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La battaglia di Dorothea Lynde Dix per liberare dalla schiavitù le persone con disturbi mentali

Dorothea Lynde Dix ( 1802–1887) è stata un’attivista statunitense che si è occupata dei malati di mente indigenti e che, attraverso un energico programma di pressione nelle assemblee legislative statali e nel Congresso degli Stati Uniti, ha creato la prima generazione di ospedali psichiatrici americani. Durante la guerra civile, collaborò come sovrintendente delle infermiere dell’esercito. Nel 1840-41, la Dix condusse un’indagine in tutto lo Stato in cui viveva, il Massachusetts, sul modo in cui si curavano i malati di mente poveri. Nella maggior parte dei casi, le città si prendevano cura delle persone con disturbi mentali che non potevano badare a se stessi e che non avevano una famiglia o degli amici in grado di provvedere a loro. Questo sistema, non regolamentato e senza fondi, aveva prodotto diffusi abusi. Dopo aver condotto la sua indagine, la Dix pubblicò i risultati in una appassionata relazione, un Memorial per i legislatori statali (Bio completa da Wikipedia)


RACCONTO CIO’ CHE HO VISTO

Dorothea Dix (dagherrotipo; circa 1850-1855) Samuel Broadbent – The Boston Antathaeum

 

Signori,

chiedo rispettosamente di presentare questo memoriale, credendo che la causa che sancisce un movimento così insolito, non presenti alcuna richiesta equivoca alla considerazione e alla simpatia pubblica. Arrendendomi alle tranquille e profonde convinzioni del dovere, alle mie abituali visioni di ciò che è femminile e in divenire, procedo brevemente per spiegare che cosa mi ha condotto davanti a voi, non richiesta e non sostenuta, confidando, mentre lo faccio, che il memorialista sarà rapidamente dimenticato nel memoriale.

Sono circa due anni da quando il tempo libero mi ha offerto l’opportunità e il dovere mi ha spinto a visitare diverse prigioni e ospizi di carità nelle vicinanze di questa metropoli. Ho trovato, vicino Boston, nelle carceri e nei manicomi per i poveri, una categoria numerosa messa in connessione inadeguata con i criminali e la massa generale dei poveri. Mi riferisco agli idioti e ai matti, che dimorano in circostanze non solo avverse al proprio miglioramento fisico e morale, ma produttrici di estremi svantaggi per tutte le altre persone messe in associazione con esse.

Mi sono applicata diligentemente per rintracciare le cause di questi mali e ho cercato di fornire dei rimedi. Come un ostacolo veniva superato, comparivano nuove difficoltà. Ogni nuova indagine è stata approfondita nella convinzione che solo con una legislazione decisa, tempestiva e vigorosa si possa porre rimedio ai mali ai quali mi riferisco e che illustrerò più ampiamente. Sarò costretta a parlare con grande chiarezza e a rivelare molte cose rivoltanti al buon gusto, e dalle quali la mia natura di donna indietreggia con particolare sensibilità. Ma la verità è la più alta ricompensa. Dico ciò che ho visto – doloroso e scioccante come spesso sono i dettagli – perché da loro possiate sentire più profondamente l’obbligo imperativo che vi spetta di prevenire la possibilità di una ripetizione o continuazione di tali oltraggi all’umanità. Se vi infliggo dolore e vi muovo all’orrore, è per farvi conoscere con sofferenza che avete il potere di alleviare e per sollecitarvi al sollievo delle vittime della barbarie legalizzata.

Vengo a presentare le forti grida dell’umanità sofferente. Vengo a porre di fronte alla Legislatura del Massachussetts, le condizioni dei miserabili, degli afflitti, degli emarginati. Vengo come avvocato degli indifesi, dei dimenticati, dei pazzi e degli idioti, uomini e donne; di esseri affondati in una condizione dalla quale i più indifferenti inizierebbero con un vero orrore; di esseri miserabili nelle nostre prigioni e ancora più miserabili nei nostri ospizi di carità. Non posso supporre che sia necessario impiegare una persuasione sincera, o un argomento ostinato, al fine di fermare e fissare l’attenzione su un argomento perché è rivoltante e disgustoso nei suoi dettagli.

Mi devo attenere a pochi esempi, ma sono pronta a fornire, se richiesti, altri e più completi dettagli. Se le mie immagini sono sgradevoli, rozze, severe, i miei soggetti – deve essere ricordato – non offrono caratteristiche tranquille, raffinate o composte. La condizione degli esseri umani, ridotta agli estremi stati di degradazione e miseria, non può essere esibita in un linguaggio ammorbidito o per adornare una pagina raffinata.

Signori, io procedo brevemente per richiamare la vostra attenzione sullo stato attuale delle persone pazze all’interno di questo Commonwealth, in gabbie, bugigattoli, sotterranei, stalle, ovili! Incatenate, nude, picchiate con bastoni, frustate all’obbedienza! Mentre affermo fatti agghiaccianti e gravi, mi sento obbligata a riferirmi alle persone, e sicuramente ad indicare le località. Ma è sull’argomento, non sui luoghi o gli individui, che desidero fissare l’attenzione; e parlerei il più gentilmente possibile di tutti i custodi, i guardiani e gli altri responsabili, credendo che la maggior parte di questi non ha sbagliato per durezza di cuore e ostinata crudeltà, ma per mancanza di abilità e conoscenza e per mancanza di considerazione. La familiarità con la sofferenza – si dice – rende insensibili e dove l’incuria una volta trova un punto d’appoggio, le altre ferite si moltiplicano. Questo non è tutto poiché si può giustamente e fortemente aggiungere che, dalla mancanza di mezzi adeguati a soddisfare le esigenze di questi casi, c’è stata un’assoluta impossibilità di fare giustizia in questa materia. Le prigioni non sono costruite per essere convertite in ospedali della contea e le case di carità non sono fondate come ricettacoli per i pazzi. Eppure, di fronte alla giustizia e al buon senso, i Custodi sono obbligati per legge a ricevere, e i Maestri della Casa di carità a non rifiutare, soggetti pazzi e idioti in tutte le fasi della malattia mentale e della povertà.

