GIORNALISTI CORAGGIOSI E’ FACILE DARE DELL’AUTISTICO A CHI NON CI PIACE
Oramai ho accettato che faccia parte del mio karma fare la parte del rompicoglioni nei confronti dei miei colleghi, soprattutto verso quelli che ancora si ostinano a usare il termine “autistico” come sinonimo di persona ottusa, o comunque in un’accezione negativa. So che nessuno ci farà caso, al massimo faranno spallucce e nella migliore delle ipotesi nella riunione di redazione di questo pomeriggio qualcuno dirà con caritatevole benevolenza: “poveretto con quella disgrazia del figlio autistico è andato di testa, bisogna capirlo.”
Può anche essere che mi stia svanendo l’equo giudizio sull’uso provocatorio dei termini nel giornalismo d’assalto. Però non posso fare a meno di ricordare ai colleghi de “La Verità” e in particolare a Maurizio Caverzan che quando volesse, nel suo pieno diritto, attaccare i media, così detti mainstream rei di non ascoltare le ragioni dei suoi amici no vax, potrebbe usare termini denigratori che evitino di offendere persone che condividono ogni giorno proprio quel modo di essere, che lui giudica sicuramente spregevole.
Statisticamente gli autistici in Italia sono più o meno seicentomila, ai quali si dovrebbero aggiungere le persone sicuramente nello spettro, anche se non con una diagnosi specifica. Nei casi che la persona autistica non sia autosufficiente l’intera famiglia se ne fa carico per tutta la vita. Credimi Caverzan non è una passeggiata, non voglio impietosire o chiedere comprensione. Vorrei solo che si pensasse due volte prima di titolare a piena pagina “Siamo all’autismo” per denunciare quella che si suppone essere una congiura di persone incapaci di comprendere, in una dialettica inclusiva, chi oggi vada in televisione a portare tesi antitetiche all’evidenza scientifica riguardo vaccini e pandemia.
Ora mi si darà del buonista, ma caro collega quando tu per giustificare il tuo abuso del termine autismo citi la Treccani che lo assimila a una: “condizione propria della schizofrenia e di alcune manifestazioni psiconevrotiche”, compi la stessa lettura superficiale di un fenomeno che merita, per lo meno, un’analisi corroborata dalla ricerca scientifica, esattamente come producono prove e citazioni le tante persone che stai difendendo nel tuo articolo, si citano fonti parziali o sbagliate per sostenere una tesi. La Treccani non è un manuale diagnostico aggiornato e oggi nessuno parlerebbe di una persona autistica in quei termini.
Detto questo ti pregherei se possibile di essere più coraggioso in futuro, evita di usare come termine di paragone negativo una fetta di umanità fragile e sicuramente priva di strumenti di difesa. Ti porgo lo stesso consiglio che già in passato detti a più di un collega a cui contestai la stessa leggerezza, quando vorrai nuovamente definire in maniera inequivocabile come cognitivamente svantaggiato qualcuno che la pensa diversamente da te, usa senza pudore e ritegno il termine “stronzo” e nessuno protesterà. Nella gerarchia di chi non ha diritto di replica, appena dopo di noi “autistici”, c’è solo la merda, che tace nella sua inequivocabile condizione di rifiuto dell’umanità.
Gianluca Nicoletti