Viaggio a Geel la città dei matti (3-puntata)
Continua il racconto di Gabriella La Rovere su Geel detta “La città dei matti” . Geel è una cittadina fiamminga, ignorata nei secoli. Già in età medievale vi giungevano da molte parti dell’Europa malati di mente per implorare la guarigione. Qui continua il rapporto sulla cura dei pazzi presso il villaggio di Geel, redatto da un commissario nel 1905 e pubblicato sul British Medical Journal
Qui la prima puntata
Qui la seconda puntata
Le fattorie
Trovammo che gli allevatori erano, quasi senza eccezione, puliti, gentili e intelligenti, che mostravano sia piacere che un certo grado di orgoglio nel corretto adempimento dei propri doveri che nel benessere dei pazienti. Hanno stampato le istruzioni relative alla gestione, alimentazione, vestiario e biancheria dei pazienti; sono sottoposti alla continua ispezione dell’ufficiale medico e delle guardie della loro sezione, e ricevono, inoltre, istruzioni per i loro compiti sotto forma di lezioni e di rapporti pubblicati delle conferenze mediche sulla cura familiare dei pazzi.
Il dr. Meeus, con encomiabile zelo, ha inoltre da tempo tenuto lezioni e dimostrazioni pratiche agli allevatori e alle guardie della sua sezione. Abbiamo detto che nell’infermeria tutti i mezzi meccanici di contenzione sono stati aboliti. Nella colonia i vecchi brutali strumenti di coercizione, il cui uso incorse così tanto nella giusta censura da parte degli scrittori del secolo scorso, sono stati soppressi, così che l’allevatore non ha nemmeno il diritto di confinare un paziente nella sua stanza, e se in casi eccezionali questo è inevitabile, il dottore e il guardiano della sezione devono essere subito informati. In certi casi, tuttavia – i masturbatori persistenti e quelli che si tolgono o distruggono il vestiario – è ammesso l’impiego di guanti di stoffa o di pelle. Questo non lo possiamo considerare altrimenti che come un errore. Tali casi dovrebbero essere tenuti all’interno del manicomio.
L’alloggio dei pazienti è eccellente. Noi, come tutti quelli che hanno recentemente visitato Geel, siamo rimasti incantati dalle case di campagna. Queste fattorie confortevoli con i loro bei dintorni di giardini curati, campi e pascoli, e i loro interni con pavimenti piastrellati cosparsi di sabbia argentata, pareti lavate pulite e arredamento immacolato, hanno un’aria di salute e di comfort familiare che non lascia niente a desiderare. La cucina, che si apre direttamente dalla porta e su un lato direttamente nella stalla per le mucche, è il centro della casa e il luogo delle diverse attività. Era, in tutte le case che abbiamo visitato, un appartamento ampio e arioso con un immenso camino, mobilio confortevole e, nonostante la nostra visita sia stata inaspettata, assolutamente pulita e ordinata. La porta verso la stalla delle mucche è vicino al camino e consente al bestiame, mediante un’ingegnosa disposizione di rotaia e carrucola, dei pastoni caldi e cibi preparati. Questa vicinanza della stalla al soggiorno principale è stata considerata essere un’obiezione per la cui rimozione sono state suggerite alcune modifiche dal dr. Meeus nel suo lavoro sulla costruzione della casa dal titolo “LAssistance Familiale” del 1904. Le camere da letto – ogni paziente adulto in tutta la colonia deve avere, secondo le regole della colonia, una camera da letto per sé – sono di regola al pianterreno, e dove ci sono due pazienti, le camere sono contigue. Ognuna, anche per regolamento, deve avere una minima superficie di 6 metri quadrati e un’altezza di 2 metri e mezzo e una cubatura di 15 metri. Devono avere ognuna una finestra da aprire a volontà, alta 1 metro e mezzo e larga 1 metro.
Le case nel villaggio sono sotto molti aspetti inferiori a quelle nel Campine[1], ma sono comunque di regola perfettamente confortevoli e pulite. La condizione delle case nel villaggio, per quanto riguarda il comfort apparente e la ricchezza del mobilio, è straordinariamente variabile, e questo – che a prima vista sembra disporre le case più povere a confronti invidiosi – è, se considerato dal punto di vista delle idee di comfort di alcuni dei pazienti più poveri, un deciso vantaggio. Soltanto in una parte del villaggio, sul quale il dr. Boeckmans ci ha portati, c’era qualcosa che si avvicinava al disagio. Qui, come il dr. Alt ha già detto, le sistemazioni non erano della generale eccellenza che caratterizzava il resto del villaggio, e le strade apparivano sporche e mal drenate.
