Perché prendersela con Matteo? Chi aggredisce persone inermi è solo un vigliacco
È successo ancora. E succederà ancora e ancora.
Un ragazzo autistico è stato bullizzato da dei suoi coetanei. Lo hanno chiamato ciccione, gli hanno tirato delle uova addosso.
La vittima questa volta si chiama Matteo, un diciassettenne che da sempre ha il terrore di uscire di casa, e che la sera di mercoledì ha provato a farlo. È andata male, malissimo questa sua spinta di coraggio. Repubblica riporta che la mamma è molto coinvolta nella vita di suo figlio e di persone con autismo. Sono sempre i genitori a cercare di fare qualcosa. Le istituzioni scompaiono in fretta quando si tratta di aiutare persone disabili e famiglie. Ecco, questa mamma ha aperto un’associazione, I colori di Matteo che si occupa di creare progetti per una trentina di individui con autismo. Immagino il terrore e il magone di lei, che ha dovuto mettere in salvo suo figlio da tre idioti che giravano con la loro macchina attorno a lei e a Matteo lanciando uova e insultandolo.
Ma non solo.
Io so bene cosa significhi riuscire a fare un passo seppur minimo verso la liberazione da un’ossessione grave che hanno i nostri figli. So benissimo come si è sentita la sua mamma quando mercoledì sera è uscita con suo figlio, il quale sembrava finalmente pronto ad affrontare l’esterno. Mentre per le altre mamme le prime cose da celebrare sono i primi passi, le prime paroline, per noi sono queste cose: riuscire ad uscire dalla prigione che l’autismo crea attorno a noi. È come se d’un tratto un figlio neuro tipico di tre anni ci recitasse la Divina Commedia. È così enorme.
Le persone che bullizzano i nostri figli non sanno nulla di tutto questo. Non sanno cosa c’è dietro a una passeggiata fatta la sera; non hanno la più che minima idea di cosa voglia dire passare la vita centellinando emozioni, speranze, conquiste. Cosa ne sanno loro di cosa significhi essere diverso da loro o addirittura accettato per quello che si è.
Con una bravata da teste di cazzo hanno quindi rovinato mesi di lavoro che la mamma di Matteo aveva impegnato per fare un piccolo, insignificante eppure enorme passo in avanti. Sono bastati cinque minuti per ricominciare tutto da capo.
Marco non ha dormito tutta la notte dallo spavento e dall’agitazione. Quanto tempo ci vorrà prima che riesca ancora a trovare il coraggio e la forza di uscire, dopo un incidente del genere?
I tre ragazzi si sono scusati con la mamma, la quale ha accettato le loro scuse. Loro hanno promesso che andranno a trovare Matteo tutte le settimane.
Non ci credo neanche per un attimo, ma spero che ci vadano almeno un paio di volte. Spero che riescano a capire quanti fili hanno spezzato facendo una cretinata.
Forse è proprio questo che serve: le famiglie con figli autistici devono aprire le porte ai compagni e agli amici per mostrare loro tutto il lavoro stremante che c’è dietro a una realtà del genere. Forse solo allora, e forse solo qualcuno riuscirà a imparare qualcosa.
La mamma dice di aver denunciato il fatto sui social. Mi sorprende che non abbia denunciato alle forze dell’ordine, forse perché sapeva che non sarebbe comunque successo nulla.
Se vogliamo vedere il lato positivo di questa storia ignobile è che i ragazzi hanno chiesto scusa. Forse, ma forse forse, non rifaranno mai più una cosa del genere.
La speranza è sempre l’ultima a morire, anche se ormai è ferita a sangue.
Abbraccio Matteo e la sua mamma.
Marina Viola
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