Music: quando non è lecito immaginare il surrealismo magico di una mente autistica
Del film di Sia sulla ragazza autistica vi parleranno tutti male. A me è sembrato bellissimo. Le storie con protagonisti nello spettro autistico si sono moltiplicate in questi ultimi anni. Di solito più sono irreali e più solleticano i cuori e alimentano il ricco filone narrativo che celebra i prodigiosi autistici. Il film d’esordio alla regia e sceneggiatura della popstar Sia è la storia di “Music”, una ragazza con una seria forma di autismo, di cui la sorellastra Zu si trova a essere, suo malgrado, la tutrice. Il filo del racconto è spesso interrotto, senza alcun apparente nesso logico, da sprazzi di multicolore e surreale uscita dal mondo. Con l’espediente del musical si producono improvvisi squarci onirici nella trama, dai quali emerge, in un esplodere pirotecnico, la distorsione sensoriale prodotta dal “cervello ribelle” della giovane neuro diversa.
In questo caso però il citare apertamente un universo “autisticamente” fantasioso non è stato apprezzato, proprio perché surrealmente onirico e per nulla “coccoloso”. Ai rigidi custodi dell’ortodossia di ogni possibile lettura della disabilità, Music non è piaciuto per niente. Sembrerebbe quasi non sia permesso rappresentare la dissennatezza come forma d’arte, a meno che si usi il triste pennello della grigia consolazione. Il film è stato quindi sommerso da critiche acide e apodittiche, nella loro pretesa di sapere come possa vedere la realtà, condivisa da cervelli standard, una persona autistica a basso funzionamento. L’associazione statunitense delle persone con disabilità è arrivata a sconsigliare la visione di Music.
Ancora di più Il beghinismo dei cultori del politicamente correttissimo, applicato alla disabilità psichica e relazionale, ha avuto da ridire persino la fantastica interpretazione della ballerina Maddie Ziegler, è stata bollata come una celebrazione di stereotipi sull’autismo. Chi come me l’essere autistico lo respira pieni polmoni l’ha trovata invece perfetto esempio di un plausibile posizionamento di dissennata leggerezza nell’ampissimo spettro dei possibili autismi
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Altre voci sdegnate si si sono levate dagli esperti in trattamento di autistici; hanno stigmatizzato duramente alcuni passaggi del film in cui la ragazza viene fisicamente “bloccata”, durante i suoi crolli oppositivi. È chiaro che nessun operatore qualificato applicherebbe la contenzione di un soggetto autistico quando “sbrocca”, ci sta però che chi non ha mai sentito parlare di “analisi comportamentale applicata”, come Zu o il vicino di casa, possa pensare che bloccare con tutto il corpo, sia una maniera per far scemare un’esplosione improvvisa di violenza autolesionista. Io porto ancora dentro il ricordo dei graffi, dei morsi e dei pugni di mio figlio autistico nell’apice delle sue crisi di adolescente. Chi vive ogni giorno l’accudimento di una persona autistica, sa che è una storia d’amore che lascia ogni tanto cicatrici.
Non mi meraviglia il dissenso, è un film sull’autismo che inizia con la morte della nonna caregiver. Perfetta sintonizzazione sull’apice dell’incubo indicibile del “cosa ne sarà di questa persona dopo di me?”. Quando la nonna si schianta a terra lascia così in eredità a Zu il fardello di quella ragazza di difficilissima gestione, in perenne isolamento sonoro dal mondo con le sue grosse cuffie sempre inforcate, alla sorellastra che non era certo quella che si dice una persona nella norma. Inquieta, con problemi di dipendenza da alcol, oltre un insieme di evidenti difficoltà che nella visione benpensante non la farebbe certo la tutrice ideale di un’altra fragilità.
Ci voleva un’artista di grido come Sia per dare un calcio all’agrodolce retorico di ogni precedente narrazione fanta-autistica, intuendo una possibile meraviglia oltre lo sguardo visionario della mente autistica. Piuttosto che diagnosticare il buio della ragione, Sia preferisce infilare Zu in un universo di pupazzi ballerini ogni volta che “Music” le permette di condividere il suo mondo interiore, attraversato da tempeste di coloratissima follia.
Basterebbe un solo fotogramma a far svettare questo film, oltre il coro di chi lo addita per apostasia. È quando Zu, l’alcolista, la spacciatrice, la tossica, un giorno non ce la fa più. Accompagna così la sorellastra in un lindo e pregevole istituto, dove sarebbe stata “sanitariamente” internata.
L’aiuta a disfare la valigia in una di quelle stanzette che sembrano obitori, però coglie in un’espressione di Music la consapevolezza della montagna di sofferenza che sovrasta quell’anticamera alla carcerazione a vita. Prende la ragazza e fugge con lei, per riacciuffare finalmente anche la propria di vita massacrata. La pazzerella, l’essere più fragile di tutta quella catena di marginalità umana che popola la storia, diventa così per ogni rassegnato alla sconfitta, l’oracolo che indica il possibile lembo di felicità a sua disposizione.
Interessante è invece veder raccontata una perfetta rappresentazione dell’arte di arrangiarsi che ben conosce ogni familiare di autistici adulti. La cara vecchina prima di lasciare la pelle nella sua estenuante fatica quotidiana, aveva a modo suo creato una rete di sicurezza formidabile attorno alla nipote autistica, si era rivolta al buon cuore e la disponibilità di alcuni vicine e quindi era riuscita a mettere in piedi una macchina inclusiva, che faceva conto sempre su persone molto fuori standard, che proprio per questa sintonia tra balzani permetteva alla ragazza di vivere in serenità il proprio quotidiano, avvolta comunque da una socialità diffusa e accudente, a lei in apparenza invisibile…Ma chi può dirlo, chi mai può entrare nei labirinti della mente autistica, tra fosse dei leoni spalancate sotto camminamenti da trapezista intessuti di fili color arcobaleno.Sia ci riesce. Nel suo “music”, opera prima da regista, traccia un percorso del tutto originale rispetto ogni precedente epica rappresentazione dell’autismo.
E’ evidente che nel rapporto tra le due sorelle esiste un punto di contatto, uno stargate aperto tra due dimensioni in cui la stessa “diversità” è rappresentata con percentuali alternate e mutevoli. Gradualmente Sia entra in contatto con gli angeli stravaganti che la nonna aveva irreggimentato per accompagnare Bim in ogni suo passo, attraverso loro e assieme loro, entra nel mondo parallelo che esplode nelle parti coreografiche di questo music hall. Si capisce finalmente quale sia il paese delle meraviglie in cui può galleggiare una mente autistica. Quello che nemmeno riuscirà mai a intuire la moltitudine degli esseri spavaldi della loro “fortunata” nascita nel recinto dello standard, più facilmente lambito da un’artista come Sia, che di genio e sregolatezza ha ben assaggiato nel corso della sua vita il cocktail più potente.
Con le sue due nomination ai Golden Globe (li assegneranno a Los Angeles il 28 febbraio).
Music è il primo film da regista di Sia, la cantante australiana di Chandelier, We Are Born ed Everyday is Christmas (e tanti altri hit). Nove nomination ai Grammy. Cantante, musicista, autrice, sceneggiatrice.
Il film è candidato sia come Miglior commedia e musical, sia come Attrice protagonista: Kate Hudson. Music è visibile fino al 28 febbraio solo su Musicilfilm.it