Marina Viola e gli autism manager: Elio è il mio eroe!
Vivendo negli Stati Uniti faccio fatica a seguire tutto quello che accade in Italia, specialmente in televisione. Ma Elio a Propagandalive mi è stato girato da più amici su Facebook.
ELIO PARLA DA AUTISM MANAGER: “L’AUTISMO NON INTERESSA A NESSUNO!” ERIKA STEFANI RISPONDE: “VI ASPETTO AL MINISTERO”
Uno dei motivi per cui mi sono innamorata di Gianluca Nicoletti (a parte il bel culo) è il fatto che abbia dato voce anche ai papà. Da femminista cronica, mi ha sempre dato fastidio il fatto che “le cose dei figli le organizzano le mamme”. Spesso è ancora vero e infatti sia la moglie di Gianluca che la moglie di Elio sicuramente si fanno un mazzo così. Ma è talmente ovvio da non dare mai nell’occhio.
Questa volta invece ci sono i papà che la spiegano.
La parola chiave di Elio che mi ha fatto un po’ sobbalzare è stata ESPLOSIONE. Malgrado i miei settemila articoli sulla mia situazione, malgrado un bel libro, non mi è mai venuto in mente di descrivere quello che ci è successo con la parola esplosione. Ed è perfetta: l’autismo è un’esplosione, è un cambiamento così immenso nella routine di una famiglia che non può che sembrare una bomba che ti scoppia in salotto, tra i tappeti orientali e il divano bruttino ma comodo.
Ed Elio continua: a nessuno interessa il tema dell’autismo, perché se non lo vivi in casa non puoi capirne la difficoltà. Questo è vero, ma penso che se la mettiamo giù così, allora davvero non arriveremo a niente. Faccio un esempio: l’omofobia (ne parlo oggi perché è la giornata contro questo odio orrendo) non è sentita solo tra le persone non eterosessuali, ma anche tra chi osserva le violenze che certe persone della nostra società devono affrontare. E della stessa violenza proprio Elio parla, quando racconta del pestaggio di una bimba disabile di undici anni da parte dei suoi compagni, che avevano organizzato il tutto e filmato. Per la bimba ci sono stati ben 34 giorni di prognosi. Perché dunque l’indifferenza all’autismo non dovrebbe essere trattato come l’omofobia, il razzismo e altre piaghe sociali? Perché se ne parla meno rispetto ad altre atrocità? E ancora: a chi deve essere dato il compito di insegnare ai ragazzi, ma anche agli adulti, come trattare una persona autistica? Perché, a quanto diciamo io, Gianluca e Elio, sembra sempre che debba essere una nostra responsabilità, di noi genitori? No, perché noi siamo già nella merda fin qui e non abbiamo molto tempo per andare in giro a dire di non menare i nostri figli. Propongo un comitato scolastico che si occupi di insegnamento alla disabilità, che poi vuol dire insegnamento all’empatia.
Grazie Elio per averne parlato. Sei il mio eroe da quando avevo quindici anni. Si vede che c’avevo visto lungo!
Un breve update su quanto sta succedendo a Luca da questa parte del globo: il nuovo centro sta andando benone, nel senso che sembra felice di andarci. Manca, come sempre, un seppur minimo sforzo di comunicazione tra noi e lo staff, cosa che trovo sempre molto divertente: come le persone autistiche, che hanno difficoltà a comunicare, così sono le persone che si occupano di loro.
Oltre al centro, Luca in questo periodo mi sta molto sui coglioni (posso dirlo, vero? Mica sono tutte rose e fiori…) per via della sua ultima ossessione, che sembra dolce ma invece è tremenda: vuole sempre essere abbracciato da me. “Luca, vieni a mangiare” “Then, a hug!”; “Luca, andiamo in bagno” “Then a hug!”; “Luca, mettiamoci le scarpe” “Then a hug”.
Se non avesse le difficoltà che ha, sarebbe un perfetto negoziatore. Ma siccome invece non lo è, devo trovare il modo di dirgli che gli abbracci sono spontanei e non il risultato di una pipì fatta nel water.
Consigli ne abbiamo?
Marina Viola
http://pensierieparola.blogspo