Ci fate sapere se noi autistici gravissimi saremo vaccinati prima possibile?
Nessuno ancora ci ha fatto sapere se sarà vaccinato, quanto prima, nostro figlio autistico (classificato “gravissimo”: ossia art.3 comma 3 per la legge 104/92 ). Nessuno ancora ha dichiarato ufficialmente se, chi sia nella sua condizione, sarà considerato tra le categorie maggiormente a rischio. Mi sembra assodato che, almeno nella regione in cui viviamo (Lazio) la situazione sia identica per ogni famiglia che ha in carico una persona autistica, che, come noi, non riuscirà a poter nemmeno immaginare cosa potrebbe accadere se, un essere così indifeso e fragile( nel caso di Tommy pure con epilessia) dovesse ammalarsi di Covid.
Nessuno di noi sa se ci sia una possibilità che gli autistici possano essere tra i vaccinati. Nella Circolare del Ministero della Salute 09.02.2021, n. 5079 è elencato quali siano le persone “estremamente vulnerabili”, intese come persone affette da condizioni che per danno d’organo pre-esistente, o che in ragione di una compromissione della risposta immunitaria a SARS-CoV-2 hanno un rischio particolarmente elevato di sviluppare forme gravi o letali di COVID-19″) Sono indicate varie aree di patologia tra cui: Condizioni neurologiche e disabilità (fisica, sensoriale, intellettiva, psichica). La parola “autismo” però nella specifica non appare. Più in basso sono citate le persone con sindrome di Down, ma l’autismo sembra proprio fuori dalle categorie considerate più esposte al rischio di contagio, quindi da vaccinare subito.
Chissà perché gli autistici sono stati dimenticati? Come se già non fossero fantasmi a tutti gli effetti per la scuola, che non ha adottato nessuna strategia mirata alla loro condizione per assicurare, nei limiti del possibile, il loro diritto ad essere considerati studenti come i loro compagni neurotipici. Si stanno scrivendo fiumi di articoli sulla tristezza dei ragazzi che per colpa della Dad soffrono della mancanza della classe in presenza, ma su quelli che quasi mai nessuno ha considerato come compagni di scuola è calato un silenzio tombale.
Le attività extra scolastiche per gli autistici sono pure precluse, le terapie quasi impossibili, le occasioni di inclusione zero. Questo è il Covid per gli autistici. Non basta però, nessuno dice che per un ragazzo o adulto autistico a basso funzionamento il contagio e la successiva degenza sarebbe un dramma, che lui vivrebbe all’ennesima potenza rispetto ad ogni altro suo coetaneo.
Non parliamo poi di un’eventuale e malaugurata necessità di un ricovero, o peggio che mai di una terapia intensiva. Non credo serva che entri in particolari, chiunque conosce il problema questo incubo lo coltiva nei suoi pensieri, dal primo giorno che tutto è iniziato.
Come se non bastasse arriva per buttarci ancora più a terra lo studio dell’NHS (National Health Service) britannico, diffuso poche settimane fa e che mostra come nelle cinque settimane dall’inizio del terzo blocco, il Covid-19 abbia rappresentato il 65% dei decessi di persone con difficoltà di apprendimento. I dati dell’Ufficio per le statistiche nazionali mostrano che il tasso per la popolazione generale era del 39%.
A chi ora pensasse che sto riportando solamente il frutto di un’eccessiva apprensione familiare, consiglio la lettura dell’ottimo e circostanziato pezzo di Giada Giorgi che qui riporto da OPEN ON LINE del
L’ente di volontariato inglese Mencap denuncia la pratica discriminatoria in ospedali e case di cura. Nell’ultimo mese Covid-19 ha rappresentato il 65% dei decessi di persone con difficoltà di apprendimento
È stata la Royal Mencap Society a denunciare il fenomeno scoperto nei reparti di rianimazione del Regno Unito. L’ente di volontariato britannico che lavora con persone con difficoltà di apprendimento ha ricevuto diverse segnalazioni di una pratica ai limiti del discriminatorio. come riporta il Guardian: in caso di infezione da Covid-19 contratta, i pazienti con disabilità mentali non starebbero ricevendo dai medici alcuna pratica di rianimazione. Alla base di una simile scelta vere e proprie disposizioni interne di ospedali e strutture di cura che avrebbero ordinato a medici e infermieri di non intervenire in caso di complicazioni
Già lo scorso anno La Care Quality Commission si era espresso in merito agli ordini diffusi da molte realtà sanitarie del Paese di non tentare la rianimazione cardiopolmonare su persone «troppo fragili». Alcune disposizioni erano state ritenute inappropriate rispetto alle specifiche condizioni di pazienti, «causando morti potenzialmente evitabili». Nelle ultime settimane però la denuncia di Mencap ha riguardato un ulteriore grave scenario.
Gli ordini di non rianimazione verrebbero dati a prescindere dalla capacità fisica di poter reggere una pratica simile, «disposti semplicemente perché si tratta di soggetti con disabilità di apprendimento». E alle denunce dell’ente di volontariato si associano anche dati e percentuali per nulla incoraggianti. Lo studio dell’NHS (National Health Service) britannico diffuso pochi giorni fa mostra come nelle cinque settimane dall’inizio del terzo blocco, il Covid-19 abbia rappresentato il 65% dei decessi di persone con difficoltà di apprendimento. I dati dell’Ufficio per le statistiche nazionali mostrano che il tasso per la popolazione generale era del 39%.
«Abbandonati anche per le vaccinazioni»
Ed è per queste percentuali che la questione si allarga anche sul fronte delle vaccinazioni. Secondo Public Health England, i giovani con difficoltà di apprendimento di età compresa tra i 18 e i 34 anni hanno una probabilità 30 volte maggiore di morire di Covid rispetto ad altri della stessa età. «Il Comitato per la vaccinazione e l’immunizzazione insieme al governo devono agire ora per aiutare a salvare le vite di alcune delle persone più vulnerabili della società dando urgentemente la priorità a tutte le persone con difficoltà di apprendimento per il vaccino» ha continuato Harris.
Sebbene alcune persone con difficoltà di apprendimento come la sindrome di Down rientrassero nelle categorie prioritarie stabilite Comitato congiunto per la vaccinazione e l’immunizzazione (JCVI), «molte persone della stessa categoria sono state classificate come pazienti di bisogno inferiori e in attesa». Un’analisi dell’Ufficio per le statistiche nazionali ha mostrato che su 6 decessi per Covid 10 erano di persone con disabilità.
«I medici spesso non capiscono che qualcuno con difficoltà di apprendimento potrebbe non essere in grado di comunicare i propri sintomi», ha spiegato al Guardian la dott.ssa Keri-Michèle Lodge, consulente in psichiatria a Leeds, «ci si sta dimenticando completamente di loro. Non so se il governo sia stato accecato o semplicemente negligente».