Quando per terrorizzare i bimbi vivaci uno psichiatra usava “Pierino Porcospino”
Heinrich Hoffmann nacque nel 1819 a Francoforte sul Meno, figlio di un architetto e ispettore edile; la madre morì quando era ancora bambino. Suo padre si risposò con la sorella della sua defunta moglie. Hoffmann non ebbe un’infanzia particolarmente felice, con un padre molto severo. Nel 1829 iniziò a studiare medicina. Tra il 1835 e il 1846 lavorò in una clinica per epilettici e ritardati mentali. Nel 1851 si laureò e cominciò ad esercitare a Francoforte. Mentre era alla ricerca di un lavoro, Hoffmann ebbe la fortuna di andare a sostituire un dottore in un manicomio diventando in breve uno psichiatra amato e rispettato dalla sua comunità.
Oltre alla psichiatria, Hoffmann si dedicò a scrivere storie, poesie e a disegnare. Si racconta che ogni volta che un bambino, portato a visita, piangeva, lui riusciva a calmarlo disegnandogli qualcosa. Nel 1842 pubblicò la sua prima raccolta di poesie, intitolata semplicemente Gedichte. Due anni dopo, cercando un libro da regalare a suo figlio Carl per Natale e non trovando niente di adeguato, scrisse dieci poesie narrative che illustrò personalmente. La prima edizione a stampa uscì nel 1845 con il titolo Storielle allegre e disegni buffi per bambini dai 3 ai 6 anni, attribuita a un misterioso “Reimerich Kinderlieb” (ossia rimatore amico dei bambini). Conteneva sei brevi racconti e divenne subito un grande successo.
Nel 1846 venne stampata la seconda edizione con il nome dell’autore cambiato in Heinrich Kinderlieb. Il titolo originale, piuttosto lungo, fu accorciato in Der Struwwelpeter dal nome del personaggio del primo racconto. Elementi importanti del libro furono il prezzo basso, accessibile
a tutte le tasche e la sua estrema maneggiabilità così che potesse essere preso, sfogliato, accartocciato ed anche distrutto dal bambino.
Der Struwwelpeter – tradotto in Pierino Porcospino da Gaetano Negri, unico traduttore italiano – raccoglie dieci storie in rima dal contenuto fortemente moralistico. La maggior parte riguarda bambini cattivi o sciocchi che sono puniti per il loro comportamento scorretto. L’importan
za di questa opera risiede nella descrizione di alcuni problemi comportamentali nell’infanzia, il che non stupisce visto che Hoffmann era uno psichiatra.
Il personaggio di Pierino Porcospino riporta alla mente l’enfant savage dell’Aveyron, il bambino abbandonato nei boschi, rappresentazione dei disturbi dello spettro autistico. C’è poi la storia di Filippo che si dondola nella quale si ritrovano le caratteristiche di ADHD con prevalenza dell’iperattività, mentre Giannino che guarda in aria è la descrizione di un bambino con deficit dell’attenzione, costantemente distratto da stimoli esterni che alla fine cade in un fiume. Gasparino è un bambino florido e grassoccio che improvvisamente rifiuta di mangiare la sua zuppa finché non muore di fame, descrivendo, con estrema durezza, un caso di anoressia. A
ltre storie hanno una conclusione più raccapricciante, quale quella della piccola Pauline che gioca con i fiammiferi finché non si incendia accidentalmente e muore bruciata, oppure quella di Corrado che si succhia i pollici finché non gli vengono tagliati dal sarto, personaggio della storia che la mamma gli raccontava per spaventarlo; e anche quella di Roberto che esce di casa nonostante la tempesta e viene portato via dal vento. La storia del Moretto affronta il razzismo e racconta di un bambino di colore, bullizzato da tre suoi compagni, finché questi non vengono immersi in un calamaio pieno di inchiostro nero.
Il successo di Pierino Porcospino continua nei secoli e non accenna a diminuire. Dal 1882 è ancora stampato e pubblicato dalla casa editrice Hoepli e a Francoforte gli è stato dedicato un museo https://www.struwwelpeter-museum.de/en/