Sessualità e identità di genere nelle femmine con Disturbo dello Spettro Autistico
L’orientamento sessuale e l’identità di genere svolgono un ruolo cruciale nella comprensione e nella rappresentazione che abbiamo di noi stessi, nel benessere psicologico e nella capacità di intraprendere e mantenere relazioni gratificanti e soddisfacenti. Ancora oggi è diffusa la convinzione che i soggetti con Disturbo dello Spettro Autistico (ASD) non desiderino o siano incapaci di intraprendere relazioni amorose e sessuali con la stessa intensità delle persone normotipiche. Allo stesso modo, molti credono che persone con Disturbo dello Spettro Autistico non possano mostrare differenze di orientamento sessuale o di identità di genere al pari della popolazione generale.
Molti studi hanno, inoltre, identificato una maggiore presenza di discordanza nell’identità di genere nella condizione autistica. L’identità di genere è definita come un termine ombrello che descrive la variabilità tra il sesso assegnato all’individuo alla nascita e quello percepito come proprio dall’individuo durante la vita. Le persone che si identificano con il sesso assegnato alla nascita sono chiamate “cisgender”, mentre, per chi non rientra in questa categoria, vengono utilizzati termini come “transgender”, “non binario” o “gender fluid”. Le statistiche più recenti hanno riscontrato una discordanza di genere negli individui con autismo tra il 5,4% e il 7,2% nei giovani e l’11, 3% negli adulti, rispetto a percentuali tra il 0,7 e il 5 % nella popolazione generale.
Un altro argomento ampiamente dibattuto nella comunità scientifica riguarda l’orientamento sessuale all’interno della popolazione autistica, nello specifico le sue caratteristiche psicologiche, sociologiche e demografiche. Con orientamento sessuale si intende l’attrazione fisica ed affettiva per persone di sesso diverso, dello stesso sesso o entrambi. Quando comparato alla popolazione generale, gli studi hanno osservato nella popolazione con ASD, una maggiore variabilità nel loro orientamento sessuale ed un aumentato tasso di orientamento sessuale non eterosessuale. Oltre che una maggiore diversità sia nell’identità di genere che nell’orientamento sessuale, recenti osservazioni sulla sessualità degli individui con ASD hanno iniziato ad identificare un numero elevato di sfide ed esperienze negative in diversi ambiti sessuali e relazionali. Alcune di queste includono: ridotti livelli di funzionamento sessuale e romantico, minore coinvolgimento in comportamenti sessuali nonostante un chiaro interesse per la sessualità e le relazioni, un’aumentata difficoltà nel mantenere relazioni durature e un maggiore rischio di ricevere attenzioni sessuali non desiderate rispetto alla popolazione generale.
In questo contesto, si inserisce la ricerca del gruppo australiano dell’Università di Deakin pubblicato a Luglio 2020 sulla rivista “Molecular Autism”. Questo studio ha come obiettivo quello di quantificare la rappresentazione di differenze di genere e di orientamento sessuale nella popolazione con autismo femminile ed esaminare la presenza di esperienze sessuali negative nella popolazione autistica con identità sessuale transgender e con orientamento sessuale non eterosessuale. Più nello specifico si tratta di uno studio condotto su un totale di 295 femmine. Di queste, 161 erano individui normotipici, mentre le restanti 134 avevano ricevuto una diagnosi formale di Disturbo dello Spettro Autistico.
Nel complesso, i dati ottenuti, hanno permesso di dimostrare che nel gruppo ASD vi sia una maggiore probabilità di identificare un’identità di genere transgender oltre che un orientamento sessuale non eterosessuale rispetto al gruppo non ASD. Le analisi statistiche hanno, inoltre, identificato una proporzione maggiore di femmine con autismo che hanno segnalato di aver ricevuto comportamenti e approcci di tipo sessuale indesiderati, se confrontati con il gruppo di femmine normotipiche. Differentemente da quanto atteso, identificarsi come trangender non sembra influenzare la probabilità di avere esperienze sessuali negative nel gruppo ASD. Il medesimo dato non è stato osservato invece nel gruppo di transgender femmine non ASD, in cui è stata riscontrata una maggiore probabilità di esperienze sessuali vissute con rimorso rispetto alla popolazione normotipica cisgender.
Inoltre, dai risultati dello studio è emerso che le femmine con autismo omosessuali presentano un aumentato rischio di sperimentare comportamenti sessuali indesiderati se comparate con le femmine eterosessuali con e senza autismo. I risultati di questo studio confermano l’importanza di continuare a studiare in maniera sempre più approfondita il legame tra diversità sessuale e autismo, oltre che i meccanismi alla base dello sviluppo dell’identità e dell’attrazione nelle femmine con autismo. Sebbene questo studio abbia identificato un’aumentata prevalenza di esperienze sessuali negative tra le femmine omosessuali con autismo, la causa di questo aumentato tasso rimane non chiara. Inoltre, le ricerche che esplorano la natura e le caratteristiche delle esperienze sessuali indesiderate o vissute con rimorso all’interno del gruppo femminile con autismo potrebbe giovare ad identificare i meccanismi alla base dell’aumentata vulnerabilità sessuale.
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Contributo scientifico da parte del
UOSD Neuropsichiatria Infantile, Policlinico Universitario di Tor Vergata