Abbiamo già commentato del vestiario e della dieta dei pazienti, e non dobbiamo fare altro che dire che l’abbigliamento è fornito dall’istituzione, è confortevole e sufficiente, che l’inventario che accompagna ogni paziente è controllato dai guardiani al loro giro e che il cibo è quello della famiglia nella quale il paziente è inserito, ed è eccellente in qualità ed abbondanza.
Risultati
I 1.834 pazienti, dei quali 1.014 erano uomini e 820 donne sono per ampia parte sia idioti congeniti che imbecilli (35%), o casi demenza senile, organica, cronica, secondaria (37,5%). Circa il 10% sono casi di epilessia e isteria e un successivo 7% di melanconia e ipocondria. Casi di mania acuta sono esclusi, come, naturalmente, tutti i casi che sono violentemente eccitabili, omicidi, suicidi o tendenti a una esposizione indecente. Tali casi non sono spesso inviati a Geel, e quando lo sono, sono mandati in infermeria e poi nei manicomi chiusi. Dei pazienti inviati a Geel, circa il 17% sono perciò rimandati indietro come inadatti alla cura in famiglia. Ogni caso è stato soggetto ad una doppia esaminazione, prima al distretto da dove proveniva, e dopo all’infermeria. Al primo segno di eccitazione violenta in un paziente sotto la cura della famiglia, egli veniva riportato all’infermeria per un ulteriore periodo di osservazione. Molti casi di follia circolare sono stati trattati con successo in questo modo, vivendo in massima parte nella colonia e ritornando all’infermeria per il trattamento durante i periodi di eccitazione.
È un fatto, inoltre, che molti pazienti che sono stati in qualche modo eccitati e inclini alla violenza nel manicomio, e sulla cui idoneità alla vita familiare c’erano dei dubbi, sono diventati tranquilli e trattabili sotto le influenze domestiche calmanti nelle quali erano stati messi. L’esperienza mostra che molti più casi di quanto ci si aspettasse sono andati bene sotto la cura della famiglia. Questo fu dimostrato in maniera più istruttiva quando nel 1881 il Governatore belga decise di chiudere il manicomio di S. Anne-lez-Courtai. I 153 ricoverati di quel posto, fino ad allora considerati pericolosi, furono trasferiti a Geel, e da quel numero solo 2 furono trovati inadatti alla colonia!
Abbiamo detto che i pazienti entrano in tutti gli interessi e scopi della famiglia, e questo naturalmente include il lavoro della famiglia nella quale sono alloggiati. Essi aiutano nel lavoro della casa, le pazienti si occupano dei bambini, cuciono, lavorano a maglia e adempiono vari servizi domestici, e nelle fattorie le pazienti danno un considerevole aiuto nella coltivazione dei giardini e della terra. In larga misura la riconversione delle ex terre aride e desolate delle Campine si deve al paziente lavoro degli osti dei malati che hanno soggiornato qui, e hanno trovato revoca del loro dolore in quei compiti congeniali e nel sano lavoro che sono dappertutto due volte benedetti, per lui e per quello che fa.
La paura, espressa da molti che non hanno avuto conoscenza pratica con il lavoro di questo sistema, è infondata; una supervisione efficiente la rende impossibile. In nessun caso qui o altrove abbiamo incontrato un paziente che volesse essere tolto dalla cura della famiglia per andare al manicomio chiuso.
I pazienti sono divisi, secondo la quantità di cure e attenzioni richieste, in tre classi: gli ordinati (propres), che sono in grado di prendersi cura di loro stessi e che sono nel complesso ben condotti; i semi rimbambiti (semi-gâteux), che sono a volte disordinati e sporchi nelle loro abitudini; e i rimbambiti (gâteux) che sono sporchi e richiedono costante attenzione.
(continua)
[1] È una regione naturale situata nel nord-est del Belgio e in parte nei Paesi Bassi sud-orientali, che un tempo consistevano in estese brughiere, tratti di brughiera sabbiosa e zone umide.
GABRIELLA LA ROVERE