Il problema del bambino nervoso
Alexander Douglas Blackader è stato un pioniere nella medicina, riconosciuto come uno dei principali medici del Nord America ed il primo in Canada a dimostrare che le malattie infantili avrebbero dovuto costituire un campo separato di specializzazione medica. È diventato particolarmente noto grazie ai suoi numerosi scritti e discorsi. Tra questi “The problem of the nervous child” pubblicato su The Public Health Journal nel 1924.
Qual è la mia definizione di bambino nervoso? Il dott. Guthrie nel suo interessante libro “I disturbi funzionali nervosi dell’infanzia” divide i bambini nervosi in due tipi secondo il modo con cui reagiscono alla stimolazione emotiva. Il primo lo chiama il tipo sfrenato. I centri nervosi in questi bambini sono anormalmente eccitabili ed ipersensibili e reagiscono in un modo esagerato e sfrenato a stimolazioni di ogni tipo, sia fisica che mentale. Questi bambini sono prematuri; alcuni non sono generalmente brillanti, ma hanno poco autocontrollo; sono affettuosi, preoccupati da sciocchezze, impetuosi e senza alcuna idea di disciplina. Una madre mi ha spesso descritto un bambino del genere come un insieme di contraddizioni.
Nei bambini del secondo tipo, le emozioni sono più contenute; questi bambini sono timidi, tendono ad essere introversi e a rimuginare su piccoli od immaginari rifiuti, e sono soggetti ad attacchi di rabbia cupa; apprezzano poco il divertimento e l’umorismo. Entrambi i tipi sono molto sensibili, stravaganti e capricciosi nei loro gusti e antipatie. La stimolazione sensoriale come colore, sapore, odore e la semplice apparizione delle cose, li colpisce molto di più di un bambino normale. Sono facilmente stancabili, irritabili, si spaventano con suoni improvvisi e piangono. Con lo sviluppo ulteriore e l’aumento dell’età essi possono mostrare mancanza di potere mentale.
La descrizione del bambino del secondo tipo rimanda alla neurodiversità e più avanti Blackader afferma l’esistenza di un’ereditarietà, oltre all’influenza ambientale e all’inadeguatezza dei genitori. Siamo lontani degli studi di Kanner e Asperger ma alcune osservazioni sono importanti alla luce di quanto attualmente conosciamo.
Il frastuono delle strade cittadine, la vibrazione delle auto, il bagliore e l’eccitazione del cinema, il jazz stridente del fonografo, tutti irritano e affaticano, e fanno del male inducendo una condizione di affaticamento eccessivo e esaurimento nervoso nei giovani centri cerebrali in via di sviluppo, a questa età facilmente feriti, a volte irreparabilmente.
L’incapacità di discriminare e controllare le stimolazioni sensoriali sono il trigger per lo scatenarsi di uno stress emotivo che si esprime variabilmente da soggetto a soggetto. Ci sono bambini che urlano al frastuono dello sciacquone del water, altri in grado di apprezzare il rumore di un trapano in lontananza, altri ancora che si spaventano all’apertura veloce delle porte di un supermercato. Il consiglio di Blackader di non sottoporre ogni bambino in fase di crescita ad un surplus emotivo, rispettandone i tempi e organizzando la giornata con attività regolari, è sicuramente un atteggiamento innovativo per l’epoca, tanto più valido in caso di neurodiversità.
Nei bambini emotivi con centri nervosi instabili si deve sempre ricordare la possibile influenza di alcune carenze o eccessi nelle secrezioni di una o più ghiandole endocrine, in particolare della tiroide e dei paratiroidi. La ghiandola del timo è stata anche accusata di causare problemi.
È sicuramente frutto dell’epoca l’attribuzione di una qualche influenza del sistema endocrino sul bambino cosiddetto nervoso, convinzione che ha guidato le scelte diagnostiche e terapeutiche dei pediatri fino agli anni 60.
Con l’inizio dell’adolescenza e sotto l’influenza calmante e costante del lavoro, il bambino inizia a combattere le proprie battaglie e gradualmente potenzia la forza di volontà che indebolisce l’abitudine a lasciare spazio all’impulso improvviso. Mi ha sempre sorpreso come si sviluppano bene alcuni bambini. I bambini con una tendenza ereditaria ad un’instabilità neuropatica e atti a svilupparsi con poca o nessuna restrizione in un ambiente nevrotico, entrano nella vita fortemente handicappati e sono suscettibili a manifestare per tutta la vita una mentalità emotiva e squilibrata.
Con il passare degli anni, il comportamento del bambino con neurodiversità migliora grazie ad un proprio bagaglio di esperienze e all’adattamento del sistema sensoriale ad alcune stimolazioni. L’influenza negativa di un ambiente nevrotico può essere spiegata con l’atteggiamento paradossale che reitera e induce confusione. La chiarezza dei compiti e delle intenzioni è alla base del corretto approccio alla neurodiversità. In chiusura Blackader sottolinea il ruolo dell’educazione applicato non solo al bambino con neurodiversità ma anche ai genitori, intendendo con questo il giusto sostegno dato dal medico di famiglia, figura che dovrebbe conoscere il nucleo familiare. Il condizionale, ahimè, non è solo una scelta grammaticalmente corretta.
Gabriella La Rovere