Pensare Ribelle

La storia di Francisco il frate autistico del 500 debutta a Marsciano

È passato un anno dall’uscita del libro che racconta la vita di Francisco Pascal, frate carmelitano converso, vissuto alla fine del Cinquecento, divenuto Venerabile nonostante le sue tante stranezze, nonostante il suo autismo. In questi mesi durante i quali c’è stato il secondo inevitabile lockdown, la sua storia così particolare, infarcita di una commovente tenerezza, se da un lato ha avuto dei riconoscimenti ufficiali (Menzione d’Onore Premio Residenze Gregoriane 2020, Finalista Premio Caffè delle Arti 2021, Vincitore Premio Books for peace 2021), dall’altro ha spalancato la porta della creatività di un musicista – Ettore Caterino che nella vita di tutti i giorni è un neuropsichiatra infantile – che ha trasformato in note le emozioni suscitate dalla lettura. A quel punto, non ho potuto fare altro che scrivere l’adattamento teatrale avendo bene in mente il personaggio e chi avrebbe potuto dargli vita e anima.

Tredici anni fa fui invitata con mia figlia a L’Aquila per assistere ad uno spettacolo teatrale “Prigioniero di me stesso” con la regia di Matteo Tarasco, adattamento dell’omonimo libro di Birger Sellin, persona autistica. Al centro del palcoscenico, tra fogli di carta stropicciata, un mappamondo gonfiabile, ed una sediolina per bambini c’era il protagonista, interpretato da Salvatore Rancatore, con un rispetto ed una delicatezza unici, tanto da catturare l’attenzione di Benedetta che, al termine dello spettacolo, è voluta andare in camerino a salutarlo dicendogli che era stato bravissimo e che era il suo mito.  Interpretare la neurodiversità non è semplice, perché è facile cadere nella caricatura, trasformare le stereotipie in parossismi che alla lunga creano insofferenza e tristezza nello spettatore. Si può raccontare l’autismo in parole, gesti e musica solo se lo si vive tutti i giorni ed è questo il comune denominatore di noi quattro.

Il 13 agosto scorso lo spettacolo “Francisco”, con la regia di Salvatore Rancatore, ha debuttato a Marsciano (PG), all’Anfiteatro del Mandorlo, spazio magico creato attorno ad un mandorlo secolare, illuminato da un sapiente gioco di luci che ne ha sottolineato la potente semplicità. Gli spettatori sono stati subito coinvolti dall’intensità del messaggio e dall’attualità di alcuni temi, quali la pandemia di peste del 1600. Un rispettoso silenzio, carico di palpabile emotività, ha accompagnato la rappresentazione teatrale, come se il battito delle mani potesse interromperne la magia

Lo spettacolo è pronto per andare in giro per l’Italia e, grazie alla compresenza di diverse forme di linguaggio, è un valido strumento didattico per le scuole, per avvicinare i giovani alla neurodiversità che non è altro da me stesso, ma un altro me stesso.

 

NOTE DI REGIA

Importante e determinante per la nostra Vita, la qualità dei nostri pensieri, la possibilità di coltivare i nostri sogni, è credere e avere fiducia verso chi molto spesso viene etichettato dalla società come “folle” ma che, in fondo, ha solo un punto di vista “diverso”.

È la descrizione limpida del dualismo normalità/follia, il racconto della vita dentro la vita.

Una nonna, una sorta di Omero dei nostri giorni, e la nipote ormai cresciuta, sono complici della messa in scena, della trasformazione dalla realtà alla fantasia, e dalla fantasia alla realtà.

Protagonista di questa “storia infinita” è Francisco, cavaliere errante delicato e fragile, difensore dei deboli e degli oppressi, animato da coraggio e amore materno, non si sottomette, non si arrende, mai!

Nonostante venga ingannato e deriso da chi lo crede pazzo e maledetto, guardato con condiscendenza malevola, affronta il mondo che lo circonda con ingenuità fanciullesca. Frate Francisco è un assoluto al pari di Amleto e Don Chisciotte, e in questo risiede la ragione della sua “immortalità”. Oggi più che abbiamo un gran bisogno storie di idealisti, sognatori capaci di poesia, di combattere le ingiustizie, le storture e le sfortune della vita. È meglio essere matti in un mondo che ti vuole normalizzare, o normali in un mondo che ti fa impazzire?  La risposta vera e più profonda è quella che si costruisce dentro il cuore di ogni spettatore alla chiusura del sipario, davanti alla propria auto, mentre cerca le chiavi di casa nella borsa, nel bacio della buona notte, o poco prima di accarezzare i propri sogni.

 

Gabriella La Rovere

 

Redazione

La redazione di "Per Noi Autistici" è costituita da contributori volontari che a vario titolo hanno competenza e personale esperienza delle tematiche che qui desiderano approfondire.

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