un locale in condizioni disastrose e farlo diventare un posto talmente bello che ci sarà la fila per vederlo. Ho finito i miei soldi, ma qualcosa mi inventerò.
Sono presuntuoso? Può essere ma mi sono anche stancato di fare conto su gente che chiacchiera, che promette, che scrive proclami mentre il tempo passa veloce e inesorabile.
Sono anche stanco di considerare dalla mia parte tutte quelle famiglie con cui divido i problemi, ma che ho visto gioire ogni volta che un mio tentativo naufragava. Mi sento abbastanza solo, ma non importa, le poche persone che mi servono per cominciare le ho tutte presenti e presto ci faremo sentire.