Gottfried Mind l’artista autistico che disegnava solo gatti
Gottfried Mind è stato un famoso pittore, soprannominato il “Raffaello dei gatti”. Nacque a Berna nel 1768. Fu allievo di Sigmund Freudenbergen. A 8 anni, Gottfried fu messo a studiare nell’accademia per bambini poveri aperta a Neuenhof, vicino Berna, dal pedagogista Johann Heinrich Pestalozzi, dove si segnalò per la scarsa attitudine a farsi amicizie tra gli altri bambini, (oggi probabilmente sarebbe stato diagnosticato come persona nello spettro autistico). Aveva scarso interesse per le materie di studio (restò per tutta la vita semianalfabeta e incapace di svolgere semplici calcoli) ma una straordinaria abilità nel disegno.
Si sa poco riguardo questa sua incredibile passione, sia per i gatti, ma anche per gli orsi. Prima di lui nessun pittore era riuscito a rappresentarli con tanta precisione, mescolando umiltà e fierezza, soavità e astuzia, e a riproporre fedelmente la loro grazia nelle varie posture, sia in azione che a riposo.
Gli piaceva ritrarre i gattini in infiniti atteggiamenti di gioco, o attorno alla madre, o saltellanti. Ognuno di essi aveva un preciso carattere e una propria espressione, tanto che il ritratto sembrava animato; la stessa pelliccia appariva così morbida e setosa da spingere spesso l’osservatore ad allungare la mano per toccare il dipinto.
Gottfried era un uomo basso, con una grossa testa, occhi infossati, una carnagione bruno-rossastra, una specie di rantolo in gola, tutti elementi che, sommati alla sua espressione cupa, poco sorridente, producevano uno strano effetto su chi lo vedeva per la prima volta. Ma il suo talento artistico era talmente eccezionale che spesso delle persone andavano appositamente da lui per comprare i suoi disegni, diventati famosi in tutto il mondo.
Gottfried e i gatti, un binomio inscindibile, una specie di simbiosi mutualistica. Minetta, la sua favorita, gli era sempre vicina quando lavorava e sembrava che lui avesse con lei una specie di conversazione fatta di gesti e brevi parole.
Talvolta la gatta occupava il suo grembo, mentre due o tre gattini erano posati sulle spalle, o riposavano nell’incavo dietro il suo collo mentre era seduto curvo al tavolo di lavoro. Rimaneva in quella posizione per ore senza muoversi, per paura di disturbare i suoi amati compagni, gli unici ad avere rispetto del suo modo di essere.
A causa di un’epidemia che interessò i gatti con segni di follia, i magistrati di Berna diedero l’ordine di eliminarli. Goffried fu sconvolto quando seppe dell’ordinanza, il dolore per la morte di 800 gatti, sacrificati per la salute pubblica, fu inesprimibile, né mai completamente superato.
A conseguenza di ciò, continuò a dipingere gatti con maggiore ossessione, e nelle lunghe sere d’inverno iniziò a intagliare nelle castagne delle figure in miniatura di gatti e orsi che ebbero un tale successo che non riuscì a soddisfare l’enorme richiesta. Morì a Berna nel 1814. Gli vennero dedicati versi modificati dal Carme III di Catullo: Lugete, o feles, ursique lugete/Mortuus est vobis amicus
Gabriella La Rovere