In coda al “caso Bocelli”: quelle social battutine sulla disabilità
Come ormai sanno tutti, qualche giorno fa Andrea Bocelli, durante il Convegno dei così detti “negazionisti del Covid” ha rilasciato la seguente affermazione: “”Io conosco un sacco di gente, ma non ho mai conosciuto nessuno che fosse andato in terapia intensiva, quindi perché questa gravità? C’è stato un momento in cui mi sono sentito umiliato e offeso per la privazione della libertà di uscire di casa senza aver commesso un crimine e devo confessare pubblicamente di aver disobbedito a questo divieto che non mi sembrava giusto e salutare”. Un’affermazione infelice, o, come direi io se fossi a casa da sola, una cazzata immane. Offeso? Umiliato? Con tutta la gente che è morta, dovrebbe piuttosto essere contento di non aver contratto il virus e di essere sano e salvo!
Come in tutti questi casi, i social media si sono scatenati contro di lui, e lo hanno fatto, spesso e volentieri, con una cattiveria inaudita. Le battute si sono concentrate quasi esclusivamente sulla disabilità dell’artista, più che sulla cazzata che ha detto.
Non credo, anzi sono certa, che il fatto che Bocelli è cieco non abbia nulla a che fare con il suo modo di ragionare. Gli insulti, le cattiverie, le malignità dette contro la sua cecità a tutto spiano mi hanno sinceramente sorpresa. Anche se ormai, dopo tutto questo tempo passato a convivere con una persona ‘strana’, non dovrei più stupirmi.
Sono anni che io e molti altri stiamo cercando disperatamente di ricordare che le persone diverse da noi hanno il diritto di una vita dignitosa come tutti gli altri. In realtà, in un mondo normale, non ci sarebbe neanche bisogno di sottolineare un’ovvietà tale. Poi basta una scemenza detta alla leggera, sicuramente sbagliata, per tornare indietro di anni nella battaglia che molti stanno portando avanti e scivolare su una buccia di banana.
Mi sono vergognata per le persone che si sono abbassate a tanto.
Mi sono sentita presa per il culo da tutte le persone che quando parlo di mio figlio Luca mi mandano cuoricini e parole dolci, ma che poi si permettono di usare una disabilità per offendere, ferire, tacciare. La sensazione, profonda, è quella di aver sbagliato tutto, di non essere riuscita a cambiare la visione di nessuna delle persone che mi segue, o che segue questo sito. Sarà forse responsabilità mia e di quelli come me? Abbiamo forse spiegato male quello che cerchiamo di sostenere? Ma poi mi dico: deve davvero essere spiegato con parole semplici che tutti, abili o disabili, sono persone e hanno diritto a una vita dignitosa, che va al di là di quella che è la diversità con cui si trovano a convivere per tutta la loro vita?
Il mio amico Giorgio Cappozzo scrive su Facebook: “Brutto un mondo in cui dici una cazzata e ti ricordano che sei cieco”. Ha colpito in pieno il mio pensiero. Leggendo i commenti lasciati dalle persone che lo seguono noto che molti insistono a dire che è stato lui, il cantante, ad avere avuto poco rispetto per i morti, non le persone ad averlo preso in giro per la sua cecità. Come a dire che se l’è cercata. Come a dire: ha detto delle cazzate per cui è giustificabile abbatterlo puntando sulla sua parte più debole.
Perché? Dopo aver insultato e ridicolizzato una persona per essere cieca, ci si sente meglio? Si è data più dignità alle migliaia di morti? Perché non dire semplicemente che quello che ha detto non sta né in cielo né in terra? Non basta?
Anche Matteo Salvini, che di cagate ne ha dette e fatte ben più di Bocelli, scrive su Twitter: “Tutta la mia solidarietà ad Andrea Bocelli, oggi bersaglio di attacchi volgari, ingiusti e vergognosi”. Ora, quasi sicuramente la sua è una tattica politica. Faccio fatica a credere alla sua sincerità. Ma comunque sia, l’ha detto. Sarebbe bello se la prossima volta facesse una dichiarazione simile per parlare dei diritti delle donne e degli immigrati, ma questa è un’altra storia.
Dopo essere stato completamente assalito da violenze verbali, il Maestro ha chiesto scusa per la dichiarazione fatta l’altro giorno: “Se il mio intervento al Senato ha generato sofferenza, di questo io chiedo sinceramente scusa, perché proprio non era nelle mie intenzioni”. Bene, bravo.
Ecco, adesso tocca a chi è stato violento, maleducato, stronzo nei suoi confronti a chiedere scusa, cosa che ovviamente non succederà.
Non posso accettare il fatto che queste cose succedano ancora, e che non bisognerebbe darci tanto peso. Non starò zitta fino a quando tutti si renderanno conto che una persona che afferma delle cagate ed è disabile, venga annientata per la sua diversità e non per il contenuto delle sue dichiarazioni. Chiedo a chi ha le palle di aggiungersi al mio coro, perché più siamo a essere intolleranti a queste cose e più in fretta vivremo in un mondo più giusto.
Se siete d’accordo con me, chiedete anche voi scusa pubblicamente. Sarebbe un ottimo inizio.
Grazie.
Marina Viola
http://pensierieparola.blogspo