È il Commonwealth, non le sue parti integranti, che è responsabile della maggior parte degli abusi che si sono verificati ultimamente e che esistono ancora. Lo ripeto, è una legislazione difettosa che perpetua e moltiplica questi abusi.

Per illustrare il mio argomento, offro i seguenti estratti dal mio taccuino e diario:

Springfield. In prigione, una donna pazza, furiosamente pazza, collocata in maniera impropria, sia nei confronti dei prigionieri, dei custodi che di se stessa. È un caso di estrema dimenticanza di sé e di oblio a ogni pudore della vita; per descrivere vorrei ripetere soltanto le scene più volgari. Lei è peggiorata da quando ha lasciato Worcester. Nella casa di carità della stessa città è una donna che apparentemente ha bisogno di cure assennate e di un impiego ben scelto per evitare che sia confinata in solitudine, in una squallida stanza non arredata. I suoi appelli per un ‘occupazione e per la compagnia sono molto toccanti ma la padrona ha risposto che “non aveva tempo per occuparsene”.

Northampton. In prigione, ultimamente, c’era un giovane violentemente matto, che, come mi è stato detto, non era stato sottoposto a cure mediche e non era stato mandato da nessun ospedale. Nell’ospizio, i casi di pazzia sono ora non contrassegnati da abusi e forniscono prove di cure giudiziose da parte dei custodi.

Williamsburg. Gli ospizi hanno diversi pazzi, non trattati adeguatamente. Nessun abuso apparente.

Rutland. Aspetto e rapporto dei pazzi nell’ospizio non soddisfacenti.

Sterling. Un caso terribile; gestibile in un ospedale; allo stato attuale, forse così ben controllato, come lo consentono le circostanze in un caso così estremo. Un ospizio, ma del tutto sbagliato rispetto alla povera donna pazza, ai poveri in generale e ai suoi custodi.

Burlington. Una don

na ha detto di essere molto pazza; stanza decente e un letto, ma non le è permesso di alzarsi spesso – ha detto la padrona: “è troppo disturbo”

Concord. Una donna dell’ospedale in una gabbia dell’ospizio. In carcere diversi, curati generalmente in modo decente, ma non adeguatamente collocati in una prigione. Violenti, rumorosi, ingestibili il più delle volte.

Lincoln. Una donna in una gabbia.

Medford. Un idiota incatenato ed uno chiuso in una stalla per 17 anni.

Pepperell. Uno incatenato mani e piedi; un altro violento; diversi ora tranquilli

Brookfield. Un uomo in gabbia, a suo agio.

Granville. Uno spesso rinchiuso; ora ha perso l’uso delle gambe per mancanza di esercizio.

Posso qui sottolineare che in molti luoghi sono state apertamente rivelate misure severe per far rispettare la regola. Non ho visto il castigo somministrato con le cinghie, e in pochissimi casi ho visto le verghe e le fruste, ma ho visto i colpi inflitti, sia con furore che ripetutamente.

Mi è stato chiesto se ho indagato sulle cause della follia? Non l’ho fatto; ma mi è stato detto che questo rovesciamento catastrofico della ragione, è spesso il risultato di una vita di peccato; talvolta, ma raramente, è aggiunto, ed essi devono assumersi le conseguenze; non meritano cure migliori!

Potremmo con fantasia metterci nella situazione di alcuni di questi poveri disgraziati, privi di ragione, abbandonati dagli amici, senza alcuna speranza; guai al di fuori, e guai più tristi all’interno, che travolge il relitto della mente come una vasta irruzione delle acque – come dovremmo noi, quando la terribile illusione veniva allontanata, non solo offrire l’offerta di ringraziamento della preghiera, che una così potente distruzione non aveva sopraffatto la nostra natura mentale, ma come offerta più accettabile dedicarci ad alleviare quello stato da cui siamo stati così misericordiosamente risparmiati!

Uomini del Massachusetts, io supplico, imploro, chiedo pietà e protezione, per questo mio genere umano sofferente e oltraggiato! Padri, mariti, fratelli, vorrei supplicarvi per questo favore, ma cosa dico? Vi disonoro, vi spoglio subito della Cristianità e dell’umanità – questo appello implica diffidenza. Se è gravato da un dubbio sulla vostra rettitudine in questa legislazione, allora cancellatelo; mentre faccio affidamento nel vostro onore non meno che nella vostra umanità. Qui metterete da parte lo spirito freddo e calcolatore dell’egoismo e lo stesso egoismo; lasciate le armature dei conflitti locali e dell’opposizione politica; qui e ora, per una volta, immemori di ciò che è terreno e deperibile, salite in queste sale e consacratele con un cuore e una mente sola alle opere di giustizia e ai giusti custodi dei solenni diritti di cui avete fiducia. Sollevare i caduti; soccorrete il desolato; risanate l’emarginato; difendete gli indifesi; e per la vostra eterna e grande ricompensa, ricevete la benedizione. . . “Ben fatto, buoni e fedeli servitori, diventate governatori su molte cose!”

Lettera di Dorothea Lynde Dix

 


Gabriella La Rovere

 

 

Redazione

La redazione di "Per Noi Autistici" è costituita da contributori volontari che a vario titolo hanno competenza e personale esperienza delle tematiche che qui desiderano approfondire.

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