Il genocidio dei bambini nativi nel Canada dell’ovest
Anche loro erano considerati dei “cervelli ribelli” nel senso che appartenevano a un sistema di vita e di culture che andavano “normalizzate”. Soprattutto le terre in cui erano nati e sempre vissuti erano il ricco bottino che espropriavano le “pie organizzazioni” (cattoliche al 60% per il resto anglicane) che prendevano in carico la loro “rieducazione” strappandoli alle loro famiglie. Si calcola che 150.000 bambini seguirono questo destino, della metà di loro si è persa traccia. Vi proponiamo la puntata di Melog (Radio24) del 29 giugno. Tratta la tristissima e quasi ignorata vicenda del genocidio culturale e sterminio sistematico di bambini appartenenti a intere etnie di nativi del Canada operato ininterrottamente nell’ultimo secolo. Una storia che è riemersa dopo il recente ritrovamento di centinaia di cadaveri di bambini nativi seppelliti nelle scuole cattoliche destinate alla loro rieducazione e sradicamento da ogni loro legame con la cultura, lingua e tradizione dei loro popoli.
Il giorno dopo la puntata, ancora una tragica scoperta in Canada, in una delle ex scuole di rieducazione per i ragazzi e bambini indigeni fondate nel periodo coloniale. Il 30 giugno, sono state scoperte altre 182 tombe senza nome nei pressi della St Eugene’s Mission, vicino alla città di Cranbrook, nella Columbia Britannica. Molte di queste appartengono a ragazzini nativi tra di età compresa tra i 7 e i 15 anni. La scorsa settimana erano state trovate altre 751 tombe anonime in un’altra scuola a Marieval, nel Saskatchewan, e i resti di oltre 761 persone, in maggioranza minori indigeni. Le ricerche erano partite lo scorso maggio, dopo il ritrovamento di altri 215 resti di bambini nativi nel cortile quella che un tempo fu la Kamloops Indian Residential School. Oggi l’annuncio è stato diffuso dalla Lower Kootenay Band, una comunità locale vicina alle First Nations. Le ricerche a Cranbrook – dove la Chiesa cattolica ha gestito una scuola per conto del governo federale dal 1912 fino all’inizio degli anni Settanta – sono state condotte con un un radar a penetrazione del suolo. (vedi seguito dell’articolo tratto da OPEN).
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Gli esperti ritengono che i resti appartengano ai membri di tribù della Ktunaxa, che comprende il Basso Kootenay e altre comunità vicine. Secondo un rapporto del 2015 pubblicato dalla Commissione per la Verità e la Riconciliazione canadese (Trc), sono in tutto 150.000 i giovani nativi, Inuit e Metis che fino agli anni 90 sono stati trasferiti con la forza in 139 di queste scuole residenziali, dove subirono abusi fisici e sessuali da presidi e insegnanti che li hanno privati della loro cultura e lingua. A morire furono in tutto circa 4.000, in quello che la commissione d’inchiesta ha definito «genocidio culturale». Venerdì scorso, il primo ministro Justin Trudeau si è scusato nuovamente per la «dannosa politica del governo», volta all’assimilazione della cultura nativa.