Divergenti nella storia

Jean-Baptiste Pussin. Quando ai cervelli ribelli furono tolte le catene

Pinel, médecin en chef de la Salpêtrière en 1795 è un dipinto ad olio del pittore francese Tony-Robert Fleury (1837-1911) che raffigura lo psichiatra Philippe Pinel mentre supervisiona la liberazione dei pazzi dalle catene. La scena si svolge nel manicomio di Salpêtriere.

A fare materialmente l’azione di eliminare l’ultima catena, stretta attorno alla vita di una donna, è un uomo, probabilmente Jean-Baptiste Pussin, mentre un’altra donna, forse sua moglie Marguerite Jubline, guarda la scena con estrema attenzione.

La storia della psichiatria ha dato enorme risalto all’opera di Pinel, al suo “trattamento morale”, lasciando però in ombra chi effettivamente aveva dato l’avvio ad un approccio terapeutico che fosse più umano, cominciando con l’aumentare la razione giornaliera di pane, con il bruciare i giacigli di paglia, putridi e brulicanti di insetti e parassiti, e con l’eliminazione della contenzione a letto. Tutto questo si deve a Jean-Baptiste Pussin.

Nato nel 1745 da una famiglia di conciatori, venne ricoverato all’ospedale parigino de l’Hotel de Dieu per una grave complicanza della tubercolosi. Trasferito all’ospedale di Bicêtre perché considerato incurabile, nel 1780 venne dichiarato clinicamente guarito e assunto come lavorante. Nel 1785 divenne sorvegliante del reparto dei pazienti psichiatrici incurabili, presso l’ala Saint Prix, cominciando ad introdurre trattamenti più umani al posto dei salassi e delle percosse.

Pinel arrivò al Bicêtre nel 1793 e conobbe Pussin. Due anni dopo divenne primario al Salpêtrière, un ospedale con circa settecento pazienti affette da diverse malattie. La maggioranza delle donne erano anziane e povere. Pinel prese personalmente in carico un’infermeria che ospitava circa duecento malate di mente. All’inizio ebbe l’abitudine di fare il giro delle visite una o due volte al giorno, ma ben presto si rese conto che era impossibile farlo e contemporaneamente occuparsi di tutta la parte amministrativa dell’ospedale. Ricordando l’eccellente lavoro di Pussin a Bicêtre, lo invitò ad unirsi a lui alla Salpêtrière.

Nel libro Traité médico-philosophique sur l’aliénation mentale Pinel spiegò perché ammirava molto gli uomini come Pussin che estranei ai principi medici, e guidati soltanto da sano giudizio o qualche oscura tradizione, hanno dedicato loro stessi al trattamento dei pazienti psichiatrici. Hanno portato alla guarigione un gran numero di persone, sia giocando, o costringendo loro a un lavoro regolare, sia esercitando gentilezza o disciplina energica in modo tempestivo […] La pratica di vivere costantemente tra i pazienti psichiatrici, di studiare il loro comportamento, i loro differenti caratteri, gli oggetti del loro piacere o disgusto, il vantaggio di seguire, giorno e notte e nelle diverse stagioni dell’anno, il corso delle loro aberrazioni, l’arte di controllarli risparmiando loro gli accessi di collera e i mormorii, l’abilità di adottare, al tempo giusto, un tono di gentilezza con loro o un’aria imponente, e di sottometterli con la forza quando la gentilezza non è sufficiente…deve necessariamente trasmettere agli uomini intelligenti e zelanti una grande quantità di conoscenze e intuizioni dettagliate.

Pinel vide in Pussin le qualità che egli stesso possedeva o che cercava di emulare. Piuttosto che denigrarlo per la mancanza di formazione professionale, Pinel lo considerò un vantaggio, e questa fu un’idea veramente rivoluzionaria.

Pussin morì nel 1811. Al suo posto Pinel chiamò un medico: Jean-Etienne Esquirol che fece tesoro del trattamento morale sviluppato da Pinel e Pussin diventando uno dei padri fondatori della moderna psichiatria

Gabriella La Rovere

Redazione

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